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  • Lunedì 20 giugno 2022

Le Maldive avranno una città galleggiante vicino alla capitale Malé

Con scuole, ristoranti e negozi: è stata pensata per ospitare chi non avrà più una casa a causa dell'innalzamento del livello dei mari

(Dal sito di Waterstudio)
(Dal sito di Waterstudio)
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L’arcipelago delle Maldive, circa 1.000 chilometri a sud-ovest dello Sri Lanka, nell’oceano Indiano, è considerato da tempo uno dei paesi più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico: l’80 per cento del suo territorio si trova a meno di un metro sopra il livello del mare e si stima che a causa dell’innalzamento del livello degli oceani buona parte di esso possa essere completamente sommersa entro la fine del secolo. Tra le possibili soluzioni che le autorità locali hanno iniziato a sperimentare ce n’è una assai particolare: la costruzione di una nuova città galleggiante che sorgerà a dieci minuti di nave dalla capitale Malé e che quando sarà completata potrà ospitare fino a 20mila residenti.

L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra il governo delle Maldive e l’azienda di sviluppo immobiliare olandese Dutch Docklands; il progetto è stato realizzato dallo studio di architettura Waterstudio, che ha sede nei Paesi Bassi e in passato si è occupato di progettare centinaia di residenze, uffici, scuole e centri sanitari galleggianti in tutto il mondo.

La nuova città galleggiante sorgerà in una laguna grande circa 2 chilometri quadrati e ospiterà migliaia di edifici costruiti su una serie di “isole galleggianti”, tra cui case, ristoranti, negozi, scuole e hotel. Gli edifici saranno dotati di energia elettrica ricavata da impianti fotovoltaici e avranno sistemi di aria condizionata ad acqua marina, che sfruttano cioè l’acqua pompata da grandi profondità per rinfrescare gli ambienti. Sulle isole, separate da vari canali, ci si potrà spostare a piedi, in bicicletta o con scooter elettrici.


Gli edifici galleggianti verranno costruiti in un cantiere della zona e poi verranno trascinati nella laguna, dove saranno collegati a una piattaforma di cemento fissata al fondale marino attraverso piloni telescopici in acciaio. Sia questa struttura che la barriera corallina presente attorno alla laguna permetteranno di dare stabilità alla città galleggiante, riducendo le oscillazioni provocate dalle onde.

I primi edifici saranno completati entro la fine di giugno, e i primi residenti potranno trasferircisi all’inizio del 2024: l’obiettivo è creare una città autosufficiente e che funzioni come se fosse sulla terraferma nel giro di cinque anni, entro la fine del 2027.

È noto da tempo che le Maldive rischiano di essere sommerse dall’acqua e di scomparire entro il 2100 per effetto dei cambiamenti climatici. Sembra però piuttosto complesso trovare soluzioni concrete e praticabili per risolvere l’emergenza a livello locale, soprattutto visto che secondo varie analisi gli impegni presi finora a livello globale per ridurre le emissioni inquinanti e raggiungere la cosiddetta neutralità carbonica non sono sufficienti a evitare un ulteriore aumento delle temperature entro la fine del secolo, con conseguenze catastrofiche in tutto il pianeta.

Per ora uno dei progetti più ambiziosi avviati dal governo delle Maldive è la costruzione dell’isola artificiale di Hulhumalé, che si trova sempre a pochi chilometri a nord di Malé ed è stata nominata la «Città della speranza». Come la nuova città galleggiante, è stata pensata soprattutto per ospitare le persone che oggi vivono nella capitale – una delle città più densamente popolate del mondo – e quelle che potrebbero non avere più una casa in futuro. Il suo progetto però ha mostrato alcuni notevoli limiti, come il rischio di danneggiare l’ambiente marino e il problema della gestione dei rifiuti.

Koen Olthuis, fondatore di Waterstudio, ha detto a CNN che l’impatto ambientale della città galleggiante è stato valutato attentamente con la collaborazione di biologi marini e delle autorità del governo, e che il nuovo progetto dimostrerà che ci possono essere «alloggi a prezzi accessibili, comunità estese e città sicure anche sull’acqua».

Sembra d’accordo anche Patrick Verkooijen, responsabile del Global Center on Adaptation (GCA), un’organizzazione internazionale che si occupa di valutare possibili soluzioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Secondo Verkooijen, costruire edifici galleggianti può essere una strategia funzionale ed economicamente sostenibile per affrontare la questione dell’innalzamento dei mari: resta però ancora molto da fare perché progetti come questo vengano realizzati su scala più ampia e in maniera sempre più efficiente e veloce.

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