Una canzone di Paul McCartney

Tirata fuori per divertimento

(Dimitrios Kambouris/Getty Images)
(Dimitrios Kambouris/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
C’è il video del nuovo singolo di Adele, la canzone più scarsa del disco.
Un disco di cover country di canzoni di George Gershwin, non so se proprio ce ne fosse bisogno: ma le canzoni di Gershwin sono imbattibili, quindi rischi grossi non dovrebbero esserci, e se c’è un’occasione di ascoltare Someone to watch over meprendiamocela.
È morta a 93 anni Marilyn Bergman, di cui basterebbe dire che fu coautrice della canzone di Come eravamo (ma anche di You don’t bring me flowers). LA canzone. Insomma è morta la persona che si inventò
Memories
May be beautiful and yet
What’s too painful to remember
We simply to choose to forget

Ou Est Le Soleil
Paul McCartney

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Tra le cose definitive che ha mostrato il famoso e stracitato documentario Get back, c’è che Paul McCartney è sempre stato un genio: non solo in termini di composizione musicale, come si è sempre detto, a volte anche pigramente; ma un genio umanamente e per consapevolezza di ben altro che non solo la musica. Il luogo comune di “grande autore di meravigliose canzoni pop” è riduttivo, e lo ha collocato sempre in uno spazio suo rispettato ma anche un po’ distante, e oppresso dalla figura di ben altra statura intellettuale e impegno morale di John Lennon (statura che in Get back arriva molto meno, invece): mentre McCartney è uno che la sa lunga, e con la musica lo si è capito quasi più fuori dai Beatles che non coi Beatles. Fuori dai Beatles – almeno nel secolo scorso – ha fatto cose molto più varie e sapienti che non “meravigliose canzoni pop”, e anche parecchio rock.

Prendete Rock Show o So glad to see you here, oppure Rinse the raindrops ancora nel 2001. Oppure Où est le soleil, di cui in Playlist avevo scritto “cinque minuti di funkeggiamenti strumentali intorno a un super basso e un minimo verso insensato: “où est le soleil, dans la tête, travaillez””. Era alla fine del suo disco del 1989 a cui collaborarono in molti (quattro canzoni le scrisse con Elvis Costello) e che fu in parte prodotto da Trevor Horn e da Stephen Lipson, con i quali a fine registrazioni tirarono fuori questa cosa “per divertimento”. E divertente è.

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