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  • Mercoledì 11 maggio 2022

Una delle Pussy Riot è scappata dagli arresti domiciliari travestendosi da rider

“Masha” Alyokhina è riuscita a eludere i controlli della polizia russa e a raggiungere prima la Bielorussia e poi la Lituania

Maria Alyokhina in una foto del 2019 (EPA/ Kelly Barnes via ANSA)
Maria Alyokhina in una foto del 2019 (EPA/ Kelly Barnes via ANSA)
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Maria “Masha” Alyokhina, una delle principali componenti della band punk russa Pussy Riot, è riuscita a eludere la sorveglianza degli agenti che dovevano garantire i suoi arresti domiciliari e a scappare dalla Russia travestendosi da rider, cioè da addetta alle consegne di cibo a domicilio. Alyokhina, che ha 33 anni, è una nota critica del governo del presidente Vladimir Putin e negli anni è stata arrestata diverse volte per motivi legati al suo attivismo politico. Ad aprile, alcune settimane dopo l’inizio della guerra in Ucraina, le era stato comunicato che al posto degli arresti domiciliari avrebbe dovuto trascorrere 21 giorni in una colonia penale. Aveva quindi deciso di provare a lasciare la Russia.

Per eludere i controlli della polizia che presidiava l’edificio in cui stava alloggiando si è finta una rider, come aveva già fatto qualche settimana prima la sua fidanzata, Lucy Shtein. Dopo essersi scattata una foto con il giubbotto verde dell’azienda di consegne a domicilio, ha lasciato lo smartphone a casa dell’amica che la stava ospitando per evitare di essere rintracciata ed è uscita dal palazzo, senza essere riconosciuta.

Una volta lasciato l’appartamento, Alyokhina è stata accompagnata al confine con la Bielorussia da una persona che conosceva, e di cui non è stata rivelata l’identità. Ha raggiunto il confine tra Bielorussia e Lituania e per tre volte ha provato a superare la frontiera esibendo un visto lituano assieme alla propria carta d’identità russa (il suo passaporto russo era stato confiscato). È riuscita infine a entrare in Lituania grazie a un non meglio precisato documento di viaggio che le ha concesso in sostanza gli stessi diritti di spostarsi di una cittadina dell’Unione Europea. Lo aveva richiesto un artista islandese che si era impegnato ad aiutarla, ed è stato concesso da un paese europeo che ha chiesto di non essere indicato esplicitamente.

Il documento era stato fatto arrivare in Bielorussia, dove si trovava Alyokhina, che nel frattempo era stata dichiarata latitante in Russia. In un’intervista al New York Times ha raccontato che prima di riuscire ad averlo si era tenuta alla larga da alberghi e altri posti in cui avrebbe dovuto presentare i propri documenti di identità, rischiando di essere scoperta.

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Alyokhina ha detto al New York Times di essere contenta di essere riuscita a scappare, definendo la sua fuga «un enorme e imprevedibile» smacco per le autorità russe. Secondo lei è una dimostrazione della disorganizzazione delle forze dell’ordine russe.

Parlando invece della guerra in corso in Ucraina, ha raccontato di aver sentito dell’inizio dell’invasione alla radio, mentre era in carcere. Quel momento cambiò tutto, non solo per lei ma per tutto il paese, ha detto, aggiungendo inoltre che secondo lei ora addirittura «la Russia non ha più diritto a esistere»: se prima poteva esserci qualche dubbio sulla direzione che stava prendendo il paese, adesso non ce ne sono più, dice. Alyokhina, che dopo essere arrivata in Lituania è andata anche in Islanda a far visita alla persona che l’aveva aiutata, ha anche detto di sperare di ritornare in Russia prima o poi, ma di non avere idea di come e quando potrà farlo, e con quali conseguenze.

Il New York Times ha notato che le scarpe che aveva indossato quando era scappata dalla Russia non avevano i lacci, che infatti vengono confiscati all’ingresso in carcere. Erano invece tenute insieme da legacci artigianali fatti con salviette umidificate: come gesto simbolico, sia lei che altre componenti delle Pussy Riot indosseranno scarpe con lacci fatti di salviette umidificate in un tour organizzato per raccogliere fondi per l’Ucraina che comincerà giovedì 12 maggio da Berlino.