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  • Giovedì 4 agosto 2022

Il processo al cospirazionista che negava la strage di Sandy Hook

Alex Jones, noto conduttore radiofonico americano, dovrà risarcire con 4 milioni di dollari i genitori di uno dei bambini uccisi nel 2012

Il cospirazionista Alex Jones durante il processo per diffamazione a Austin, Texas (Briana Sanchez/Austin American-Statesman via AP, Pool)
Il cospirazionista Alex Jones durante il processo per diffamazione a Austin, Texas (Briana Sanchez/Austin American-Statesman via AP, Pool)
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Mercoledì si è chiusa ad Austin, in Texas, la prima fase del processo per diffamazione in cui è imputato Alex Jones, noto conduttore radiofonico e fondatore del sito cospirazionista InfoWars. Jones per anni aveva sostenuto la falsa teoria secondo cui la strage nella scuola elementare di Sandy Hook, in Connecticut, fosse stata una messinscena per far passare leggi sulla restrizione alla vendita e all’uso delle armi. A Sandy Hook, nel dicembre del 2012, un uomo di 20 anni uccise 27 persone, di cui 20 bambini tra i 6 e i 7 anni, e ora Jones dovrà pagare 4,1 milioni di dollari di risarcimento alla famiglia di uno dei bambini uccisi.

Per anni, sul suo popolare programma radio, Jones aveva sostenuto la tesi che la strage fosse una bufala, che non fosse mai avvenuta e che i genitori dei bambini morti fossero in realtà attori pagati dall’amministrazione del presidente Barack Obama. Le sue teorie complottiste erano diventate celebri negli ambienti della destra americana e avevano provocato enormi disagi ai genitori dei bambini, che per anni sono stati perseguitati e offesi dai seguaci di Jones.

Al processo di Austin, che è uno dei tre intentati da varie famiglie di bambini di Sandy Hook, l’accusa aveva chiesto che Jones pagasse un risarcimento di 150 milioni di dollari alla famiglia di uno dei bambini uccisi, e in questo senso il risarcimento di 4,1 milioni accordato dalla giuria è sotto certi punti di vista una delusione. I giurati però dovranno decidere se Jones dovrà pagare anche quelli che nel sistema statunitense vengono definiti i “danni punitivi“.

Alex Jones è un personaggio molto noto negli Stati Uniti, e uno degli esponenti di maggior successo del mondo cospirazionista e dell’estrema destra americana. Attraverso il suo programma radiofonico Alex Jones Show e i siti online InfoWars, NewsWars e PrisonPlanet ha diffuso, rilanciato e talvolta creato tutte le più note e astruse teorie del complotto.

Jones nega che l’umanità sia mai arrivata sulla Luna, ritiene che il governo americano abbia organizzato gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York e l’attentato di Oklahoma City nel 1995, ha rilanciato teorie antivacciniste e la bufala del PizzaGate (salvo poi ammettere di essersi sbagliato, in quest’ultimo caso). È inoltre diventato molto ricco grazie a libri, podcast, documentari che riunivano tutte le fake news in una onnicomprensiva teoria su un “nuovo ordine mondiale”. Nel corso degli anni si è avvicinato al Partito Repubblicano e durante la presidenza di Donald Trump è stato un suo assiduo sostenitore, invitandolo nel suo programma radiofonico.

– Leggi anche: Il fucile usato nelle stragi di massa negli Stati Uniti

Sulla strage della scuola elementare Sandy Hook, Jones sviluppò una complessa e articolata tesi, sfruttando false notizie, false testimonianze e foto contraffatte, volta a dimostrare che la strage fosse una messinscena del governo, che nessun bambino fosse stato ucciso e che i genitori fossero attori pagati per recitare una parte.

Neil Heslin e Scarlett Lewis, genitori di Jesse, sei anni, morto nella scuola, lo hanno citato per diffamazione e danni morali, raccontando anche di essere stati molestati, aggrediti verbalmente e minacciati di morte da alcuni seguaci di Jones convinti che stessero mentendo su loro figlio.

Il processo ha avuto momenti emotivi, come la testimonianza della madre, che si è rivolta a Jones: «Io sono reale, Jesse era reale, e lei continua a ripetere che faccio parte del “deep-state”. So che sa che non è vero, ma so che lo ripeterà ancora».

Durante il dibattimento ci sono stati anche sviluppi notevoli, soprattutto quando l’avvocato dell’accusa ha portato a testimonianza le trascrizioni di due anni di messaggi di testo di Jones, che erano stati inviati per errore alla controparte dagli avvocati della difesa e mostravano che Jones aveva mentito più volte.

Jones è stato l’unico a testimoniare per la difesa e ha ammesso di essere consapevole, ora che ha incontrato i genitori, che la strage è stata «al 100 per cento reale». Già in una deposizione giurata del 2019 aveva detto che al tempo dei fatti era stata una «forma di psicosi» a portarlo a negare la realtà dei fatti.

La difesa ha impostato il processo come un attacco al Primo emendamento della costituzione americana, quello che garantisce la libertà di espressione, e ha chiesto che il risarcimento sia ridotto a un simbolico dollaro perché l’imputato non può essere ritenuto responsabile delle azioni dei suoi ascoltatori e lettori.

Un paio di giorni prima del dibattimento, poi, Jones aveva avviato una procedura di fallimento controllato per la sua impresa Free Speech Systems, nel tentativo di proteggersi dalla richiesta di danni. Nel corso del processo gli avvocati dell’accusa hanno mostrato una mail che provava come InfoWars avesse guadagnato 800.000 dollari in un singolo giorno, per contestare i presunti problemi economici. Jones ha risposto sostenendo che fosse stato il «giorno di vendite migliore di sempre».

Alex Jones dovrà sostenere due processi simili e potrebbe essere accusato di “falsa testimonianza” per alcune delle risposte date sotto giuramento.

La pubblicazione per errore dei suoi messaggi, inoltre, potrebbe risultare estremamente compromettente, non soltanto per lui. Jones ha contatti con numerosi esponenti della destra americana, e negli ultimi anni ha avuto un ruolo di un certo rilievo nella diffusione delle false teorie del complotto secondo cui le elezioni presidenziali del 2020 negli Stati Uniti sarebbero state truccate.

Secondo molti, è dunque probabile che nei suoi messaggi, che sono migliaia, potrebbero esserci informazioni interessanti per esempio sull’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, quando i sostenitori dell’allora presidente Donald Trump cercarono di fermare la certificazione dell’elezione vinta da Joe Biden. Per questo, la Commissione parlamentare che si sta occupando del caso ha già chiesto di acquisire tutte le trascrizioni dei messaggi di Jones.