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  • Mercoledì 12 gennaio 2022

Il caso delle violenze sessuali a Milano nella notte di Capodanno

Sono avvenute in Piazza Duomo e hanno riguardato varie ragazze: al momento ci sono una dozzina di indagati, tutti giovani

(un'immagine tratta da uno dei video che circolano sulle violenze di Capodanno in Piazza Duomo)
(un'immagine tratta da uno dei video che circolano sulle violenze di Capodanno in Piazza Duomo)

Da giorni la procura di Milano sta portando avanti un’estesa inchiesta su una serie di abusi e violenze sessuali avvenute nella notte fra 31 dicembre e 1 gennaio in Piazza del Duomo, a Milano. Il caso, di cui si stanno occupando sia i giornali locali sia quelli nazionali, si è ingrandito giorno dopo giorno: ad oggi sono state individuate 9 ragazze che hanno subito violenza, mentre le indagini si stanno concentrando su decine di sospettati, tutti molto giovani: non è ancora chiaro se appartengano allo stesso gruppo. Mercoledì mattina due dei ragazzi sospettati sono stati arrestati.

Lunedì il sindaco di Milano Beppe Sala si era scusato a nome della città con le ragazze coinvolte, promettendo l’assunzione di 500 nuovi vigili – cosa che aveva già fatto in campagna elettorale – e anticipando che il Comune intende costituirsi parte civile nel futuro processo. L’opposizione di destra ha chiesto le dimissioni dell’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, che la consigliera della Lega Silvia Sardone ha definito di recente «l’assessore peggiore della storia del Comune di Milano».

Da tempo la destra milanese accusa il centrosinistra, che governa la città dal 2011, di trascurare la gestione della sicurezza, nonostante in tutta la provincia i reati siano in calo da anni. Il centrosinistra ribatte invece che sta cercando di intervenire sulle cause profonde del problema, come per esempio l’assenza di prospettive per molti giovani delle periferie.

La procura si sta concentrando su tre episodi, «tutti con le stesse modalità», racconta il Corriere della Sera: «l’isolamento e l’accerchiamento della ragazza, gli strattoni, le mani addosso». Diverse ragazze hanno raccontato di essere state aggredite da un numeroso gruppo di ragazzi che hanno tentato di rapinarle e allo stesso tempo di spogliarle e palparle. «Mi ricordo che ci hanno spinte per terra. Una volta a terra mi hanno sollevato la gonna. Tutte quelle mani sui nostri corpi… Non potevamo reagire. Mi hanno abbassato il reggiseno, mi hanno afferrato il seno, mi toccavano dappertutto», ha raccontato per esempio una ragazza molestata, una studentessa tedesca di 20 anni, fra le prime a denunciare.

«Cercavano di tirarti su il vestito anche se venivi vestita in tuta, non gliene fregava niente. Siamo state spinte in avanti, le mie amiche sono riuscite a uscire da questa folla di gente, io sono rimasta in mezzo. Mi hanno spinta in terra e cercavano di toccare più che potevano», ha raccontato un’altra ragazza aggredita alla trasmissione tv Controcorrente.

Il primo episodio di violenza sarebbe avvenuto nei pressi del monumento equestre, il secondo poco più in là, all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, il terzo a poche decine di metri, nella piazza. Di alcune violenze sono circolati alcuni video piuttosto confusi in cui si vedono decine di ragazzi circondare una o due ragazze, mentre altri cercano di difenderle. Sembra che la procura stia comunque utilizzando i video per cercare di identificare i sospettati, prestando particolare attenzione ai vestiti e ai volti che si intravedono.

In seguito alle prime ricostruzioni, martedì mattina sono stati perquisiti 18 ragazzi di età compresa fra 15 e 21 anni. Fra di loro, otto sono stranieri – fra cui sei egiziani – e cinque sono italiani di seconda generazione, cioè figli di stranieri. Nove di loro abitano a Torino, uno a Bergamo, gli altri a Milano e in provincia. Questo ha portato il sindaco Sala a sostenere che «gran parte del branco arriva da fuori Milano».

In tutto, sempre secondo i giornali, nell’inchiesta della procura ci sono 12 indagati per reati come violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni aggravate. «Mi sembra che a dieci giorni dai fatti, la risposta su quanto avvenuto in Piazza del Duomo all’ultimo dell’anno sia stata adeguata e rapida», ha commentato martedì il questore di Milano, Giuseppe Petronzi.

In realtà ci sono ancora diversi punti non chiari. Per esempio non ci sono ancora ipotesi precise su chi siano esattamente gli aggressori, e se provengano tutti dallo stesso ambiente. Due giorni fa l’esperto cronista del Corriere della Sera Giuseppe Guastella scriveva per esempio che in tutto l’indagine coinvolge una trentina di ragazzi, «forse divisi in più gruppi», comunque di provenienza diversa. Non è chiaro nemmeno se esista un problema di violenza in Piazza del Duomo nei weekend, o se simili episodi stiano capitando anche in altre zone della città.

Molti, soprattutto a destra, si sono concentrati sull’origine straniera dei ragazzi coinvolti. In realtà diverse commentatrici hanno sottolineato che più che l’etnia in casi del genere gioca un ruolo fondamentale il maschilismo tossico presente a tutti i livelli della società. «Ciò che riguarda le caratteristiche economiche, di censo, provenienza sociale o geografia, alterazione chimica abituale o episodica, dell’ansia delle feste che prende tutti e tutte o della vendetta per una necessità o una invidia sociale», ha scritto per esempio Chiara Valerio su Repubblica, «sono secondarie riguardo l’aspetto culturale del fenomeno, quella specie di essere nella vita adulta che ripete un gioco violento e talvolta sanguinario».

Valentina Furlanetto, giornalista di Radio24 che si occupa spesso di immigrazione e integrazione, è stata ancora più esplicita: «Le molestie in Duomo sono gravissime, ma sono un problema di maschilismo e non di immigrazione», ha detto durante il talk show Quarta Repubblica.

Milano ha poi da tempo un problema di crescenti disuguaglianze fra centro, periferia e provincia, di cui gli episodi di violenze e di piccola criminalità in certi quartieri sono soltanto una delle molte conseguenze. Parlando con Repubblica, il sociologo dell’Università Bicocca Marco Terraneo, esperto di inclusione sociale, spiega che spesso i ragazzi coinvolti in episodi del genere «vengono da contesti urbani difficili, o problematici. [Sono] figli di italiani, figli di stranieri, con percorsi scolastici accidentati, spesso interrotti. Hanno legittime aspirazioni, ma non riescono ad accedere ai privilegi della nostra società».