Il futuro delle moto è a rischio

L'Unione Europea e altri vogliono vietare i veicoli a combustione nei prossimi decenni, ma costruire moto elettriche non è facile come per le auto

L'Harley-Davidson LiveWire, il primo modello elettrico dell'azienda motociclistica statunitense (AP Photo/M.L. Johnson)
L'Harley-Davidson LiveWire, il primo modello elettrico dell'azienda motociclistica statunitense (AP Photo/M.L. Johnson)

L’intenzione di alcuni governi di vietare la vendita di veicoli a benzina e gasolio nei prossimi decenni nell’ambito delle politiche di riduzione delle emissioni potrebbe creare grossi problemi alle industrie che producono motociclette. La Commissione Europea, nel suo piano ambientale “Fit for 55”, ha proposto di vietare la vendita di nuove automobili a combustione a partire dal 2035: la proposta non comprende le moto, ma è probabile che, se accettata, lo farà in futuro. Il Regno Unito, invece, ha detto esplicitamente che entro il 2035 le motociclette con motore a scoppio non potranno più essere vendute.

Come ha spiegato di recente un articolo di Politico, questo è un serio problema per i produttori di moto: anche se quello dei veicoli elettrici è uno dei settori in cui di più si sta investendo negli ultimi anni per contrastare il cambiamento climatico, i maggiori sviluppi tecnologici sono stati fatti nell’industria automobilistica. Per le moto, invece, le innovazioni maggiori hanno riguardato gli scooter da città, mentre il settore delle motociclette più potenti, adatte a percorrere lunghe distanze, è ancora piuttosto indietro: di fatto, e al contrario di quanto avviene con le automobili, è molto difficile trovare sostituti elettrici per le motociclette di grossa cilindrata, a meno di dover sottostare a importanti compromessi.

Questa arretratezza potrebbe essere «un disastro» per i motociclisti, e potrebbe portare «alla morte del motociclismo come hobby», ha detto a Politico un rappresentante dell’Associazione tedesca dei motociclisti.

L’ambizioso pacchetto di proposte di riforme contro il cambiamento climatico della Commissione Europea prevede, tra le altre cose, che entro il 2030 gli stati dell’Unione riducano le emissioni di anidride carbonica (CO2) del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, e che raggiungano la neutralità carbonica entro il 2050.

Tra le proposte del pacchetto, chiamato “Fit for 55”, una delle più ambiziose è appunto il divieto di vendita di nuove automobili a benzina o gasolio dal 2035.

Per ora sono solo proposte e prima di diventare effettive dovranno affrontare la probabile contrarietà di molti paesi membri e gruppi di interesse che potrebbero cercare di diluire o rimandare il piano. In Italia ha espresso alcune preoccupazioni al riguardo il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Le paure di Cingolani riguardano i tempi molto stretti dettati dalla Commissione Europea e il fatto che il piano riguarderà tutto il settore automobilistico, senza esenzioni per le auto sportive, come Ferrari e Maserati, che sono importanti per l’industria italiana.

Il pacchetto non cita direttamente le motociclette, ma è plausibile, scrive Politico, che per allora anche queste verranno incluse. Sono però incluse nei progetti di altri paesi, come per esempio il Regno Unito, e già adesso in diverse città europee alcuni tipi di motociclette sono soggetti a divieti di circolazione.

Insomma, l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 è un tema che toccherà tutto il settore delle motociclette, che dovrà pensare a nuovi modelli elettrici da mettere sul mercato: purtroppo però elettrificare una motocicletta è incredibilmente più difficile e complesso che elettrificare un’automobile.

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Rispetto alle automobili il problema principale della realizzazione di moto elettriche è lo spazio e il peso: per veicoli come le moto, spesso pensati per percorrere lunghe distanze, a differenza degli scooter da città, c’è bisogno di batterie ad alta capacità. Per garantire un’autonomia sufficiente le batterie finiscono per essere molto ingombranti e possono arrivare a pesare più di 100 kg, e di conseguenza incidono sulla manovrabilità del veicolo.

Ralph Mayer, professore di progettazione di sistemi per veicoli presso l’Università di Tecnologia di Chemnitz, in Germania, ha detto a Politico che per risolvere il problema dell’ingombro e del peso nel prossimo futuro «potrebbero essere fatti passi avanti, ma niente di rivoluzionario», e che in termini di manovrabilità delle moto le batterie agli ioni di litio «non potranno raggiungere i livelli offerti dai combustibili liquidi».

Un altro problema che limita attualmente la produzione di moto elettriche è la carenza di colonnine dove è possibile effettuare la ricarica rapida del proprio mezzo, che spesso si trovano lontane dalle strade cittadine e in molti casi sono utilizzabili solo dalle automobili.

C’è poi una questione culturale, più sottile e meno evidente dei problemi tecnici. Per molte persone che guidano automobili, passare a veicoli elettrici non crea un grosso disagio, mentre per tanti motociclisti appassionati il motore a combustione è una parte fondamentale del loro amore per le moto: anche il solo rumore del motore per molti è un qualcosa di irrinunciabile, che fa parte dell’esperienza della guida di una moto.

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Al momento però le grandi aziende motociclistiche che stanno seriamente investendo sui motori elettrici sono poche, e le principali soluzioni tecnologiche sono state proposte da piccole aziende o startup.

Una delle poche eccezioni è Harley-Davidson, storica azienda statunitense specializzata nella produzione di cruiser chopper, moto di grosse dimensioni utilizzate principalmente per viaggi lunghi. Già nel 2014 aveva presentato il suo primo prototipo di moto elettrica, entrata poi in produzione nel 2019. Si chiama LiveWire, ha una potenza di 150 cavalli, una batteria agli ioni di litio e un’autonomia di 225 km in città e 142 km in tragitti che alternino strade di città e autostrade.

L’eccezionalità di Harley-Davidson è ancora più evidente se si guarda cosa stanno facendo le altre grandi aziende mondiali. L’italiana Ducati, per esempio, non ha in programma la produzione di moto elettriche, e lo sviluppo ad ora è limitato al reparto sportivo: a partire dalla stagione 2023 sarà infatti fornitore ufficiale unico delle moto per la FIM Enel MotoE World Cup, la classe elettrica del Campionato del Mondo MotoGP.

Per quanto riguarda le quattro grandi aziende di moto giapponesi (Honda, Suzuki, Yamaha e Kawasaki), per ora non hanno in produzione moto elettriche, anche se hanno annunciato di essere al lavoro per realizzarne nei prossimi anni. Per questo lo scorso marzo hanno siglato un accordo per produrre insieme le batterie per le moto elettriche del futuro, in modo da adottare per tutti e quattro i marchi un sistema di ricarica standard e batterie intercambiabili.