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  • Sabato 16 aprile 2022

L’India vuole rimanere neutrale

Ha buoni rapporti sia con gli Stati Uniti sia con la Russia, e nonostante le pressioni di Biden non sta prendendo posizione sull'invasione dell'Ucraina

Narendra Modi e Vladimir Putin nel dicembre 2021 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
Narendra Modi e Vladimir Putin nel dicembre 2021 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

All’inizio della settimana, il presidente statunitense Joe Biden e il primo ministro indiano Narendra Modi si sono visti in videoconferenza per discutere degli effetti destabilizzanti della guerra in Ucraina. L’incontro è stato l’ennesimo tentativo degli Stati Uniti di convincere l’India a prendere una posizione più ferma contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: benché abbia buoni rapporti con gli Stati Uniti, l’India sta mantenendo un atteggiamento neutrale nei confronti del conflitto, in ragione anche della sua storica vicinanza a Mosca, che si riflette anche in un’opinione pubblica con una visione piuttosto favorevole della Russia, e della sua dipendenza dalle importazioni di armi russe.

Il governo indiano si è rivolto più volte a Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, sia per organizzare il corridoio umanitario che ha permesso agli oltre 20mila cittadini indiani presenti in Ucraina quando è scoppiata la guerra di tornare in India, sia per chiedere loro di tenere colloqui diretti per una possibile pace.

L’India sta però usando parole molto caute per descrivere la situazione: in una dichiarazione congiunta con l’omologo giapponese Fumio Kishida, Modi l’ha definita «molto preoccupante», e più di recente il primo ministro ha condannato «le uccisioni di civili innocenti» avvenute nella città ucraina di Bucha e ha chiesto un’indagine imparziale per definire quanto accaduto.

Parlando al Consiglio di sicurezza dell’ONU, il rappresentante dell’India si è detto rammaricato del fatto che gli appelli della comunità internazionale per la pace e il dialogo non fossero stati accolti, e ha sottolineato l’importanza di rispettare “la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e la sovranità e l’integrità territoriale degli Stati”, dicendo che “tutti gli Stati membri devono onorare questi princìpi per trovare una via costruttiva da seguire”.

Nel momento di votare sulle varie risoluzioni che si sono tenute alle Nazioni Unite per condannare la guerra e le violazioni dei diritti umani che stanno accadendo in Ucraina, però, l’India si è finora sempre astenuta – come molti altri paesi del sud globale.

Trovandosi nella posizione di essere in buoni rapporti sia con Mosca che con Washington, l’India mantiene una politica di non-allineamento ereditata dai tempi della Guerra Fredda. Ciò sta suscitando disappunto nell’amministrazione americana e plauso da parte del governo russo: il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha recentemente elogiato l’India per aver giudicato “la situazione nella sua interezza, non solo in modo unilaterale”.

Il rapporto cordiale con la Russia risale al 1971, quando India e Unione Sovietica firmarono un Trattato di pace, amicizia e cooperazione. I due paesi si sono più volte sostenuti a vicenda nelle rispettive crisi internazionali: la Russia ha posto il veto alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sulla regione del Kashmir, contesa con il Pakistan, per aiutare l’India, che a sua volta si è opposta a risoluzioni contro la Russia nel 1980, nel contesto dell’invasione dell’Afghanistan, e nel 2014, con l’annessione della Crimea.

Il legame tra i due paesi è fortemente sentito dall’opinione pubblica indiana: Putin gode di un’ottima reputazione tra i nazionalisti hindu, che sono la base elettorale principale del partito Bharatiya Janata di Modi, ma nemmeno i partiti di opposizione hanno provato a chiedere al governo di unirsi all’Occidente nell’isolare il regime russo. Il timore principale è che, se l’India decidesse di allontanarsi dalla Russia, quest’ultima si avvicinerebbe ulteriormente alla Cina, che per l’India è una vicina molto scomoda: le due si contendono alcune regioni di confine dal 1962, e dopo decenni di distensione negli ultimi anni le tensioni militari sulla frontiera si sono moltiplicate.

A ciò si aggiunge il fatto che l’esercito indiano è equipaggiato in larga parte con armi e attrezzature prima sovietiche, poi russe: benché negli ultimi anni il paese abbia provato a diversificare i propri armamenti, importando molto anche da Francia e Israele, si stima comunque che il 70 per cento dei sistemi delle forze armate indiane oggi sia di origine russa. A dicembre, Modi e Putin hanno firmato diversi accordi commerciali e militari, tra cui un programma di cooperazione militare e tecnica valido per i prossimi dieci anni.

Nello stesso mese sono entrati in servizio nello stato del Punjab i sistemi d’arma antiaereo a lungo raggio di nuova generazione – e di fabbricazione russa – S-400, fondamentali per la strategia di deterrenza contro Pakistan e Cina. In risposta al loro acquisto, gli Stati Uniti avevano già minacciato l’India di sanzioni per aver violato il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, che vieta a qualsiasi stato di comprare alcuni sistemi d’arma da Russia, Iran o Corea del Nord.

Anche se in parte minore, i legami tra Russia e India riguardano anche le fonti d’energia. L’India ha bisogno di moltissima energia per sostenere il proprio sviluppo economico e tecnologico, ed è tra i paesi che importano più petrolio al mondo. Anche se soltanto una piccola percentuale di queste importazioni proviene dalla Russia – il 27 per cento viene importato dall’Iraq, il 17 dall’Arabia Saudita, il 13 dagli Emirati Arabi Uniti e il 9 dagli Stati Uniti – l’attuale costo molto basso del petrolio e del carbone russi ha portato l’India ad acquistare quantità senza precedenti di combustibili dalla Russia. Per di più, un’impresa statale russa sta costruendo la più grande centrale nucleare della penisola indiana.

Nell’incontro di lunedì, Biden ha chiesto a Modi di non continuare ad acquistare grandi quantitativi di petrolio russo e ha detto che gli Stati Uniti sono disposti ad aiutare l’India a diversificare ulteriormente le proprie fonti di energia. Il segretario di Stato Antony Blinken ha invece cercato di fare appello sull’interesse indiano nel sostenere l’attuale sistema internazionale e ha sottolineato che, se la guerra in Ucraina dovesse continuare, l’India potrebbe far fatica a importare energia e cibo.

Dopo decenni di rapporti complicati, negli ultimi anni Stati Uniti e India si sono avvicinati molto, accomunati dalla volontà comune di contrastare l’ascesa della Cina in Asia e nell’Indo-Pacifico. Per questo, i due stati hanno creato – assieme ad Australia e Giappone – il Dialogo quadrilaterale di sicurezza (detto anche Quad), un’alleanza strategica informale per la cooperazione regionale nata per contenere l’espansionismo cinese.

Questo non vuol dire, però, che l’India al momento sia incline ad assecondare le richieste statunitensi di isolare la Russia. «L’India vuole bilanciare le sue partnership, sia nel mondo che tra i suoi vicini, e vede valore in una Russia potente, soprattutto come un modo per prevenire l’egemonia cinese nella regione”, ha spiegato a Vox Deepa Ollapally, professoressa di affari internazionali della George Washington University, specializzata nella politica estera indiana. «L’India è preoccupata per il completo collasso della Russia e per il suo diventare uno stato molto, molto debole nel sistema globale, perché la preferenza dell’India è per un sistema globale multipolare in cui non c’è una sola potenza prepotente».