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  • Sabato 4 giugno 2022

C’è una crisi di governo in Estonia

La prima ministra Kaja Kallas ha chiesto e ottenuto la rimozione di alcuni ministri che accusa di essere troppo vicini alla Russia

Kaja Kallas (AP Photo/Olivier Matthys, Pool)
Kaja Kallas (AP Photo/Olivier Matthys, Pool)
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Venerdì è iniziata una crisi di governo in Estonia, piccolo paese europeo nell’area baltica. La prima ministra Kaja Kallas, in carica da circa un anno e mezzo e leader del partito centrista dei Riformatori, ha chiesto e ottenuto dal presidente la rimozione di sette ministri del Partito di Centro, accusandolo di avere mantenuto diversi contatti con la Russia anche dopo l’invasione dell’Ucraina.

«La situazione della sicurezza in Europa non mi permette di continuare a lavorare insieme al Partito di Centro, che non è in grado di mettere gli interessi dell’Estonia al di sopra dei propri», ha fatto sapere Kallas. I Riformatori e il Partito di Centro erano da tempo in cattivi rapporti, e secondo diversi commentatori la relazione con la Russia è solo uno dei fattori che hanno portato alla crisi di governo.

Non è chiaro cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni: i Riformatori hanno annunciato che proveranno a formare un nuovo governo con due partiti che oggi sono all’opposizione, Isamaa, di centrodestra, e i Socialdemocratici, di centrosinistra. Il Partito di Centro ha descritto come incomprensibile la decisione di Kallas ma non ha fatto sapere se tenterà o meno di formare un governo con i due partiti più a destra dell’arco parlamentare, Isamaa e l’estrema destra di EKRE, con cui aveva già governato dal 2019 al 2021.

La vicenda era iniziata alcune settimane fa, quando il Partito di Centro, con cui i Riformatori governano insieme dal 2021, aveva presentato in Parlamento una legge per aumentare in maniera corposa i sussidi per le famiglie con figli a carico. I Riformatori si erano opposti chiedendo un aumento contenuto, citando il fatto che la misura sarebbe costata circa 300 milioni di euro l’anno in un periodo in cui era appena stato approvato uno scostamento di bilancio da 878 milioni di euro (l’Estonia ha un PIL da circa 27 miliardi di euro, contro i 1.781 miliardi di euro dell’Italia).

«È da un po’ di tempo che il Partito di Centro si comporta come se fosse all’opposizione, votando contro i compromessi previsti dall’accordo di governo e proponendo misure ambiziosissime che sconvolgerebbero il bilancio», ha commentato su Twitter l’editorialista e scrittore estone Rein Raud. Alla fine di maggio anche il capogruppo dei Riformisti in Parlamento, Mart Võrklaev, aveva detto che il governo estone era diventato «essenzialmente un governo di minoranza dei Riformatori».

Non è chiaro se il Partito di Centro si sia comportato in questo modo perché ritiene genuinamente che il governo guidato da Kallas stia facendo un cattivo lavoro, oppure perché vuole far cadere a tutti i costi il governo Kallas. I Riformatori accusano apertamente il Partito di Centro e il suo leader, Jüri Ratas, di promuovere gli interessi della Russia, con cui l’Estonia condivide un confine di circa trecento chilometri.

Il Partito di Centro ha posizioni perlopiù centriste – nel Parlamento Europeo siede col gruppo liberale di Renew – ma buona parte del suo elettorato è composto da estoni di etnia russa, e negli anni è stato spesso accusato di un atteggiamento eccessivamente morbido con la Russia del presidente Vladimir Putin. Il Financial Times fa notare che prima della guerra aveva persino un rapporto di collaborazione formale con Russia Unita, il partito di Putin, cancellato soltanto dopo l’invasione dell’Ucraina.

In queste settimane Kallas è stata una dei leader europei più intransigenti nei confronti della Russia, e ha chiesto più volte in sede europea maggiori aiuti all’Ucraina e sanzioni più dure nei confronti della Russia. A fine marzo ha anche pubblicato un duro articolo sul New York Times intitolato «Putin non può pensare di vincere questa guerra», molto commentato nei giorni successivi.

Per contro diversi altri partiti, fra cui soprattutto EKRE, hanno invece preso posizioni più morbide nei confronti della Russia. Ad aprile il leader di EKRE ed ex ministro dell’Interno, Mart Helme, aveva detto senza fornire alcuna prova che i rifugiati ucraini avrebbero portato in Estonia l’HIV — il virus che causa l’AIDS — perché molte donne ucraine lavoravano come prostitute.

Kallas ha spiegato che al momento il suo governo rimane in carica per gli affari correnti, in attesa che venga nominato il suo successore. «L’Estonia ha bisogno di un governo stabile che possa occuparsi delle enormi sfide ci aspettano» ha detto venerdì.