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  • Martedì 26 ottobre 2021

Le tante storie dietro le finali del baseball americano

Iniziano le World Series, l’ultimo grande evento sportivo dell’anno negli Stati Uniti: le giocano Houston e Atlanta

I preparativi al Minute Maid Park di Houston, in Texas (Carmen Mandato/Getty Images)
I preparativi al Minute Maid Park di Houston, in Texas (Carmen Mandato/Getty Images)

Nella notte tra martedì e mercoledì iniziano le World Series, le finali del più importante campionato di baseball al mondo, quello nordamericano. Il “classico d’autunno”, come viene chiamato, è un evento centrale nella cultura sportiva americana e per almeno una settimana, a partire da stanotte, nelle televisioni e nelle prime pagine dei giornali si parlerà anche di questo.

Nella 117ª edizione delle World Series della Major League si incontrano gli Houston Astros e gli Atlanta Braves, due squadre che rappresentano due mondi diversi del baseball, arrivate alle finali al termine di due percorsi diametralmente opposti.

Per Houston sono le terze World Series in cinque anni. Gli Astros sono una delle squadre più giovani della Major League, essendoci entrati nel periodo di espansione del campionato negli anni Sessanta. Sono quindi legati a un’immagine diversa e meno “epica” rispetto alle squadre fondatrici, ma sono nel mezzo del miglior periodo della loro storia.

Con alcuni dei migliori giocatori nei rispettivi ruoli, come i lanciatori Justin Verlander e Zack Greinke, o i battitori José Altuve e Yordan Alvarez, gli Astros arrivano ai playoff da cinque anni, hanno vinto le World Series nel 2017 e le hanno perse due anni fa. I risultati degli ultimi anni sono stati però intaccati dallo “scandalo dei segnali rubati”, emerso nel 2019. Nel 2017 gli Astros vinsero le World Series imbrogliando, come stabilito di fatto dalla Major League all’inizio del 2020. In quella stagione, e anche nella successiva, la squadra aveva utilizzato un sistema di telecamere per spiare i segnali di lancio tra ricevitori e lanciatori avversari e comunicarli con degli stratagemmi ai suoi giocatori in campo.

Da allora, oltre a una generale diffidenza nei loro confronti, sono diventati la squadra più odiata del campionato e i loro tifosi, quando sono nelle altre città, non se la passano bene.

A distanza di qualche anno, l’opinione abbastanza condivisa è che Houston abbia pagato per tutte le squadre che hanno approfittato di una vecchia ambiguità del regolamento stesso del baseball, che non vieta espressamente di guardare i segnali degli avversari, ma punisce violazioni così plateali. In seguito allo scandalo gli Astros licenziarono l’allenatore e il general manager, poi sospesi anche dalla lega. La squadra però seppe ripartire subito, e ha dimostrato nella stagione in corso di non avere bisogno di tanti stratagemmi per vincere.

Atlanta invece mancava dalle World Series dal 1999. A differenza di Houston, i Braves sono una delle squadre storiche della Major League, fondati nel 1871 e con nove World Series giocate in oltre un secolo. Prima di arrivare ad Atlanta nel 1966, furono la squadra di Boston e poi di Milwaukee: hanno vinto le finali una volta in ciascuna di queste tre città, cosa riuscita solo a loro.

Come diverse altre vecchie squadre americane, i Braves sono rappresentati da un’immagine d’altri tempi, e in questo periodo le discussioni attorno al loro nome, che fa riferimento ai nativi americani, non sono rare. A differenza dei vecchi Cleveland Indians, o dei Washington Redskins nel football, sono stati però al riparo da critiche e proteste e manterranno ancora il loro nome, così come continuerà il tradizionale canto che i tifosi di Atlanta intonano con la mano davanti alla faccia, come se fosse un tomahawk indiano.

Non hanno però evitato le polemiche in questa stagione per la decisione della Major League di spostare l’All-Star Game di inizio estate da Atlanta a Denver, come protesta contro la legge emanata dallo stato della Georgia che limita l’accesso al voto tramite restrizioni e requisiti di registrazione più complessi. I Braves si erano detti contrari allo spostamento, e per questo erano stati criticati anche dall’ex presidente Barack Obama, che aveva commentato la vicenda dicendo di essere d’accordo con la protesta anche per onorare Hank Aaron, grande giocatore afroamericano dei Braves, morto lo scorso gennaio (la legge della Georgia limita principalmente il diritto di voto delle persone afroamericane).

La stagione di Atlanta era sembrata complicata anche prima della vicenda dell’All-Star Game, sul campo. La squadra aveva infatti iniziato il campionato con quattro sconfitte di fila e in estate aveva dovuto rinunciare uno dopo l’altro a tre dei suoi migliori giocatori: Marcell Ozuna, accusato di violenze domestiche, Mike Soroka, infortunato al tendine d’Achille, e Ronald Acuña, per la rottura di un legamento crociato.

Il campionato era poi proseguito con un record negativo di 45 sconfitte e 44 vittorie a metà della stagione regolare. Poi però qualcosa è cambiato e i Braves, tra le difficoltà, hanno iniziato a ingranare.

Il 6 agosto le vittorie hanno superato le sconfitte, da lì si è arrivati alla qualificazione ai playoff e poi, nell’ultimo mese, all’eliminazione dei Milwaukee Brewers e dei favoritissimi Los Angeles Dodgers, i campioni in carica, per quattro vittorie a due.

Atlanta si presenta quindi alle World Series da sfavorita, ma con una spinta notevole data da un finale di stagione inatteso. La prima partita si gioca stanotte al Minute Maid Park di Houston, in Texas, dove si terrà anche la seconda. Per le successive tre ci si sposterà al Truist Park di Atlanta, e se ci sarà bisogno, per le ultime due della serie si tornerà in Texas. Vince la prima squadra che arriva a quattro vittorie.