Il paese dove nessuno vuole diventare sindaco

Il 12 giugno a Robecco d'Oglio, nel Cremonese, non si voterà perché non ci sono candidati: arriverà un commissario, e non è così raro

di Isaia Invernizzi

L'aula consiliare di Robecco d'Oglio (foto Il Post)
L'aula consiliare di Robecco d'Oglio (foto Il Post)
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A Robecco d’Oglio, in provincia di Cremona, abitano 2.252 persone e nessuno vuole diventare sindaco. Sabato 14 maggio, l’ultimo giorno disponibile per presentare le liste in vista delle amministrative di giugno, i dipendenti dell’ufficio elettorale hanno aspettato fino a mezzogiorno, come impongono le regole. Avevano messo in conto l’inutile attesa: le possibilità di una sorpresa erano scarse. Il sindaco Marco Pipperi rimarrà in carica fino al 12 giugno, il giorno delle elezioni, che però a Robecco d’Oglio non ci saranno. Pipperi non può più ricandidarsi, dopo tre mandati, e non ci sono candidati o candidate per sostituirlo. Arriverà un commissario nominato dalla prefettura, che amministrerà la città senza giunta né consiglio comunale. Non si sa ancora chi sarà.

Mercoledì sera alle 21.50 le porte dell’aula consiliare sono state chiuse a doppia mandata dopo il consiglio comunale. Poco prima era stato approvato il rendiconto di bilancio, una convenzione con la Provincia, il prelievo di tremila euro dal fondo di riserva per una consulenza. Il sindaco ha annunciato la chiusura parziale della piattaforma ecologica per una quarantina di giorni, a causa di alcuni lavori, e ha dato conto dell’avanzo rimasto in cassa: 608mila euro. Otto consiglieri erano presenti, tre assenti. Ad assistere al consiglio comunale, l’ultimo almeno fino al prossimo anno, c’erano due persone.

Senza candidati e prossimo al commissariamento, si potrebbe immaginare Robecco d’Oglio come un posto isolato e triste. In realtà non è molto diverso da molti altri piccoli comuni della pianura lombarda. Si chiama così perché a poche centinaia di metri dal centro del paese, in fondo a via San Martino, c’è il fiume Oglio. La sponda opposta è in provincia di Brescia: Pontevico, Alfianello, Verolavecchia.

Pur essendo sul confine provinciale gli abitanti sentono di appartenere con forza alla provincia di Cremona, soprattutto dopo la recente promozione della Cremonese in serie A. In via Sguazzi sventola una grande bandiera grigiorossa, avanzo di festeggiamenti. Nelle vie si alternano corti, villette bifamiliari e piccoli condomini costruiti tra gli anni Sessanta e Settanta, con giardini curati e qualche piscina gonfiabile. Da qualsiasi punto del centro si vede l’alto campanile a punta, e il profilo tozzo dell’acquedotto.

(foto Il Post)

Anche se da qualche anno è stata costruita una comoda tangenziale nella campagna, molte delle auto e dei furgoni diretti a Pontevico – quasi tutti Iveco bianchi di imprese edili – passano da via Martiri della Libertà, la strada principale, e si fermano per un caffè in uno dei numerosi bar. In centro ci sono anche una banca, un salone di bellezza, un centro di pratiche auto, l’ufficio postale aperto a giorni alterni, la sede della Cisl e delle associazioni di volontariato. Le persone, in paese, parlano del commissariamento con sorpresa e una certa preoccupazione. Non se l’aspettavano. «Ho pregato molto affinché si trovasse una soluzione», dice il parroco, don Paolo Ardemagni. La delusione potrebbe spingere nuove persone a farsi avanti l’anno prossimo.

L’ingresso del municipio di Robecco d’Oglio nella villa Barni Della Scala (foto Il Post)

Uno dei più grandi dispiaceri del sindaco è che Robecco d’Oglio sia finito nei titoli dei giornali locali perché nessuno ha deciso di candidarsi. Nel 2007, quando aveva vinto le elezioni per la prima volta, Pipperi aveva 32 anni. Oggi ne ha quasi 48. È un consulente finanziario: negli ultimi 15 anni ha incastrato le chiamate con i clienti e lo studio dei mercati tra le riunioni di giunta e i consigli comunali. Ha guidato sempre liste civiche posizionate nel centrodestra. «Mai mi sarei immaginato che non saremmo riusciti a presentare una lista e un candidato sindaco», dice. «Purtroppo a Robecco è successo quello che in altri paesi sono riusciti a evitare all’ultimo momento. Amministrare i comuni, anche piccoli come il nostro, sta diventando sempre più difficile e impegnativo».

C’è da dire che qui anche gli episodi hanno avuto un peso. Il gruppo pronto a ereditare la guida del comune c’era, ed era composto da molti giovani, ma mancava un candidato o una candidata con esperienza. Qualcuno si era fatto avanti nei mesi scorsi, poi è venuta a mancare la disponibilità di alcuni aspiranti consiglieri e il progetto è saltato. I tentativi delle ultime settimane di trovare qualcun altro sono stati inefficaci.

Non è stata una questione di disinteresse o lontananza, dice il sindaco. Tra le altre cose, anche l’assenza di un’opposizione è un sintomo evidente delle difficoltà. Le sottovalutazioni nella fase di programmazione e un po’ di sfortuna hanno aggravato un problema esteso e generale, che riguarda moltissimi altri comuni italiani.

Ormai più o meno ovunque è complicato trovare persone disposte a impegnarsi per cinque anni alla guida di un comune. Amministrare è faticoso perché gli uffici sono più sguarniti rispetto al passato: i dipendenti sono pochi, sempre meno, e con un’età media avanzata. Negli ultimi anni i tagli agli enti locali si sono fermati, ma il ricambio generazionale è ancora lento. È uno dei motivi per cui molti soldi dei bandi legati al PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, non sono stati spesi.

Il parco storico visto dal primo piano del municipio (foto Il Post)

Pipperi dice che fare il sindaco è come essere il coach Tony D’Amato, interpretato da Al Pacino nel film Ogni maledetta domenica: bisogna ricordare sempre a tutti che per guadagnare un centimetro serve uno sforzo enorme. Anche quando ci sono i fondi, come negli ultimi anni, gli sforzi richiesti per portare a termine un progetto sono ingenti. Le semplificazioni promesse non hanno portato i risultati sperati: la burocrazia è ancora un impiccio e per certi versi l’innovazione ha complicato le cose, per via delle procedure spesso contorte e mal organizzate, a livello regionale e nazionale, che l’hanno accompagnata.

Una via di Robecco d’Oglio (foto Il Post)

I sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, sono costretti ad arrangiarsi, esposti a diversi rischi: negli ultimi anni molti sono stati indagati e processati, spesso per via di una firma su un documento apparentemente poco importante. La maggior parte di loro viene assolta, ma la soddisfazione compensa solo in minima parte le energie spese in percorsi giudiziari lunghi e quasi sempre dolorosi.

Inoltre, la crisi dei partiti ha causato una generale disaffezione nei confronti delle riunioni di lista, delle assemblee e dei voti a maggioranza per decidere la linea. Molte sezioni locali dei partiti non ci sono più: prima hanno iniziato a non aggiornare le bacheche con i manifesti, poi hanno chiuso le sedi. Le persone continuano a fare politica, ma la fanno nelle associazioni e con le opere di volontariato, nei gruppi attenti a temi come l’ambiente e i diritti, alla larga dalle beghe tra centrosinistra e centrodestra, Lega, PD, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle.

Una sala del municipio (foto Il Post)

Per questo anche a Robecco d’Oglio, dove si è sempre badato a cosa si vuole fare per il paese piuttosto che all’orientamento partitico, è stato impossibile trovare candidati. «Guardo Marco e mi rendo conto che oggi i sindaci sono soli. Non gliene frega niente a nessuno. Non hai sostegni a livello provinciale o regionale» ha detto Paolo Rizzieri, allargando le braccia, durante il suo ultimo intervento in consiglio comunale da capogruppo della lista civica Robecco. «Questi anni sono stati un’esperienza importante per noi. Però immagino il senso di solitudine provato dal nostro sindaco. Ha tenuto botta per tanto tempo».

Nel suo ufficio al primo piano del municipio, ricavato nell’antica villa Barni Della Scala e circondato da un frequentato parco storico, Pipperi rifiuta la retorica che descrive i giovani come indifferenti, poco impegnati. «A Robecco abbiamo giovani che non si impegnano e abbiamo anche pensionati che non si impegnano», dice.

Il soffitto dell’ufficio del sindaco (foto Il Post)

I giovani, almeno, hanno una scusante: molti decidono di studiare in grandi città dove poi rimangono dopo la laurea, con maggiori possibilità di trovare un lavoro rispetto alla provincia. «Non si può amministrare a distanza o quando avanza tempo. Serve essere sempre presenti. È un tema sociale e culturale che meriterebbe molta più attenzione», spiega il sindaco con un sorriso tirato.

Marta Falco, assessora ai Servizi sociali, ha cominciato a fare politica dopo un’esperienza in un’associazione di volontariato, come molti altri giovani amministratori. In poche parole descrive molte delle difficoltà che scoraggiano le persone a candidarsi. Poco dopo l’elezione, l’azienda per cui lavora le ha affidato un incarico che imponeva lunghi viaggi. «Mi ritrovavo a tornare di notte, di corsa, per partecipare al consiglio comunale del giorno dopo», ricorda. «Purtroppo non ci sono più i contratti di una volta: le priorità vanno al lavoro. Ho potuto impegnarmi perché non ho famiglia e figli».

L’ultimo consiglio comunale a Robecco d’Oglio (foto Il Post)

A circa 45 chilometri di distanza da Robecco d’Oglio, sempre in provincia di Cremona, un altro comune ha rischiato di essere commissariato: si chiama Torricella del Pizzo. Anche qui il sindaco ha raggiunto il limite di tre mandati. È stata trovata una soluzione nell’ultima settimana disponibile, un paio di giorni prima della presentazione delle liste.

La candidata sindaca è Sigrid Bini, 25 anni, consulente ambientale in un’azienda di Fontanellato. Si è laureata in scienze ambientali pochi mesi fa all’università di Parma. Impegnata nel volontariato, fa parte della Protezione civile, ogni domenica suona l’organo durante la messa. Per essere eletta dovrà presentarsi nel seggio elettorale almeno il 40 per cento degli elettori, poco più di 200 persone sulle 721 che abitano a Torricella del Pizzo.

(foto Il Post)

Mercoledì scorso, dopo una riunione della lista, Bini è tornata a casa delusa dal fatto che non ci fosse nessuno disposto a candidarsi a sindaco. Dopo aver parlato con i famigliari e gli amici si è convinta a farsi avanti. «Non ho mai vissuto il comune, almeno come parte amministrativa», dice. «Non ho studiato materie economiche e giuridiche, ma so studiare e ho buona volontà».

In passato le era capitato di pensare a un possibile trasferimento in una grande città, come succede a molti altri ventenni che vivono in provincia. Una serie di questioni personali e l’epidemia da coronavirus le hanno dato poco tempo per programmare e avere certezze sul futuro. Dice che a Torricella del Pizzo si conoscono un po’ tutti, si sta bene, non manca niente: sarebbe un peccato consegnare il paese a un funzionario nominato dalla prefettura. Come Pipperi a Robecco d’Oglio, anche Bini spera che questa situazione non trasmetta un’immagine negativa sul suo comune: vengono organizzate molte feste, le associazioni di volontariato e sportive sono attive, le persone partecipano, dice.

(foto Il Post)

Bini dice di leggere e informarsi, ma di non essere mai stata interessata alla politica in senso partitico. La sua è una lista civica, come la maggior parte nei piccoli comuni. Non sa con precisione che partiti votino le persone del suo gruppo, ma sostiene che basti che siano motivate e disponibili a darle una mano. Bini sa che – se verrà eletta – sarà complicato amministrare un comune come Torricella del Pizzo: anche se ha meno di mille abitanti, le responsabilità sono tante e le forze a disposizione poche. «Ma non sono un’adolescente. A 25 anni è giusto iniziare a prendere in mano la propria vita, con responsabilità».