La stanza dove si vede tutto quello che succede a Venezia

Riceve dati da centinaia di telecamere e sensori per gestire turisti e servizi, ma tanti la vedono come un “Grande Fratello”

di Gabriele Gargantini

(ANSA / ANDREA MEROLA)
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Dalle finestre della Smart Control Room non si vede Venezia; si vedono solo parte del Ponte della Libertà che la collega alla terraferma e, nei giorni di bel tempo, le Alpi. Dall’interno della sala, al primo piano del comando generale di polizia locale, Venezia si vede invece tutta quanta, grazie a centinaia di telecamere, sensori e rilevatori di vario genere che attraverso decine di schermi permettono al Comune, alla polizia e ad alcune società pubbliche di osservare cosa succede in città.

La Smart Control Room, da cui lavorano in contemporanea al massimo otto persone, è un innovativo sistema di monitoraggio integrato di flussi, fenomeni e comportamenti di persone e mezzi, e che tra le altre cose fornisce costantemente informazioni su meteo, maree e qualità dell’aria. In parte serve a studiare, e se possibile prevedere, certi comportamenti di residenti e turisti; in parte ha l’ambizione di aumentare l’efficienza dei servizi offerti, ma anche la sicurezza e il cosiddetto “decoro”.

C’è chi ne parla come di un «cervello digitale» o di un «cuore pulsante». Chi la vede come una «torre di controllo», chi come una «cabina di regia» tecnologicamente avanzata e chi invece la presenta perfino come una «scatola magica». Secondo il sindaco Luigi Brugnaro, la Smart Control Room rappresenta «un’idea nuova di controllo della città», secondo Simone Venturini, assessore al Turismo, «un controllo totale». TIM, che si è occupata della parte tecnologica del suo sviluppo, la definisce «un unicum a livello nazionale ed europeo nel panorama dei progetti di “Smart City 2.0”» e nel video in cui la presentò citò espressioni come 5G, Internet of Things, Big Data Analytics, Artificial Intelligence e Cloud Computing.

Ma c’è anche chi, per questioni di privacy e sorveglianza, la vede di cattivo occhio e ne parla come di un “Grande Fratello”, una definizione che evidentemente non piace a chi se ne occupa.

 

A gestire la Smart Control Room insieme al Comune è Venis Spa, Venezia Informatica e Sistemi, che del comune è il «braccio operativo digitale». Marco Bettini, direttore di Venis, spiega che già «venti e trent’anni fa l’azienda faceva informatica per la pubblica amministrazione» e che l’idea della Smart Control Room nacque nel 2017, due anni dopo che Brugnaro venne eletto sindaco la prima volta (la seconda è stata nel 2020), con il sostegno del centrodestra. Brugnaro, dice Bettini, è uno che «non ti dà moltissimi tempi per sedimentare le cose» e quindi, prosegue, «come l’ha voluta abbiamo colto la palla al balzo e abbiamo bandito una gara nella forma del partenariato per l’innovazione». «Avevamo chiaro cosa volevamo ma non sapevamo esattamente come si poteva realizzare», dice Bettini, «di conseguenza abbiamo messo in competizione i migliori player europei che si sono presentati con aziende di primaria importanza».

Vinse TIM e nel settembre del 2020 la Smart Control Room, finanziata con fondi europei e comunali, fu presentata nella nuova sede della Polizia locale. La stanza, spoglia e silenziosa, è sullo stesso corridoio di una spaziosa “situation room”, a pochi passi dalla centrale operativa della polizia. Si trova al Tronchetto, che è anche noto come Isola Nova ed è un’isola artificiale a forma di L che fu realizzata negli anni Sessanta. Arrivando a Venezia dal Ponte della Libertà, è la prima isola che si vede sulla destra.

Di recente il Corriere del Veneto ha definito il Tronchetto «l’isola che non c’è di Venezia», perché «non ci abita nessuno». Ci lavorano però molte persone e dal suo grande parcheggio passano milioni di turisti. Negli ultimi anni, inoltre, l’isola è stata riqualificata: Hilton ci aprirà un albergo e già ora ospita, tra le altre cose, il mercato ittico e un nuovo mercato turistico che ha preso il posto del precedente, anche noto come “casbah”.

Su una parete della smart control room c’è un grande videowall contenente qualche decina di schermate diverse. Alcune mostrano in diretta le immagini a 25 fotogrammi al secondo che arrivano da circa 600 telecamere, la metà delle quali sono nella Venezia insulare; altre mostrano invece mappe e rappresentazioni grafiche sul traffico navale e veicolare, sia pubblico che privato, sui mezzi pubblici, sui flussi pedonali, sulla qualità dell’aria, sull’affollamento dei ponti, sul riempimento dei parcheggi, sulla situazione delle maree, sulla percorribilità dei canali e sul funzionamento del MOSE.

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Davanti a quegli schermi, e a loro volta ognuno davanti a tre schermi ciascuno, siedono fino a un massimo di otto addetti, ognuno con compiti e livelli di accesso diversi. Alcuni sono operatori della polizia locale, ma ci sono anche un addetto stampa del Comune e, tra gli altri, funzionari di Veritas, la società che si occupa di igiene urbana e rifiuti, e di ACTV, Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano.

Grafici e mappe sono all’interno di Mindicity, una «piattaforma di Urban Intelligence» di recente acquisita da TIM. Nel mostrarne il funzionamento tramite una chiara interfaccia «dotata di widget e altamente personalizzabile», Bettini la presenta come «un ambiente, un sistema tecnologico che centralizza in un unico luogo tutta una serie di dati e informazioni che prima stavano in sistemi diversi, non dialoganti e non interoperanti».

In riferimento a quanto succedeva fino al 2020, Bettini dice: «non è che mancasse la possibilità di visualizzare i mezzi del trasporto pubblico locale in tempo reale», solo che «ognuno vedeva i dati di propria competenza», spesso in luoghi e in sistemi tecnologici diversi. Secondo Bettini «l’intuizione che ha avuto il sindaco è stata di aprire le scatole per portare tutto al centro», e avere informazioni il più possibile coordinate e condivise che consentono agli operatori della Smart Control Room di avere «una visione complessiva della città, così da essere più efficaci e puntuali nella gestione dei problemi».

Inoltre, prosegue Bettini, è in atto uno «sforzo tecnologico» il cui fine è arrivare a «fare analisi predittive e quindi di capire dai dati pregressi come, al verificarsi di determinate condizioni, le cose si svilupperanno nel prossimo futuro».

Quel che riguarda tram, vaporetti o imbarcazioni di altro tipo è gestito sia attraverso sensori che con telecamere cui si aggiunge un «sistema di intelligenza artificiale al quale è stata insegnata la differenza tra diverse tipologie di natanti» e che può sapere quanti mezzi passano da determinati luoghi, in che verso vanno, con quale velocità e perfino se «stanno adottando comportamenti potenzialmente pericolosi ai fini della navigazione». 

Gran parte di ciò che ha a che fare con gli spostamenti delle persone è gestito invece attraverso i dati provenienti dalle celle telefoniche a cui si agganciano i telefoni cellulari di residenti, pendolari e turisti. «Acquisiamo dall’operatore telefonico i dati derivanti dal traffico che ciascuna sim produce quando si collega con l’antenna», spiega Bettini: «e questi dati ci danno una misura piuttosto attendibile delle presenze sul nostro territorio. Partendo da dati che riguardano un «campione significativo» e che sono poi rielaborati con «gli opportuni algoritmi», dalla Smart Control Room si può sapere quante persone sono o sono state a Venezia o in un determinato luogo di Venezia: nel caso degli italiani, da che «area censuaria» provengono, nel caso degli stranieri da quale paese. Dati di questo tipo, ci tiene a precisare Bettini, sono anonimi.

Tramite Mindicity, dalla Smart Control Room è possibile sapere, per esempio, quante persone erano presenti a Venezia tra giovedì 2 giugno e domenica 5 giugno, gli ultimi giorni del Salone nautico e quelli della Vogalonga. Nel centro storico, il 2 giugno le persone erano state al massimo circa 160mila, diventate 178mila il venerdì e 184mila il sabato. «Già da domenica», dice Bettini spostando il cursore del mouse sulla “Time Machine” di Mindicity, «c’erano meno persone rispetto a sabato». Grazie a oltre trenta sensori, il sistema può anche sapere quante persone stanno entrando o uscendo da determinate aree, piazze o campi della Venezia insulare.

Tra le altre cose, il sistema permette di vedere le presenze notturne: in quei giorni, sempre nel centro storico, gli stranieri erano circa 50mila, i residenti un po’ più di 40mila e i «pernottanti extraregionali» poco più di 16mila. Ancor più nello specifico, si può disegnare liberamente un poligono che delimiti una certa area e vedere quante persone c’erano in un dato momento in quello spazio. Bettini lo fa a scopo dimostrativo con l’area del Salone nautico e mostra che alle 15 di sabato 4 giugno in quell’area c’erano 2.600 persone. «Questo giochino» dice «si può fare in tutta la città metropolitana».

Dalla Smart Control Room si può sapere, sempre attraverso i dati delle celle telefoniche, quante persone provenienti da Chioggia erano a Venezia in un dato momento, quante sono nell’aeroporto della città o da quali paesi provengono più turisti: nell’ordine, per quanto riguarda i primi giorni di giugno, da Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Francia e Spagna. Fin qui, a giugno, il 16 per cento dei turisti stranieri è tedesco.

Tra chi dalla Smart Control Room guarda per lavoro le immagini delle fotocamere e le rappresentazioni grafiche di Mindicity c’è Mattia Bernello, 27enne agente della polizia locale. Bernello, che sta per laurearsi con una tesi proprio sulla Smart Control Room, è una delle circa venti persone che si alternano al lavoro nella stanza. Ne elogia soprattutto la possibilità di controllare svariati aspetti da un’unica postazione lavorando in «sinergia» con gli altri operatori.

Alla Smart Control Room Bernello è arrivato dopo aver lavorato nella centrale operativa della polizia, dopo un apposito corso di «quasi 300 ore». Dice che il tipo di attività che si possono svolgere grazie alla Smart Control Room è «abbastanza immenso» e, invitato a fare esempi su quel che gli succede di dover fare dalla stanza, risponde in maniera vaga che «Venezia è varia e ogni giorno capita qualcosa». Si aspetta, inoltre, che in futuro la Smart Control Room possa contribuire a «prevedere determinate situazioni e reagire prima che queste accadano».

Maria Teresa Maniero, vicecomandante della polizia locale di Venezia e responsabile della Smart Control Room, dice che al momento, fatta eccezione per eventi particolari in città, la Smart Control Room è attiva tutti i giorni dell’anno dalle sette alle 19, ma che già si sta pensando di renderla in funzione 24 ore su 24, così come già succede per la vicina centrale operativa.

A proposito di crescita, aggiunge che la fase di sperimentazione è durata circa un anno, e dice di essere quotidianamente in contatto con chi si occupa della parte tecnologica per «adeguare o elaborare dati che non sono direttamente desunti dai grafici che ci sono già». Sempre Maniero racconta che oltre a occuparsi della gestione della Smart Control Room le capita con una certa frequenza di accogliere visitatori: talvolta sono giornalisti, altre rappresentanti di amministrazioni italiane o straniere interessate a questo modello o ricercatori e studenti universitari, altre volte ancora si fanno «visite guidate con le scuole» che durano circa un’ora e che secondo lei sono molto utili perché, dice della Smart Control Room, «un conto è raccontarla, un conto è viverla». La Smart Control Room, dice Maniero, «è in grado di avere una supervisione su tutto e su tutti».

La Smart Control Room nel 2020 vinse il premio Agenda digitale del Politecnico di Milano, assegnato da una giuria di oltre 50 esperti esterni, e ha goduto di buona stampa in Italia. La Stampa, per esempio, ne ha parlato come di uno degli «esempi virtuosi di collaborazione pubblico-privato, in cui le amministrazioni comunali hanno posto le basi per un modello di smart city fondato sullo sviluppo della rete». Il Corriere della Sera l’ha presentata come la «sentinella hi-tech che sorveglia ogni angolo di Venezia» e ha aggiunto che, visitandola, «sembra di entrare in un film di fantascienza».

C’è però anche chi ha perplessità e critiche. L’anno scorso, nell’articolo “Travolta dai turisti, Venezia prova a tracciarli”, il New York Times aveva descritto le preoccupazioni dei residenti nei confronti del tracciamento effettuato dalla Smart Control Room, definito «distopico». Tra chi ha criticato la Smart Control Room c’è inoltre la newsletter italiana Privacy Chronicles, che ha circa 500 iscritti e che della Smart Control Room si occupò dopo che se ne era parlato per questioni legate al turismo e ai pernottamenti, scrivendo:

Che succede quando uniamo prenotazioni riferibili a persone identificate a un sistema di controllo come quello della Smart Control Room? Beh, succede che abbiamo tutti i presupposti per far diventare Venezia una gabbia a cielo aperto.

Il sistema di prenotazione consentirà all’amministrazione comunale di identificare ogni singola persona in visita presso Venezia, mentre la Smart Control Room permetterà di sorvegliarne spostamenti e modalità di soggiorno. Incrociare i dati, secondo necessità, sarà un gioco da ragazzi.

I turisti (italiani e stranieri) sono consapevoli che saranno sottoposti a sorveglianza continuativa dal momento in cui metteranno piede a Venezia fino al momento in cui usciranno? E i residenti?

Chi lavora alla Smart Control Room insiste sul fatto che i tantissimi dati sono aggregati e anonimi, e di conseguenza legittimi. «A noi qui interessa studiare i fenomeni e monitorare il territorio» dice Bettini, «non andare a fare operazioni che non sono nemmeno legittime». Videosorveglianza esclusa, spiega Bettini, il sistema ha già raggiunto i «50 terabyte di dati archiviati», pari a 50mila gigabyte.

Almeno in parte, alcuni dubbi e scetticismi sulla Smart Control Room sono dovuti alle sovrapposizioni e delimitazioni non sempre chiare tra ciò di cui si occupa la polizia locale, per questioni di traffico, sicurezza o decoro e ciò che invece rientra in interessi di altro tipo, per esempio di analisi e gestione del turismo.

Intanto, ci sono diversi progetti – in certi casi già piuttosto avanzati, come nel caso di Firenze – con cui altre città puntano a replicare quanto fatto da Venezia. Nell’immediato futuro, comunque, Bettini dice di essere molto interessato a come «università e istituti di ricerca stanno studiando modalità per studiare i dati [della Smart Control Room] e fornire nuovi modelli analitici e predittivi». E aggiunge che «dopo questa fase di avvio il sistema si vuole aprire all’esterno, per quanto possibile».

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