La politica di Parma continua a fare esperimenti

Dopo dieci anni del primo sindaco eletto col M5S, Federico Pizzarotti, il centrosinistra sostiene un assessore uscente nonostante sia sempre rimasto all'opposizione

Un incontro elettorale di Michele Guerra (foto dal suo profilo Facebook)
Un incontro elettorale di Michele Guerra (foto dal suo profilo Facebook)
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Quando dieci anni fa il Movimento 5 Stelle elesse il suo primo sindaco di un capoluogo, Federico Pizzarotti, a Parma, la città era già reduce da alcuni esperimenti politici. Il predecessore di Pizzarotti era un giovane politico locale di Forza Italia, che a sua volta era stato preceduto da un ex dirigente della Democrazia Cristiana, eletto per ben due volte con una lista di ispirazione democristiana nonostante il partito fosse ormai defunto.

Oggi Parma si prepara a un nuovo cambiamento. Il favorito alle elezioni del 12 giugno è un assessore della giunta uscente di Pizzarotti, Michele Guerra, che il centrosinistra ha criticato fino a pochi mesi fa, quando a sorpresa decise di sostenerlo come proprio candidato insieme alla lista riconducibile a Pizzarotti, Effetto Parma. Il centrodestra si presenta diviso mentre il Movimento 5 Stelle, che nel 2012 prese quasi un voto su cinque e da cui Pizzarotti è uscito nel 2016, ha deciso di non presentare nemmeno una propria lista.

Diversi osservatori locali hanno attribuito la scelta del centrosinistra di sostenere Guerra soprattutto al Partito Democratico, e in particolare al potentissimo governatore di regione Stefano Bonaccini, storico dirigente del PD. Alle elezioni regionali del 2021 Bonaccini si impegnò parecchio per ricevere il sostegno di Pizzarotti e del suo partito, Italia in Comune, che poi effettivamente ricevette. Da allora fra i due è nata un’alleanza politica che in molti considerano responsabile di questa alleanza elettorale, che nel PD locale ha creato diverse tensioni. «È mancato da parte del PD l’orgoglio di rivendicare il proprio ruolo di opposizione», ha detto qualche giorno fa Michela Canova, sindaca di un paese della provincia, Colorno, che aveva chiesto al partito di organizzare delle primarie di coalizione.

Il candidato sarà invece Guerra, che ha 40 anni ed è professore ordinario di Storia del cinema all’università di Parma. Guerra sta portando avanti una campagna elettorale piuttosto identitaria, parlando anche di parità di genere e inclusione, ma allo stesso tempo rivendicando le cose fatte dalla giunta uscente, come l’aumento dei posti negli asili nido. In un’intervista data a Giulia Merlo di Domani, Guerra racconta che Pizzarotti «ha preso un comune commissariato e ha ridotto i debiti a 250 milioni», oltre ad avere «normalizzato» la città.

Nelle settimane di trattativa il Partito Democratico aveva esplicitamente chiesto a Guerra una qualche discontinuità dalla giunta uscente, ma adesso che sostiene la sua candidatura ha praticamente azzerato le critiche contro Pizzarotti. Anche Guerra, comprensibilmente, non si comporta come un candidato sindaco che stravolgerà la città. A Merlo ha raccontato di volere espandere il welfare comunale e aumentare i vigili in alcune zone della città dove viene percepita poca sicurezza. Effetto Parma e il Partito Democratico hanno comunque visioni compatibili della città, e del resto enormi problemi non ce ne sono. Parma è una città benestante, sede storica di aziende enormi ma molto radicate nel territorio come Barilla e Parmalat, e compare sempre nei primi posti delle classifiche sulla qualità della vita nelle città italiane: anche per questo si è potuta permettere, negli anni, diversi esperimenti politici.

Le due più grandi questioni irrisolte riguardano lo stadio di calcio Ennio Tardini e l’allargamento dell’aeroporto cittadino. Per quanto riguarda lo stadio l’amministrazione Pizzarotti e la società del Parma, che oggi gioca in Serie B, avevano trovato un accordo di base per ristrutturare l’impianto, ma senza concordare un progetto definitivo. Pizzarotti aveva detto esplicitamente che l’approvazione definitiva sarebbe spettata alla prossima amministrazione.

In campagna elettorale Guerra ha detto che il progetto attuale ha alcune «criticità» che dovrebbero essere risolte con un «dibattito pubblico». È d’accordo anche il candidato di Forza Italia e della Lega, Pietro Vignali, già sindaco fra il 2007 e il 2011, che nel 2015 patteggiò due anni di carcere per peculato e corruzione nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione delle società partecipate del Comune di Parma. Il più contrario fra i principali candidati sindaci all’attuale progetto è invece l’architetto Dario Costi, che si presenta con una lista civica vicina al centrosinistra a cui i sondaggi assegnano qualche punto percentuale. All’allargamento dell’aeroporto per costruire un terminal merci, invece, sono contrari tutti i candidati sindaci: anche Priamo Bocchi, sostenuto da Fratelli d’Italia, che qui si presenta da solo.

Le campagne contro le grandi infrastrutture sono da sempre uno dei punti principali del Movimento 5 Stelle, che però a Parma ha deciso di non presentarsi nemmeno alle elezioni. Qualche giorno fa il senatore emiliano Gabriele Lanzi ha spiegato piuttosto confusamente che a Parma il partito aveva provato ad allearsi con alcune liste civiche di sinistra, senza però trovare alcun accordo.

Ci sono pochi dubbi sul fatto che il 12 giugno Guerra otterrà più voti degli altri candidati: non è ancora chiaro però se gli basteranno per vincere al primo turno o andrà al ballottaggio. Nel secondo caso dovrebbe sperare che Costi e altri candidati civici riconducibili al centrosinistra lo sostengano implicitamente.

Pizzarotti, nel frattempo, non si è candidato nemmeno come consigliere comunale, anche se le norme sulle elezioni comunali glielo avrebbero permesso, e in una recente intervista a Repubblica ha detto di volere «portare avanti l’investimento» fatto in una cittadina della provincia dove in questi anni ha ristrutturato un vecchio casolare. «Dopo il voto ci sarà modo di ragionare sul futuro», ha detto a Repubblica.