Cosa succede al vulcano di Vulcano

Non erutta dal 1890, ma da un po' di tempo è più attivo del solito e la Protezione Civile ha alzato il livello di allerta

Il vulcano di Vulcano (Silvio Fiore/La Presse)
Il vulcano di Vulcano (Silvio Fiore/La Presse)

Il primo ottobre la Protezione Civile ha cambiato il livello di allerta per il vulcano di Vulcano, una delle isole Eolie: prima era verde, il livello per i vulcani «in stato di equilibrio», mentre ora è giallo, il livello del «potenziale disequilibrio». Vulcano (si chiama così il vulcano dell’isola Vulcano) non erutta dal 1890, ma quest’estate, e in particolare a settembre, i sistemi di monitoraggio hanno registrato delle variazioni nell’attività vulcanica: la temperatura e la composizione dei gas emessi dalle fumarole sull’orlo del cratere sono cambiate, e c’è stato un aumento delle lievi scosse sismiche causate dal vulcano.

Non significa che ci sarà sicuramente una nuova eruzione. I fenomeni osservati ultimamente potrebbero aumentare d’intensità, oppure attenuarsi per tornare alle condizioni degli scorsi anni. D’altra parte ci sono varie manifestazioni dell’attività vulcanica diverse dalle eruzioni, come l’esalazione di gas, che possono essere rischiose per le persone.

Vulcano è l’isola delle Eolie più vicina a Lipari e quella più a sud. Come tutte le isole dell’arcipelago ha origine vulcanica e insieme a Stromboli sono le uniche in cui c’è ancora attività vulcanica. Deve il suo nome a quello del dio del fuoco romano: secondo la mitologia greco-latina, nel cono del vulcano di Vulcano si trovavano le fucine di Vulcano, il dio. Successivamente il termine “vulcano” è passato a indicare tutte le strutture geologiche da cui fuoriesce il magma.

Per la precisione, di vulcani a Vulcano ce ne sono tre: un antico vulcano, ora spento, che ha creato la parte meridionale dell’isola; il cono della Fossa, cioè quello che normalmente s’intende quando si parla del vulcano di Vulcano; e Vulcanello, un vulcano più piccolo che nel Secondo secolo a.C. creò una piccola isola tra Vulcano e Lipari, poi unificatasi alla prima nel Medioevo grazie a successive eruzioni. Vulcanello eruttò per l’ultima volta nel Sedicesimo secolo.

L’attuale attività vulcanica su Vulcano riguarda il cono della Fossa. Un articolo pubblicato di recente sul blog dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) spiega che negli ultimi cinquecento anni la Fossa ha eruttato in due periodi prolungati, tra il 1727 e il 1739 e tra il 1888 e il 1890, oltre che per momenti più brevi sempre tra Settecento e Ottocento.

Le attività eruttive dei vulcani possono essere molto diverse: quelle della Fossa consistevano in esplosioni, emissioni di gas, ceneri e «grossi massi infuocati», e «boati spaventosi». Per descrivere questo genere di eruzioni oggi si usa proprio l’aggettivo «vulcaniane», coniato da Giuseppe Mercalli – quello della scala per misurare l’intensità dei terremoti – quando fu inviato dal governo italiano a studiare l’eruzione cominciata nel 1888.

Le eruzioni vulcaniane sono dovute alla presenza di un magma che contiene grosse sacche di gas, che viene liberato a intervalli. Per via delle caratteristiche di questo magma, il gas si trova a rompere cupole di magma solidificato e riesce a farlo solo quando raggiunge livelli molto alti di pressione: da cui le esplosioni, che causano piogge di pezzi di roccia più o meno grandi. Tra quelle di maggiori dimensioni ci sono le cosiddette “bombe a crosta di pane”, chiamate così perché la loro superficie ricorda quella del pane, che tra il 1888 e il 1890 caddero anche alla base del cono della Fossa, dove oggi si trova Vulcano Porto.

All’epoca non ci furono feriti o morti perché l’isola era quasi disabitata, ci vivevano solo i minatori impiegati nell’estrazione di zolfo e allume, che abbandonarono l’isola. Finita l’eruzione, il cratere della Fossa rimase ostruito e da allora l’unica attività vulcanica si è limitata all’emissione di gas – “degassamento”, in termini tecnici – che in alcuni periodi è stato più intenso, in altri meno.

Una caratteristica dell’attività vulcanica di Vulcano è che nelle fasi iniziali ci sono dei fenomeni di interazione tra magma e acqua, legati alla presenza del sistema idrotermale che oggi alimenta le fumarole sul bordo del cratere. Nei mesi precedenti all’eruzione del 1888, i minatori che lavoravano al suo interno smisero di farlo per l’aumento della temperatura e delle emissioni di gas contenenti zolfo.

Il recente cambiamento nel livello di allerta è avvenuto perché da luglio i sistemi di monitoraggio dell’INGV hanno registrato un aumento della temperatura dei gas emessi dalle fumarole e una variazione nella loro composizione.

Ora contengono più anidride carbonica ( CO2) e diossido di zolfo (SO2, noto anche come anidride solforosa), due gas legati alla presenza di magma. È inoltre aumentata l’emissione di gas lungo il bordo meridionale del cratere e la «microsismicità» nell’area del cratere della Fossa, dovuta a movimenti che avvengono entro il primo chilometro di profondità sotto il cono.

Non si sa cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ha detto l’INGV, poiché « lo studio attento degli episodi di unrest passati ci insegna che nelle prossime settimane/mesi le anomalie dei diversi parametri oggi osservate potrebbero acuirsi oppure attenuarsi per tornare ai valori registrati negli scorsi mesi/anni».

Di per sé il cambiamento nel livello di allerta deciso dalla Protezione Civile significa solamente che è stata aumentata la sorveglianza delle attività del vulcano. Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, ha spiegato: «Con il livello di allerta “giallo” (cui possono seguire l’arancione e il rosso oppure il rientro al livello ordinario verde) è molto importante che ci sia una piena consapevolezza del rischio, senza allarmismi, ma con grande responsabilità».

L’INGV ricorda inoltre che anche con il livello di allerta verde a Vulcano esistono dei rischi legati all’attività vulcanica, quelli dovuti all’emissione di gas tossici o asfissianti, talvolta privi di odore e colore, che possono avvenire anche in punti in cui non ci sono fumarole ben visibili, ma anche «attraverso il suolo», «senza che ci siano segni evidenti a segnalarne la posizione, come i caratteristici depositi gialli di zolfo». L’aumento delle attività osservato finora comunque riguarda solo la cima del cono.

– Leggi anche: I gas che i vulcani diffondono nell’atmosfera