L’ex commissario all’emergenza coronavirus Domenico Arcuri è indagato nell’inchiesta sull’acquisto di 800 milioni di mascherine dalla Cina

Domenico Arcuri (ANSA/CLAUDIO PERI)
Domenico Arcuri (ANSA/CLAUDIO PERI)

L’ex commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 Domenico Arcuri è indagato dalla procura di Roma nell’inchiesta per l’importazione dalla Cina di 800 milioni di mascherine durante i primi mesi dell’emergenza coronavirus. Arcuri è accusato di peculato e abuso d’ufficio. Già alla fine del 2020 la procura aveva ipotizzato il reato di corruzione, ma al termine delle indagini i magistrati avevano chiesto l’archiviazione.

Nei mesi scorsi erano state indagate altre otto persone: oltre a Mario Benotti, giornalista Rai in aspettativa, l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri, Jorge Edisson Solis San Andrea, Daniele Guidi, Georges Fares Khozouzam e Dayanna Andreina Solis Cedeno.

Secondo la procura, avrebbero usato influenze e rapporti personali per assicurarsi un accesso privilegiato all’acquisto di mascherine per 1,25 miliardi di euro richiesto dalla struttura commissariale italiana istituita per gestire l’emergenza del coronavirus. Grazie alle commissioni pagate dai consorzi cinesi, sempre secondo l’accusa, gli intermediari avrebbero poi acquistato beni tra cui case, una barca da 770mila euro, moto e orologi di lusso per un valore complessivo di 69,5 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza a febbraio.

Il rapporto tra Arcuri e Benotti è una delle questioni più importanti della complessa indagine coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dai pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone. La procura ha definito questo rapporto come un «passepartout» che ha consentito agli indagati di avere un vantaggio competitivo rispetto ai possibili fornitori concorrenti nelle primissime fasi dell’emergenza.

Sabato scorso Arcuri è stato sentito dai magistrati. In una nota inviata dal suo ufficio stampa, si legge che è stato «un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l’Autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine il dottor Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto».