Le critiche di Greta Thunberg alla COP26

«Non è un segreto che la COP26 sia un fallimento. Dovrebbe essere ovvio che non possiamo risolvere una crisi con gli stessi metodi che l'hanno provocata»

Greta Thunberg venerdì a Glasgow (AP Photo/Jon Super)
Greta Thunberg venerdì a Glasgow (AP Photo/Jon Super)

Venerdì, al termine di una manifestazione organizzata dal movimento ambientalista Fridays for Future a Glasgow, in Scozia, l’attivista svedese Greta Thunberg ha criticato molto duramente la COP26, l’annuale conferenza sul clima organizzata dall’ONU che si sta tenendo a Glasgow in questi giorni.

Parlando da un palco al termine della manifestazione, Thunberg ha detto che «Non è un segreto che la COP26 sia un fallimento. Dovrebbe essere ovvio che non possiamo risolvere una crisi con gli stessi metodi che l’hanno provocata». «Le persone al potere», ha continuato Thunberg «possono continuare a vivere nella loro bolla piena di fantasie, come la possibilità di una crescita infinita su un pianeta finito e una soluzione tecnologica che apparirà improvvisamente dal nulla e cancellerà immediatamente tutte queste crisi. Tutto questo mentre il mondo sta letteralmente bruciando, va a fuoco, e mentre le persone che vivono in prima linea stanno subendo gli effetti della crisi climatica».

La COP26, come le 25 conferenze che l’hanno preceduta, ha in generale lo scopo di riunire 196 paesi del mondo perché portino avanti delle iniziative condivise per contrastare il cambiamento climatico e scongiurarne gli effetti più dannosi per l’umanità, evitando di creare ulteriori problemi o ingiustizie.

In pratica ogni COP – un nome che sta per Conferenza delle Parti, e le Parti sono i paesi che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, più comunemente indicata con l’acronimo in inglese UNFCCC – ha obiettivi precisi, legati a quanto fatto nelle COP precedenti. La nota COP21 di Parigi del 2015, ad esempio, aveva l’obiettivo di fare approvare un nuovo grande accordo che stabilisse gli impegni tra 2020 e 2030 basati sui punti condivisi emersi nelle COP degli anni precedenti. Le COP successive invece hanno dovuto definire meglio alcuni degli obblighi citati nell’Accordo di Parigi, i meccanismi per verificarne il rispetto e altri aspetti per poterlo mettere in pratica.

La COP26 in particolare cercherà di definire un metodo per assicurarsi che i paesi rispettino gli impegni sulla riduzione delle emissioni di gas serra che hanno accettato di prendersi firmando l’Accordo di Parigi. Fino ad ora tra i risultati della COP26 di cui si è più parlato ci sono stati un accordo tra 40 paesi per abbandonare gradualmente il carbone per la produzione di energia elettrica e un accordo di 100 paesi contro la deforestazione. Entrambi gli accordi sono stati accolti con un certo scetticismo da esperti ed attivisti: perché trovati troppo tardi, poco ambiziosi o perché carenti di meccanismi per assicurarsi che vengano rispettati.

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