Le autorità kazake dicono che il numero dei morti nella rivolta della prima settimana di gennaio è salito a 225

Poliziotti armati durante le proteste in Kazakistan (AP Photo/Vladimir Tretyakov)
Poliziotti armati durante le proteste in Kazakistan (AP Photo/Vladimir Tretyakov)

Le autorità kazake hanno fatto sapere che il numero delle persone morte nella rivolta della prima settimana di gennaio, che si era generata da manifestazioni contro l’aumento del prezzo del carburante, è arrivato a 225.

«Durante lo stato di emergenza, sono stati portati agli obitori i corpi di 225 persone: 19 di queste erano militari o membri delle forze dell’ordine», ha detto Serik Shalabayev, capo della sezione dei procedimenti penali della procura.
Altri, secondo Shalabayev «erano banditi armati che avevano preso parte ad attacchi terroristici. Purtroppo gli atti terroristici hanno fatto vittime anche tra i civili».

Le proteste erano cominciate all’inizio di gennaio, e il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev – che governa in maniera autoritaria – aveva risposto con durezza: aveva sciolto il governo, nominando a capo del nuovo esecutivo l’ex vice primo ministro Alikhan Smailov, aveva dichiarato lo stato di emergenza, che prevede un coprifuoco e limitazioni ad alcune libertà, definito i manifestanti «terroristi», e aveva ordinato alle forze di sicurezza di reprimere con violenza le proteste. Così è successo, anche grazie a un intervento militare della Russia.