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  • Martedì 8 febbraio 2022

È cominciato il processo su questa foto

Due carabinieri sono imputati per quanto successo in caserma la notte in cui Gabriel Natale Hjorth fu arrestato per l'omicidio di Mario Cerciello Rega

La fotografia di Gabriel Natale Hjorth ammanettato e bendato
La fotografia di Gabriel Natale Hjorth ammanettato e bendato

È iniziato a Roma il processo per ciò che accadde a Roma il 27 luglio 2019 all’interno della caserma dei carabinieri di via dei Selci, quando Gabriel Natale Hjorth, il giovane americano che era stato arrestato assieme al suo amico Finnegan Lee Elder per l’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, fu fotografato e ripreso in un video mentre era ammanettato e bendato. Il processo per il bendaggio è una diramazione del processo principale al termine del quale il 5 maggio scorso, in primo grado, i due ragazzi americani erano stati condannati all’ergastolo (il processo d’appello inizierà il 10 febbraio).

A comparire davanti al giudice monocratico (è il giudice che decide da solo, senza la collaborazione di altri colleghi) è il carabiniere Fabio Manganaro, individuato dalla procura di Roma come colui che bendò il giovane fermato: è accusato di abuso di autorità contro arrestati o detenuti. Un altro carabiniere, Silvio Pellegrini, accusato di aver diffuso in tre gruppi di WhatsApp la fotografia di Gabriele Natale Hjorth mentre era bendato, è stato rinviato a giudizio per violazione del segreto investigativo e abuso d’ufficio.

Quando fu diffusa quell’immagine il generale Giovanni Nistri, allora comandante dell’Arma dei carabinieri, parlò di «fatto molto grave», mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte disse che «riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati».

Durante il processo per l’omicidio di Cerciello Rega, Silvio Pellegrini, accusato di aver diffuso la fotografia, aveva detto che bendare Gabriel Natale Hjorth era stata «in quel preciso istante l’unica mossa possibile di contenimento. Era l’unico modo per calmarlo. Era agitato, indocile, al punto che ho preso anche qualche testata da lui». Pellegrini, che per la diffusione di quelle foto è indagato anche dalla procura militare, aveva poi detto che «il bendaggio è durato pochi minuti, poi la sciarpa è calata da sola sul collo e Natale si è calmato e gli hanno dato da bere».

Intervistato dal quotidiano Il Dubbio, uno dei due legali di Gabriel Natale Hjorth, Francesco Petrelli, ha ricordato che il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, organismo del Consiglio d’Europa, ha condannato la pratica del blindfolding, il bendaggio, in quanto «trattamento inumano e degradante». Non solo, secondo l’avvocato quella immagine ha determinato nel pubblico la convinzione della colpevolezza dell’accusato: «Quella che è stata una sconsiderata pratica vessatoria, a causa della sua vasta e immediata diffusione ha avuto l’effetto di sostenere l’accusa facendone immediatamente percepire la presunta fondatezza, oltre e al di là della prova (…). Si tratta di un meccanismo psicologico facilmente comprensibile».

Mario Cerciello Rega fu ucciso nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019. Secondo le ricostruzioni di procura e carabinieri che svolsero le indagini, quella sera due ragazzi americani in vacanza a Roma, Gabriel Christian Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder, si spostarono dal loro albergo in piazza Cavour fino al quartiere di Trastevere dove volevano acquistare della cocaina. In piazza Trilussa chiesero la droga a quello che poi venne individuato come un frequentatore abituale della zona che viveva di piccoli espedienti, Sergio Brugiatelli. Brugiatelli accompagnò uno dei due ragazzi americani da uno spacciatore, Italo Pompei, che consegnò al ragazzo un involucro che invece conteneva tachipirina. Appena terminato lo scambio arrivarono due carabinieri a bordo di uno scooter che bloccarono lo spacciatore mentre Brugiatelli e uno dei due ragazzi americani si allontanarono velocemente. L’altro ragazzo fuggì portando via lo zaino di Brugiatelli che conteneva anche il cellulare.

Brugiatelli chiamò quindi il suo telefono e uno dei due ragazzi gli rispose che, se avesse rivoluto il suo zaino, avrebbe dovuto presentarsi con 100 euro e la cocaina promessa. Brugiatelli avvertì i carabinieri. Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega venne contattato dalla centrale operativa del Comando Gruppo di Roma: raggiunse il collega Andrea Varriale. Brugiatelli diede appuntamento ai due ragazzi americani in via Pietro Cossa. Alle 2.13 del mattino, secondo il racconto di Andrea Varriale, i due carabinieri avvicinarono Elder e Natale Hjorth identificandosi. I due ragazzi provarono a scappare: Varriale tentò di bloccare Natale Hjorth, che però fuggì, mentre Cerciello Rega afferrò Elder: quest’ultimo impugnò un coltello che aveva con sé e colpì 11 volte il carabiniere, uccidendolo.

Nelle prime ricostruzioni emersero alcune contraddizioni nel racconto di Varriale. Furono anche avanzati dubbi sul fatto che i due carabinieri quella sera fossero in servizio. Venne poi confermato che, da mezzanotte, erano in effetti in servizio. Emerse poi che né Cerciello né Varriale avevano quella sera la pistola di ordinanza. Per questo Varriale fu indagato dalla procura militare per violata consegna.

I due giovani vennero individuati e arrestati il mattino seguente nel loro albergo. Elder, nella sua prima dichiarazione, disse: «In un attimo si sono girati e si sono avventati su di noi senza dire una parola, senza qualificarsi. L’uomo più grande, era una montagna, mi ha buttato per terra e ha messo tutto il suo peso su di me. Sono andato nel panico e ho pensato volesse uccidermi. Quando ho sentito le sue mani sul collo istintivamente ho preso il coltello e l’ho colpito per togliermelo di dosso. Non pensavo a nulla, ero solo terrorizzato». Natale Hjorth invece disse di non essersi accorto del fatto che il suo amico avesse estratto il coltello.

Il 5 maggio scorso, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth furono condannati all’ergastolo. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici parlarono di «una sconcertante perpetuazione di gravi reati posti in essere in un’inquietante escalation di illegalità» e di una «esaltazione delle droghe e l’ostentazione di armi e denaro quali simboli di affermazione, documentati dalle immagini rinvenute sui loro telefonini». Per i giudici ci fu un programma pensato e condiviso da entrambi: per questo anche Natale Hjorth fu  condannato all’ergastolo nonostante fosse stato solo Elder a colpire Cerciello Rega. Quanto alla possibilità che Elder avesse agito per difendersi da quella che credeva un’aggressione i giudici scrissero:

«Nel caso in esame deve escludersi la sussistenza di un atteggiamento difensivo. I due imputati sono ben consapevoli di trovarsi in una situazione di illiceità da loro stessi provocata e dalla quale non possono ritenersi legittimati ad uscire mediante il ricorso a una simile violenza, non siamo di fronte ad una reazione armata ma al contrario ad un’azione finalizzata all’offesa volta ad evitare il verosimile arresto da parte delle forze dell’ordine intervenute sul posto e qualificatesi».

Per il giudice poi non c’era stato «nessun pentimento» e quindi non c’erano «elementi positivamente apprezzabili per riconoscere le circostanze attenuanti generiche». Elder è detenuto nel carcere di Rebibbia, Natale Hjorth a Regina Coeli. Il processo d’appello inizierà tra due giorni, il 10 febbraio.