Ci sono state 70 condanne nel processo “Rinascita Scott” sulla ‘ndrangheta calabrese

L'aula bunker di Lamezia Terme, in cui è stata pronunciata la sentenza (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Wire/ANSA)
L'aula bunker di Lamezia Terme, in cui è stata pronunciata la sentenza (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Wire/ANSA)

Sabato un filone dell’importante processo sulla ‘ndrangheta calabrese noto come “Rinascita Scott” si è concluso con 70 condanne e 20 assoluzioni in primo grado. Riguardano gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato, mentre altre decine – tra cui i sospetti boss criminali più importanti  – saranno giudicati col rito ordinario. Nel dicembre del 2019, l’operazione “Rinascita-Scott” aveva portato a oltre 300 arresti per presunte affiliazioni o collaborazioni con il clan criminale Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia.

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal magistrato Nicola Gratteri, aveva chiesto 85 condanne e 6 assoluzioni. Le pene più dure sono state assegnate a Pasquale Gallone, considerato il braccio destro del boss Luigi Mancuso, e a figure di spicco di cosche affiliate, tra cui Domenico Macrì e Francesco Antonio Pardea: sia Gallone che questi ultimi sono stati condannati a 20 anni di reclusione, la stessa pena chiesta dall’accusa. Tutti gli imputati condannati per il reato associativo sono stati condannati anche al risarcimento dei danni nei confronti dei comuni costituitisi parti civili.

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