La “cremazione con l’acqua”, voluta da Desmond Tutu

È una tecnica che permette di sciogliere il corpo con un trattamento chimico e costi ambientali bassissimi

La bara di Desmond Tutu viene trasportata fuori dalla cattedrale di St. George dopo il funerale, sabato primo gennaio (AP Photo/ Jerome Delay)
La bara di Desmond Tutu viene trasportata fuori dalla cattedrale di St. George dopo il funerale, sabato primo gennaio (AP Photo/ Jerome Delay)

Sabato nella cattedrale di St. George a Cape Town, in Sudafrica, si sono tenuti i funerali dell’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace nel 1984, morto lo scorso 26 dicembre a 90 anni. Il giorno successivo le sue ceneri sono state interrate nella cattedrale durante una cerimonia privata, dopo che il suo corpo era stato cremato per sua scelta con una tecnica particolare: quella dell’idrolisi alcalina, che è ancora poco diffusa ma è considerata un’alternativa alla tradizionale sepoltura, anche per il minore impatto ambientale che comporta.

La tecnica dell’idrolisi alcalina, chiamata anche “biocremazione”, “cremazione verde” o “cremazione con l’acqua”, non consiste nel bruciare il corpo come avviene con la cremazione tradizionale, ma lo sottopone a un trattamento fisico e chimico che scioglie gli organi e i tessuti e successivamente polverizza le ossa. Il Sudafrica non ha una legislazione precisa nei confronti di questa pratica, e per quanto riguarda l’Europa finora si è discusso di legalizzarla solo nei Paesi Bassi: negli ultimi vent’anni però si è diffusa abbastanza in Canada, in Australia e negli Stati Uniti, dove può essere scelta in una ventina di stati, tra cui California, Florida e Illinois.

In estrema sintesi, il procedimento della cremazione con l’acqua funziona così. Il corpo della persona morta viene inserito in posizione orizzontale in un grosso macchinario attraverso un portellone metallico, che poi viene sigillato. Gli addetti dell’impresa di pompe funebri attivano poi la macchina, che pesa il corpo della persona e calcola quanta acqua e quanto idrossido di potassio saranno necessari per completare l’idrolisi (l’idrossido di potassio è una sostanza che tra le altre cose è usata nella produzione della carta e come regolatore di acidità in alcuni prodotti alimentari, e di norma servono più o meno 270 litri d’acqua ogni 30 chilogrammi).

Il corpo viene quindi immerso in una soluzione alcalina di acqua e idrossido di potassio, con un pH di circa 14, estremamente basico, e la temperatura viene alzata fino a circa 152 °C.

In queste condizioni tutti i tessuti del corpo si sciolgono completamente nel giro di 60-90 minuti: il liquido che resta viene fatto defluire, mentre le ossa – che rimangono integre assieme ad eventuali protesi e dispositivi medici – vengono prima risciacquate con acqua fredda e poi riscaldate a 120 °C in modo da essere asciugate.

Queste poi possono essere ridotte in frammenti, polverizzate e consegnate ai familiari della persona defunta affinché vengano conservate o disperse.

Philip Olson, scienziato dell’università Virginia Tech che si è occupato di cremazione con l’acqua in uno studio del 2014, ha raccontato al Washington Post che la tecnica dell’idrolisi alcalina era stata sviluppata negli anni Novanta da alcuni ricercatori degli Stati Uniti che cercavano un metodo poco costoso e sicuro per gestire i corpi degli animali usati a scopo di studio. Nello stesso periodo, spiega Olson, altri scienziati in Giappone e Scozia avevano studiato l’applicazione di questo metodo per liberarsi delle carcasse degli animali morti in seguito a malattie come il “morbo della mucca pazza”.

All’inizio degli anni Duemila la pratica aveva cominciato a essere usata da molti veterinari americani e, grazie agli opportuni miglioramenti e adattamenti, negli anni seguenti era stata progressivamente adottata dalle pompe funebri di vari stati per gestire corpi umani.

L’intero processo di cremazione con l’acqua può durare fino a quattro ore e ciò che se ne ottiene oltre alle ossa è un liquido trasparente, di un colore simile a quello del tè, che contiene amminoacidi e peptidi, non ha nessuna traccia di DNA e può essere gettato via. Il liquido può essere smaltito attraverso uno scarico e disperso nel sistema fognario senza creare danni: possono comunque essere aggiunte altre sostanze che lo rendono meno basico e quindi adatto per essere smaltito.

Una delle critiche che vengono fatte più spesso a questa tecnica riguarda proprio la fine che fanno gli organi e i tessuti di cui erano composti i corpi. Chi la sostiene ritiene invece che sia una pratica che accelera il processo naturale di decomposizione del corpo e che, soprattutto, produce meno inquinamento.

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Nel processo di cremazione che conosciamo meglio, il corpo di una persona defunta viene decomposto a temperature che vanno dai 750 a più di 980 °C nel giro di circa due ore. Il procedimento di cremazione tradizionale emette gas serra e pertanto contribuisce all’inquinamento atmosferico. Le sepolture tradizionali invece occupano una grande quantità di suolo e per realizzarle si impiegano sia cemento che altri materiali non biodegradabili.

Le conseguenze sull’ambiente della cremazione con l’acqua sono invece molto più contenute e riguardano per lo più l’elettricità consumata dai macchinari.

Secondo un’analisi indipendente citata da Resomation, un’azienda britannica che produce macchinari necessari per l’idrolisi alcalina, impiegare questa tecnica per decomporre il corpo di una persona defunta permette di emettere il 35 per cento in meno di gas serra rispetto alla cremazione tradizionale. Bio-Response Solutions, che si occupa di strumenti e servizi di questo tipo in Indiana, dice che la cremazione con l’acqua fa risparmiare il 90 per cento dell’energia impiegata per dissolvere un corpo con il tipo di cremazione più conosciuta.

Secondo due studi della ricercatrice olandese Elisabeth Keijzer, inoltre, l’idrolisi alcalina è il metodo di trattamento dei corpi dei morti più sostenibile a livello ambientale per diciassette su diciotto aspetti considerati, tra cui anche l’inquinamento prodotto, il consumo di acqua richiesto e lo spazio occupato nel suolo. Qualche anno fa Keijzer e i suoi colleghi hanno calcolato che se il “costo ambientale” di una sepoltura è equivalente a 63,66 euro (che può variare in base alle tecniche di inumazione dei vari paesi) e quello di una cremazione con feretro è di 48,47 (in Europa i corpi vengono cremati insieme alla bara che li contiene, diversamente da quanto avviene negli Stati Uniti), quello di una procedura di idrolisi alcalina è 2,59 euro.

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