Com’è sostituire i propri occhiali con i Ray-Ban Stories

Un redattore lo ha fatto per più di un mese e dice che è molto comodo, ma costa ancora troppo

Qualche settimana fa un redattore ha ricevuto generosamente in regalo i nuovi Ray-Ban Stories, gli occhiali di Luxottica prodotti in collaborazione con Facebook di cui si era parlato abbondantemente a settembre, quando erano stati messi in commercio. Il redattore li ha indossati quotidianamente per l’ultimo mese e ha messo insieme un po’ di considerazioni che ha raccolto in questo articolo, per tutti gli interessati a sapere quanto siano utili (e a cosa), comodi e convenienti. 

I Ray-Ban Stories sono degli occhiali “smart”, nel senso che hanno due fotocamere accanto alle lenti e dei piccoli microfoni e altoparlanti inseriti nelle aste. Sono principalmente venduti come occhiali da sole (a 329 euro), ma spendendo qualche centinaia di euro in più c’è la possibilità di sostituire le lenti da sole con quelle graduate o fotocromatiche, che sono quelle che ha scelto il redattore per usarli tutto il giorno. I suoi sono del modello Meteor, ma sono disponibili anche in altri due modelli: WayfarerRound, tutti unisex.

Cosa fanno, nel concreto
I Ray-Ban Stories permettono di scattare foto, registrare video della durata di massimo 30 secondi e usare gli altoparlanti e i microfoni come delle cuffie Bluetooth, quindi per ascoltare musica o podcast e fare telefonate. Non c’è niente di “smart” in quello che vede chi li indossa, niente di vagamente simile a quelli di Tony Stark, per intenderci: la parte delle lenti è quella tradizionale. 

Insieme, però, la possibilità di riprendere e quella di ascoltare sono molto comode. Dal punto di vista dell’audio sono molto più confortevoli di un normale paio di auricolari Bluetooth, per il semplice fatto che non dovete mettere-e-levare nulla dalle orecchie. La qualità audio ovviamente ne risente, specie rispetto a un paio di auricolari di fascia alta, ma secondo il redattore è un problema che viene fuori solo quando si deve ascoltare la musica. 

Come funziona la ricarica?
La carica avviene attraverso la custodia, come per alcuni auricolari Bluetooth, appunto. La custodia è leggermente più grande di una normale custodia per occhiali, ha un ingresso USB-C per ricaricarsi e – una volta carica – può ricaricare gli occhiali anche mentre si è in giro. Certo, gli occhiali vanno messi dentro per essere ricaricati, quindi se li usate come occhiali da vista dovete sempre averne un paio di riserva. Oppure aspettare di andare a dormire per ricaricarli. In ogni caso, gli occhiali si ricaricano piuttosto velocemente: dallo 0 al 60 per cento in mezz’ora circa.

La custodia dei Ray-Ban Stories, a destra, a confronto con una custodia medio-piccola

Quanto dura la batteria?
Poco, se li usate come occhiali da vista per tutto il giorno. Abbastanza, se li usate solo come occhiali da sole. Per evitare di sprecare la batteria, gli occhiali si possono “spegnere” nelle loro funzioni digitali – restano degli occhiali normali – per poi essere riaccesi quando si preferisce. Se si vuole tenerli accesi in modo continuativo (per rispondere a telefonate, per scattare foto all’improvviso, eccetera) non durano una giornata intera: per capirci, intendiamo una giornata che comprenda scattare una decina tra foto e video, ascoltare un podcast di una mezz’ora e ricevere occasionali brevi telefonate, tenendo gli occhiali sempre accesi in stand-by, pronti all’uso.

Come sono le foto e i video?
Le due fotocamere sono molto piccole e la definizione lascia un po’ a desiderare. Facebook cerca di porre rimedio rielaborando l’immagine una volta che la foto è stata scattata e inviata allo smartphone. Per far funzionare gli occhiali infatti è necessaria un’app, Facebook View (disponibile per Android e iOS): potete fare qualche foto anche senza, nel caso abbiate dimenticato il telefono da qualche parte ad esempio, ma la memoria degli occhiali è molto ridotta e le immagini e i video possono essere salvati sullo smartphone solo se si ha l’app.

Le foto fatte con la luce del giorno e all’esterno hanno una qualità accettabile, specie per essere condivise sui social network, che è l’obiettivo principale per cui il prodotto è stato pensato. 

Una foto fatta con Ray-Ban Stories di giorno (il Post)

Quando si tratta di fare foto all’interno con poca luce o durante le ore notturne, i risultati sono più deludenti. Secondo il redattore si tratta grosso modo della stessa qualità di uno smartphone medio di qualche anno fa.

Una foto fatta con Ray-Ban Stories al tramonto (il Post)

Lo stesso discorso vale per i video. Qui sotto c’è un breve video che il redattore ha fatto mentre andava in bici, ma ci tiene a sottolineare che è meglio abbandonare qualsiasi idea di usare gli occhiali come una dashcam: i video non vanno oltre il mezzo minuto e avviare la registrazioni con i comandi vocali richiede un po’ troppi secondi.

Come si fanno le foto e i video?
In due modi: si può azionare l’occhiale premendo un piccolo pulsante sull’asta destra (un tocco breve per fare partire e terminare il video, un tocco prolungato per scattare una foto) oppure si possono usare i comandi vocali, solo in inglese per ora, dicendo “Hey Facebook, take a picture” o “Hey Facebook, take a video”.
È un po’ frustrante che l’assistente vocale che permette di fare queste due cose non permetta di fare nient’altro, nemmeno sapere l’ora. Insomma non è paragonabile agli altri assistenti più famosi come Siri, Alexa o Google e soprattutto non permette di comunicare con questi se li avete già presenti sul telefono. 

Una foto fatta con Ray-Ban Stories (il Post)

Come funziona l’app?
Fa il minimo indispensabile: riceve la foto o il video dagli occhiali, li processa e “abbellisce” come detto; e rende tutto disponibile dopo qualche secondo. Da lì in poi potete fare delle foto e dei video ciò che volete: condividerli o spostarli nella galleria del telefono.

Una foto fatta con Ray-Ban Stories (il Post)

E per la privacy?
Quando sono usciti i Ray-Ban Stories si è parlato molto della possibilità di essere ripresi a propria insaputa da qualcuno che indossa questi occhiali. Secondo il redattore che li usa, il rischio c’è ma non più che usando uno smartphone o altri dispositivi appositi. La luce che viene accesa accanto alla lente destra, quando si aziona la fotocamera, serve appunto a segnalare all’esterno che si sta scattando una foto o registrando un video. È piuttosto visibile in ambienti chiusi, in special modo se c’è poca luce. Per strada e in pieno giorno probabilmente passa più inosservata.

Punti a favore insospettabili
Per ricevere le chiamate, alzare o abbassare il volume e mettere in pausa bisogna toccare con il dito l’asta destra in vari modi: questi comandi touch funzionano anche con i guanti, cosa che raramente succede con gli auricolari Bluetooth con comandi simili.
Un altro punto a favore, rispetto agli auricolari, è che sono molto più confortevoli se dovete usare il casco in motorino. Alcuni auricolari possono premere in modo fastidioso mentre gli occhiali non danno problemi.

Punti a sfavore insospettabili
Il principale problema riguarda la struttura degli occhiali: i rivenditori sottolineano che, una volta aperta la confezione, gli occhiali non possono essere più modificati. Nel concreto questo vuol dire che, se vi cambia la gradazione, si scheggia una lente o cose simili, l’occhiale è da buttare. Apparentemente la struttura, con le sue componenti elettroniche, è troppo fragile per essere manipolata con l’estrazione/inserimento delle lenti più volte. La cosa buona è che se sono graduati difficilmente qualcuno avrà interesse a rubarveli. 

Altri punti a sfavore riguardano la generale fragilità in situazioni quotidiane in cui di solito non stiamo particolarmente attenti a salvaguardare i nostri occhiali: ad esempio quando si apre il forno ed esce l’aria calda, o se ci si trova fuori senza ombrello e piove molto. Il redattore non ha messo alla prova gli occhiali in queste o simili condizioni, ma anche in questo caso i rivenditori invitano alla massima prudenza, sottolineando che si tratta di dispositivi elettronici. Gli occhiali inoltre notificano di non potere funzionare al 100 per cento quando fa troppo freddo: al redattore è capitato in normali giornate invernali milanesi, ma – salvo la notifica – non ha avuto problemi nell’utilizzo degli occhiali.

Punti a sfavore molto sospettabili
Il prezzo, dice il redattore. La fragilità degli occhiali sarebbe accettabile a fronte della generale comodità che comportano, ma non al prezzo che hanno. Per i modelli da sole si parte da 329 euro, si sale a 409 euro per i fotocromatici e il prezzo aumenta ancora sostituendo le lenti base con quelle graduate. Il modello graduato e fotocromatico tutto incluso costa 789 euro.

Quindi perché? E per chi?
La spesa dell’occhiale graduato diventa sicuramente più accettabile se avete bisogno di sostituire gli occhiali in ogni caso; e ancor di più siete anche alla ricerca di un paio di auricolari Bluetooth (per telefonare più che per ascoltare musica, come detto). Il redattore dice di usarli molto per riprendere il figlio di pochi mesi in momenti in cui sarebbe complicato accedere allo smartphone o a una fotocamera. In generale, dice di trovarsi molto bene e pensa che se costassero la metà li consiglierebbe a chiunque: in fin dei conti, se si indossano comunque gli occhiali, perché non averne un paio in sostituzione delle cuffie e che possano scattare qualche foto ogni tanto?