Lo stato di emergenza per la siccità

Il governo lo ha dichiarato in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, stanziando 36,5 milioni di euro per i primi interventi

Parte del fiume Po in secca nei pressi di Mantova (ANSA/RICCARDO DALLE LUCHE)
Parte del fiume Po in secca nei pressi di Mantova (ANSA/RICCARDO DALLE LUCHE)
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Nella serata di lunedì 4 luglio, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte fino al prossimo 31 dicembre 2022. Per finanziare i primi interventi, sono stati stanziati 36,5 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali.

L’Emilia-Romagna riceverà 10,9 milioni di euro, mentre il Friuli Venezia Giulia avrà a disposizione 4,2 milioni di euro. Per la Lombardia sono previsti fondi di emergenza per 9 milioni di euro, per il Piemonte 7,6 milioni di euro e infine per il Veneto 4,8 milioni di euro. A seconda delle necessità, in futuro potranno essere stanziate altre risorse.

In un comunicato stampa il governo ha chiarito che: «Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche».

Nei prossimi giorni dovrebbe anche essere nominato un commissario straordinario, che dovrà coordinare le attività previste da un decreto apposito per mitigare gli effetti della siccità, con provvedimenti strutturali da realizzare entro un paio di anni.

Il report più recente dell’ANBI, l’associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, ha rilevato un dimezzamento della portata del Po nell’ultimo mese: nel punto di osservazione di Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, è scesa fino a 170 metri cubi al secondo. Negli ultimi vent’anni la media è stata di 1.429 metri cubi al secondo. Anche gli altri fiumi e i laghi delle regioni del Nord Italia hanno registrato un calo notevole della loro portata e la carenza di acqua inizia a essere evidente anche nelle regioni del Centro e del Sud.

Le conseguenze per l’agricoltura sono significative, anche se è molto complesso calcolare i danni per l’intero settore. Negli ultimi giorni sono state diffuse diverse stime. Secondo la CIA-agricoltori italiani, un’associazione che rappresenta gli agricoltori, i danni complessivi dovuti alla crisi idrica sono destinati a superare il miliardo di euro se non torneranno piogge più consistenti nelle prossime settimane. Si prevede una riduzione tra il 30 e il 40 per cento della produzione di frutta estiva come i meloni e i cocomeri e del 50 per cento di mais e soia.