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  • Giovedì 28 ottobre 2021

La Calabria ha fatto qualche guaio con i fondi europei

La Commissione Europea ha bloccato i pagamenti dopo aver contestato due spese fatte con i finanziamenti comunitari

La Cittadella, sede della Regione Calabria (Foto Portale Calabria)
La Cittadella, sede della Regione Calabria (Foto Portale Calabria)

La Calabria ha un problema con la Commissione Europea, che lo scorso 31 agosto ha interrotto i pagamenti del Fondo Sociale Europeo (FSE) diretti alla Regione, usati per finanziare vari tipi di progetti sociali e professionali. Il motivo è legato ad alcune «grosse incongruenze» nella rendicontazione delle spese sostenute dalla Calabria negli ultimi anni nell’ambito dei progetti finanziati con il fondo europeo. La regione dovrà chiarire la questione perché i fondi siano nuovamente erogati.

A dare la notizia dell’interruzione dei pagamenti è stata una testata regionale calabrese, LaCnews24. Le spese interessate ammontano a un totale di 68,5 milioni di euro, ma non si sa quali siano nel dettaglio le cose che la Commissione contesta alla Regione Calabria. La procedura è ancora in corso e quindi non sono stati resi noti ulteriori particolari, anche se un’interrogazione al Parlamento Europeo della deputata del M5S Laura Ferrara ha chiesto che vengano spiegati pubblicamente tutti i passaggi della vicenda. L’importo di 68,5 milioni di euro è pari al 3% dell’investimento complessivo di 2,37 miliardi da parte della Commissione Europea per il programma operativo della Calabria.

Da parte sua la Calabria, dopo aver taciuto per alcuni giorni, ha scritto in una nota che le incongruenze sarebbero state individuate dalla Commissione in richieste di pagamento relative al 2016. La Commissione Europea, sospendendo i pagamenti, ha parlato invece di spese molto più recenti. Inoltre la Regione Calabria accenna a una sola contestazione mentre si sa che sono due. Altra cosa certa è che le incongruenze nelle rendicontazioni sono state ravvisate nelle spese del Fondo Sociale Europeo, la sezione delle risorse che si occupa di sostenere la formazione professionale, l’istruzione e le politiche per il lavoro.

In sostanza la Commissione Europea vuole spiegazioni dettagliate su due progetti per cui la Calabria ha richiesto i finanziamenti, e sui quali ritiene non tornino in qualche modo i conti. Spetta adesso alla Regione fornire i chiarimenti richiesti. La rendicontazione di progetti nell’ambito di finanziamenti europei è normalmente oggetto di aggiustamenti per far quadrare le spese, ma la sospensione dei pagamenti da parte della Commissione suggerisce che il problema sia di natura e dimensione che fanno in qualche modo eccezione.

L’FSE, che ha una dotazione di 10 miliardi di euro l’anno, è lo strumento che l’Unione Europea utilizza per finanziare decine di migliaia di progetti locali nei singoli paesi membri in materia di occupazione. Riguardano soprattutto la formazione professionale, l’istruzione e le politiche per il lavoro. I progetti possono essere sia piccole iniziative gestite da associazioni benefiche sia pianificazioni di portata più vasta.

Un portavoce della Commissione Europea ha spiegato che «in seguito ai risultati di un audit sul sistema di gestione e controllo del programma», è stato deciso di interrompere due richieste di pagamento presentate dalla Regione l’8 giugno e il 28 luglio per il POR, il Programma Operativo Regionale 2014-2020, il programma cioè che, come scrive in un documento la Regione Calabria, «si propone di creare crescita e occupazione incentivando l’innovazione e la competitività e migliorando il sistema regionale di ricerca e sviluppo».

Dopo la pubblicazione dell’inchiesta da parte di LaCnews24, la Regione Calabria aveva risposto che il blocco riguarderebbe alcuni pagamenti relativi a spese sostenute nel 2016 dai Centri per l’impiego per una cifra di 30,6 milioni di euro, a fronte di una spesa rendicontata a fine 2018 di oltre 200 milioni. Ma sia le cifre che le date sono diverse da quelle segnalate dalla Commissione, che ha risposto spiegando che «sulla base delle irregolarità individuate durante le procedure di audit, la Commissione ha concluso che esisteva il rischio che fossero presenti spese irregolari nelle spese dichiarate alla Commissione l’8 giugno e il 28 luglio 2021 e ha deciso di interrompere le relative richieste di pagamento».

Ha poi aggiunto, riferendosi nello specifico alla nota della Regione: «Non spetta a noi commentare, confermare o smentire comunicati stampa emessi da altre istituzioni. Possiamo solo dare la nostra posizione».

Laura Ferrara, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione al Parlamento europeo perché vengano spiegati quali sono nello specifico gli errori commessi dalla Regione Calabria. «La Commissione per ora non ha fornito queste risposte ma è necessario conoscere tutti gli elementi della vicenda», dice Ferrara, «Certo è che la Regione ha problemi strutturali di inefficienza. Per esempio capita spesso che vengano presentati progetti retrospettivi per far quadrare i conti. Inefficienze ed errori non riguardano questa o quella giunta: cambiano i governi ma ci troviamo sempre davanti agli stessi problemi».

Roberto Occhiuto, il neopresidente eletto a inizio ottobre che però si è insediato solo da due giorni, perché riconteggi e intoppi burocratici sono andati avanti a lungo, dice che il problema non esiste: «Io e la Calabria vogliamo provare ad essere campioni d’Italia nello spendere presto e bene le risorse che arriveranno. È questa la sfida che ci attende, se riusciremo a farlo avremo vinto, in caso contrario sarà un fallimento».

Se però la Regione Calabria non riuscisse a venire a capo delle irregolarità segnalate, la Commissione Europea potrebbe considerare in maniera definitiva irregolari alcuni pagamenti. I rimborsi, quindi, non arriverebbero. A quel punto la nuova giunta di Occhiuto si ritroverebbe in partenza con un pesante buco in bilancio.

Inoltre l’Autorità di Gestione della Regione, incaricata di redigere il POR, dovrebbe essere impegnata in questo momento sulla nuova programmazione per gli anni dal 2021 al 2027. Sta invece lavorando per trovare la soluzione agli errori fatti nel piano precedente, accumulando un ritardo. In realtà un Programma Operativo FSE era stato portato in aula già a marzo, ma le opposizioni avevano protestato duramente perché era stato fatto solo un copia e incolla di quelli del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia. L’Autorità di Gestione aveva ritirato immediatamente il piano.