I film bisogna anche fotografarli

È il lavoro, determinante benché raramente celebrato, dei fotografi di scena

(Niko Tavernise, Netflix)
(Niko Tavernise, Netflix)
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La fotografia – quella dei “direttori della fotografia”, quella che in inglese si chiama cinematography e ha un Oscar tutto suo – è parecchio importante, imprescindibile per le sorti di un film. Le fotografie, quelle dei fotografi, in genere lo sono meno. Nei film sono usate quando serve ricrearle o mostrarle per scopi narrativi – la foto su un documento, una foto di famiglia, le foto appese a qualche parete – oppure, prima dei film, le fotografie servono per capire come ricreare costumi, acconciature o scenografie.

Ai film, durante le riprese, lavorano però anche fotografi e fotografe il cui lavoro consiste nel realizzare le cosiddette fotografie di scena, quelle che poi sono usate per scopi promozionali, per essere usate sulle locandine o allegate ai press kit con cui i film vengono presentati ai giornalisti che se ne dovranno occupare.

Quello dei fotografi di scena è un lavoro poco raccontato, spesso messo in secondo piano per il fatto oggettivo che serve finalità legate al marketing (in inglese le fotografie di scena sono anche note come publicity still, foto pubblicitarie), ma per nulla secondario. Spesso, infatti, come ha raccontato di recente Letterboxd, le fotografie di scena sono parte integrante di un film, con un ruolo decisivo nell’influenzare percezione e racconto di quel film. A volte, grazie a una sola foto.

Le fotografie di scena – che nei film più grandi e importanti sono fatte da fotografi che di lavoro fanno solo quello – possono essere di vario tipo. A volte sono fatte durante le scene, mentre registi e registe sono impegnati a girare. Altre volte sono fatte, sempre sul set, prima o dopo quelle scene, magari a fine giornata, oppure mentre certe scene sono in preparazione. A volte mostrano solo chi recita, in contesti e atteggiamenti non troppo diversi da quelli che poi si vedono nel film. Altre volte servono a mostrare qualche dettaglio da dietro-le-quinte, presentando qualche prospettiva diversa e mostrando che il set è per l’appunto solo un set. Talvolta sono in posa, in altre occasioni sono fatte a insaputa dei soggetti fotografati. Oltre che nei film, si usano anche nelle serie.

(Noh Juhan | Netflix)

Nei casi migliori, le fotografie di scena diventano documenti sulla ripresa di un film, in certi casi persino protagoniste di mostre o libri fotografici.

(Fox Photos/Getty Images)

Ogni tipo di foto ha la sua funzione, e secondo Letterboxd – un social network per appassionati di cinema, con anche un’apprezzata sezione editoriale – le più importanti sono quelle che vengono scelte per presentare i film prima ancora dei trailer, nelle “prime immagini” che vengono diffuse ai giornali, oppure scelte per le locandine.

«È raro» ha scritto Letterboxd, «che un film sappia vendersi solo grazie alla sua sinossi, serve quantomeno anche un’immagine dell’eroe che possa essere trasformata in cartelloni o mostrata nell’anteprima delle piattaforme di streaming».

Nei casi più fortunati, immagini di questo tipo possono addirittura essere «di cruciale importanza nel formare il rapporto che gli spettatori hanno con un personaggio o un film». Servono a mostrare per la prima volta un attore o un’attrice nel ruolo di una persona realmente esistita, a far dire che qualcuno è “irriconoscibile” nei panni di qualcun altro, o anche soltanto a far vedere che effetto fa e come si presenta un nuovo Batman o un nuovo James Bond.

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I fotografi di scena non sono vecchi quanto il cinema, ma quasi. Perlomeno in quello di Hollywood arrivarono già più di un secolo fa, e il principale artefice della loro diffusione è considerato Cecil B. DeMille, produttore e regista di decine di film, nonché uno dei fondatori dell’Academy Awards of Motion Pictures. Notando il proliferare di riviste a tema cinematografico e il crescere dell’interesse pubblico verso i film e le loro star, DeMille capì che conveniva fare foto durante le riprese, così da venderle ai giornali. Cercò quindi di ingaggiare fotografi di qualità, dare loro modo e tempo di fare foto come volevano al set o a chi recitava, talvolta occupandosi in prima persona della faccenda.

In genere, c’è un fotografo di scena per film, ma può capitare che siano anche più d’uno. È perlopiù un lavoro autonomo e indipendente dal resto della produzione, che richiede a chi lo svolge di adattarsi alle esigenze di ripresa o di saper cogliere i momenti giusti per fare fotografie. Un’altra complicazione, quando si fotografa sul set, magari proprio tra un “si gira” e uno “stop”, è data dal fatto che sui set l’illuminazione è evidentemente pensata per una cinepresa; una fotocamera potrebbe aver bisogno di più o meno luce, o anche solo di una luce diversa, visto che il fotografo di scena spesso sta piuttosto lontano dalla cinepresa, e quindi c’è bisogno di adattarsi.

(Paramount Pictures/Entertainment Pictures/ZUMAPRESS)

Gli aneddoti di chi fa o ha fatto fotografie di scena di solito hanno molto a che fare con la tanta o poca predisposizione di attori e attrici a farsi fotografare appena prima di una scena, magari mentre vengono truccati o stanno “cercando il personaggio”.

Tra le più famose foto di scena ce n’è una con un frankensteiniano Boris Karloff in un momento di relax, con una tazza in una mano e una sigaretta nell’altra. Un’altra foto – scattata da Mary Ellen Mark, grande fotografa, non solo di cinema, ha per protagonista Marlon Brando, sul set di Apocalypse Now, con un grosso insetto sulla testa. Un altro motivo per cui gli appassionati di cinema possono apprezzare i fotografi di scena è che gran parte delle foto di registi al lavoro intenti a dirigere sul set, ci sono grazie a loro.

Federico Fellini (©girella/lapresse archivio storico)

Tra le tante foto, capita poi che una sia scelta per diventare l’immagine della locandina, quella che la maggior parte delle persone tenderà ad associare a quel film. Non sempre, per le locandine, sono scelte foto di scena, e capita anche che esistano locandine diverse per lo stesso film: a volte si scelgono singoli fotogrammi del film (ma è raro, anche solo semplici questioni di qualità dell’immagine), altre volte immagini di altro tipo, che anziché mostrare un personaggio provano a esprimere un concetto.

Di un recente caso di fotografia di scena scelta come immagine di copertina e da locandina di un film ha parlato Letterboxd. È l’immagine che ritrae Benedict Cumberbatch, complesso e tormentato protagonista del Potere del cane, diretto da Jane Campion: «Il primo film in tredici anni della regista, il suo primo con un protagonista maschile, il primo ruolo di Cumberbatch in modalità iper-mascolina, dopo una serie di film Marvel e ruoli più concilianti». Tutta una serie di informazioni che in qualche modo andavano accennate in una sola e semplice immagine di Phil Burbank, il protagonista del film.

La fotografa di scena Kirsty Griffin dice però che, quando fece la foto, fu semplicemente perché le sembrava una buona opportunità per una bella foto. «Quello era il suo paesaggio, successe tutto in modo spontaneo», ha detto Griffin: «non sapevo che sarebbe diventata l’immagine del film, pensai solo che quella fotografia andava fatta».

Griffin ha detto di aver fatto nove fotografie, in circa un minuto e mezzo, nel retro di un fienile del set neozelandese del film, dopo che era stata girata una scena prima che la luce cambiasse, con Cumberbatch che «faceva Phil».

(Kirsty Griffin, Netflix)

Campion ha raccontato che, sebbene non sia comune che succeda, sul set le capitava di richiamare l’attenzione di Griffin nel caso in cui vedesse «qualcosa che poteva essere rappresentativo, dandole modo e tempo di fare la foto». Un tempo, quando la fotografia era analogica (e le fotografie facevano rumore, cosa parecchio problematica durante le riprese) si faceva giusto qualche rullino di foto; sul set del Potere del cane, Griffin ha detto di aver fatto qualcosa come 30mila fotografie.

È molto difficile che qualche fotografo di scena diventi famoso o conosciuto ai non addetti ai lavori. Griffin, che fa anche documentari, ha meno di mille follower su Instagram; ne ha invece diverse decine di migliaia Jasin Boland, fotografo di scena di Mad Max: Fury Road, No Time To Die, Everest, Captain Phillips, e di Matrix. Tra i più noti fotografi di scena, non solo per questioni di parentela, c’è poi David Lee, fratello di Spike.

Negli Stati Uniti, dove ogni categoria del cinema ha il suo sindacato, anche i fotografi di scena hanno il loro: la Society of Motion Picture Stills Photographers. In un cinema che premia praticamente ogni singolo aspetto del fare cinema, non sono però molti i premi per i fotografi di scena. Ed è significativo che ad assegnare quelli considerati più importanti sia il sindacato degli “addetti stampa” (l’International Cinematographers Guild Publicists Awards) e non invece l’ASC, il sindacato di direttori e direttrici della fotografia.

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