Non esiste davvero una “agenda Draghi”

Lo ha detto lo stesso presidente del Consiglio, dopo settimane in cui i partiti hanno cercato di appropriarsene o di prenderne le distanze

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)
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Nelle prime settimane di campagna elettorale i partiti hanno citato spesso, nelle interviste e nei dibattiti televisivi, l’esistenza di una presunta “agenda Draghi”, che definirebbe una lista di priorità e misure portate avanti dall’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi. Alcuni partiti la stanno usando per legittimarsi, dicendosi gli unici che potranno perseguire una “agenda Draghi” nella prossima legislatura, altri invece la menzionano per cercare di distinguersi, sostenendo di essere contrari a questa serie di priorità.

Per stessa ammissione di Draghi, però, è difficile stabilire esattamente cosa contenga una “agenda Draghi”. In una conferenza stampa tenuta giovedì sera ne ha persino messo in dubbio l’esistenza. «È difficile dire che esista un’agenda», ha detto ai giornalisti, limitandosi poi a dare risposte molto generiche. «L’agenda Draghi è fatta sostanzialmente di interventi, risposte, riforme», ha spiegato: «se lei mi costringe a pensare, questa agenda è fatta di risposte pronte ai problemi che si presentano». Non esattamente un programma di governo.

Draghi non possiede nemmeno un oggetto che possa definirsi come un’agenda di lavoro. I suoi impegni e appuntamenti vengono gestiti da un’assistente, come avviene per tutte le personalità politiche di alto livello.

Del resto il governo Draghi era nato nel febbraio del 2021 per portare a termine due compiti precisi, entrambi molto operativi, come il completamento della campagna vaccinale contro il coronavirus e la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cioè il documento con cui il governo ha spiegato come intende spendere i finanziamenti europei del Next Generation EU.

Il governo Draghi era sostenuto da una maggioranza molto ampia che comprendeva quasi tutti i partiti presenti in Parlamento, e nel suo anno e mezzo di mandato ha preso moltissime decisioni di compromesso e lasciato che fosse il Parlamento a discutere dei temi più delicati dal punto di vista politico. E infatti, con una maggioranza così eterogenea e senza un indirizzo preciso del governo, non sono andate da nessuna parte le riforme della legge elettorale, del fisco, delle pensioni, dell’elezione diretta del presidente della Repubblica, il cosiddetto ius scholae, la legge sul salario minimo, la liberalizzazione della marijuana, la regolamentazione del suicidio assistito.

Nel dibattito pubblico l’agenda Draghi sembra invece diventata un espediente retorico, una scatola vuota che ognuno riempie con i temi che gli convengono dal punto di vista politico. Per Carlo Calenda, leader del partito centrista Azione, contiene al primo punto una strategia energetica che punta su «rigassificatori e termovalorizzatori». Per il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, appena uscito da Forza Italia, coincide con le riforme previste nel PNRR. Il Partito Democratico ha difeso per mesi Draghi e le sue decisioni: oggi però il segretario Enrico Letta dice che la cosiddetta agenda Draghi dev’essere la base di azione di un futuro governo, ma che da sola «non è sufficiente». Stefano Fassina, deputato eletto con Liberi e Uguali, sostiene che sia «un’agenda segnata da atlantismo subalterno ed europeismo liberista».

Una linea Draghi esiste forse solo in certi ambiti della politica estera. Durante il suo mandato Draghi si è detto più volte favorevole a una progressiva cessione di sovranità dei governi nazionali verso l’Unione Europea, e dall’inizio della guerra in Ucraina ha mantenuto posizioni molto dure con la Russia e filo-occidentali.

Un’altra teoria è che la cosiddetta agenda Draghi sia «Draghi stesso», come ha scritto Alessandro De Angelis sullo HuffPost: cioè sia strettamente legata al «senso dello Stato» e alla «credibilità» in quanto ex rispettatissimo capo della Banca Centrale Europea.

Di “agenda Draghi” sentiremo parlare per tutta la campagna elettorale. Poi però passeremo ad altro, verosimilmente: Draghi non si candiderà alle elezioni politiche e nella conferenza stampa di giovedì ha detto di avere già risposto «tante volte» sui suoi piani futuri, che al momento non prevedono un altro incarico al governo.