Come si realizza un’opera d’arte digitale

Spiegato dall'artista Giuseppe Lo Schiavo, che in "Henosis" racconta il rapporto tra uomo e tecnologia

Un particolare dell'opera "Henosis" di Giuseppe Lo Schiavo (Lenovo)
Un particolare dell'opera "Henosis" di Giuseppe Lo Schiavo (Lenovo)
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Nell’ultimo anno, il dibattito sulle opere d’arte digitali si è legato soprattutto alla diffusione degli NFT (acronimo delle parole inglesi “Non-Fungible Token”), i certificati di autenticità digitale che fanno sì che il file cui sono associati abbia una sua peculiarità e individualità. Nel caso di opere d’arte digitali, equivale a dire che sono firmate dal loro autore, che così facendo ne riconosce l’autenticità e ne può nel caso cedere la proprietà. Questo dibattito ha però fatto passare in secondo piano come queste opere digitali vengano realizzate.

Per l’artista Giuseppe Lo Schiavo (conosciuto anche come GLOS), realizzare un’opera d’arte digitale significa ricoprire molti ruoli: “Io sono il regista, il costumista, lo scenografo, il camera operator, il direttore della fotografia. E sono anche il modellatore degli oggetti”. Nato nel 1986, Lo Schiavo si è laureato in architettura all’Università La Sapienza di Roma con una specializzazione in visual design e oggi lavora fra Milano e Londra. Nel 2021 ha vinto il BioArt Challenge, bando europeo organizzato dal Museo della Scienza MUSE di Trento. Il suo lavoro si concentra principalmente sul rapporto fra arte e scienza e fra tecnologia ed essere umano.

La sua opera più recente è Henosis, commissionatagli da Lenovo, azienda globale di tecnologia, dagli smartphone ai supercomputer. È stata creata da Lo Schiavo utilizzando solo il laptop Yoga Slim 7i Pro X, uno dei tre prodotti della nuova linea Yoga Slim con certificazione Intel Evo (che garantisce alte prestazioni per i pc portatili), in vendita in Italia da settembre. L’opera sarà resa disponibile in un’edizione limitata di 25 copie digitali, certificate tramite NFT, regalate alle prime 25 persone che acquisteranno uno di questi prodotti Lenovo iscrivendosi a questa wishlist.

Henosis è composta da un video di 63 secondi realizzato in animazione 3D. L’opera di Lo Schiavo ha quindi molti aspetti in comune, da un punto di vista tecnico, con il cinema in 3D, sebbene sia pensata per un tipo di fruizione ben diversa.

Per creare Henosis, GLOS ha iniziato non da un disegno bensì dalla scrittura: è partito da una sorta di soggetto dell’opera, cioè da una descrizione di quello che voleva raccontare e di quello che voleva comunicare. Avendo deciso di dare forma a questa idea attraverso un’animazione 3D, ha delineato le singole immagini dell’opera, come fosse una sceneggiatura. In questa fase dunque il suo lavoro somiglia alla scrittura di un cortometraggio.

Lo Schiavo ha poi trasportato la sua idea nello spazio digitale: ha cioè utilizzato sul suo laptop Yoga Slim 7i Pro X software per modellare in 3D gli oggetti dell’opera, per creare il movimento di tali oggetti e per realizzare le singole inquadrature. “Non utilizzo dei software specifici per l’animazione – spiega Lo Schiavo – ma software adatti all’architettura e al design. Questo perché questo tipo di software ti permette una resa fotorealistica superiore, e quindi un maggiore realismo, mentre quelli specifici per l’animazione danno, secondo me, un po’ l’effetto blockbuster”.

Nella fase di modellazione, GLOS ha ricreato l’aspetto e i volumi degli oggetti, ma anche i materiali di cui sono composti: i software di modellazione permettono di simulare le caratteristiche fisiche della nostra realtà. Queste caratteristiche determinano il modo in cui gli oggetti si comporteranno quando verranno animati. In questa fase il lavoro di Lo Schiavo è a metà tra lo scultore, il designer, l’animatore e lo scenografo.

A questo punto è necessario scegliere come mostrare gli oggetti per ottenere le inquadrature necessarie a comporre il video finale: è come se Lo Schiavo diventasse il regista e il direttore della fotografia dell’opera. Il software permette infatti di posizionare e muovere una o più camere virtuali e di decidere quante e quali luci utilizzare, proprio come in un vero set cinematografico. Successivamente c’è la fase di rendering, cioè il processo di resa finale del video a partire dalle operazioni informatiche.

Tutte queste operazioni necessitano di un computer ad elevatissime prestazioni. Per Henosis, Lo Schiavo ha utilizzato solo lo Yoga Slim 7i Pro X: finora aveva sempre utilizzato un computer desktop per realizzare le sue opere, ma questo laptop – spiega l’artista – ha dimostrato di possedere la potenza di calcolo necessaria per utilizzare in maniera fluida software che richiedono alte prestazioni, come appunto quelli di modellazione 3D. Utilizzare un portatile leggero (circa un chilo) gli ha permesso così di avere uno “studio mobile”. Inoltre lavorare in luoghi diversi non è una semplice comodità per GLOS, ma una necessità creativa: “Io inizio l’opera a Milano, poi la continuo mentre sono a Londra, poi sono ad Atene. E in questo modo anche il luogo, la luce per esempio, influenza un po’ le mie idee. Quindi c’è sempre anche questa contaminazione dovuta agli spostamenti”.

Henosis è un video di 63 secondi composto da tre scene. Nella prima e nella terza scena è rappresentata una statua di Nettuno: nella prima il mezzobusto è di marmo ed è sorvolato da alcuni laptop che si muovono come gabbiani, nella seconda il mezzobusto è creato da una stampante 3D ed è circondato da schermi in cui nuotano dei pesci. Nella seconda centrale, invece, c’è una sorta di albero robotico, i cui rami-bracci sono stati pensati prendendo ispirazione da sistemi robotici chirurgici e dai robot industriali.

Questi rami-bracci sorreggono le rappresentazioni di diverse scoperte scientifiche e tecnologiche degli ultimi dieci anni, che potrebbero cambiare le nostre vite o lo stanno già facendo, modificando, secondo GLOS, anche un po’ la nostra identità: il CRISPR, cioè il sistema per modificare pezzi di DNA, gli esopianeti abitabili, cioè quei pianeti che per caratteristiche simili alla Terra potrebbero ospitare in futuro l’umanità, la prima immagine di un buco nero e la rappresentazione di un laptop Lenovo come l’avrebbe disegnato Leonardo da Vinci, creata attraverso un sistema di intelligenza artificiale. Nelle mani robotiche dell’albero c’è anche un pannello solare, a simboleggiare la crisi climatica: non una scoperta, ha spiegato Lo Schiavo, ma un’importante consapevolezza emersa negli ultimi anni.

Un particolare dell’opera “Henosis” di Giuseppe Lo Schiavo (Lenovo)

In Henosis, come in altre sue opere, Lo Schiavo ha cercato di rappresentare il rapporto fra uomo, scienza e tecnologia. Il titolo dell’opera è la parola greca che sta per “unione”, con l’allusione alla coesistenza pacifica fra uomo e tecnologia. Lo Schiavo crede infatti che la tecnologia sia “un elemento naturale, un’estensione delle capacità dell’uomo all’interno dell’ambiente circostante, qualcosa che appartiene biologicamente all’uomo”. Lo Schiavo ha dunque una visione “romantica”, sostiene, del rapporto tra uomo e tecnologia, distante da certe visioni distopiche di altri artisti digitali. In questa visione rientra anche l’uso di quella stessa tecnologia che permette a Lo Schiavo di realizzare le sue opere, in questo caso lo Yoga Slim 7i Pro X.

Quest’ultimo, lo Yoga Slim 9i e lo Yoga Slim 7i Carbon sono le ultime tre versioni della linea Yoga Slim. Disponibili da settembre, consentono di lavorare anche a opere complesse, come ha dimostrato Lo Schiavo, senza dover utilizzare una postazione fissa, e sono quindi pensati anche per un utente che realizza dove e quando vuole progetti creativi e multimediali. I tre nuovi dispositivi sono leggeri e compatti, con display grandi grazie a bordi sottili. Qui si possono consultare tutti i dettagli tecnici dei tre nuovi modelli Yoga Slim.

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