Si è dimesso uno dei collaboratori più stretti di Matteo Salvini

È Luca Morisi, noto per aver progettato e gestito l'agguerrita e controversa strategia del leader leghista sui social network

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Luca Morisi, da anni uno dei più stretti collaboratori del segretario della Lega Matteo Salvini, ha fatto sapere di aver lasciato il suo incarico, che prevedeva la gestione delle pagine sui social network della Lega e di quelle personali di Salvini. Lo ha annunciato Morisi stesso in una lettera ai parlamentari pubblicata dai giornali, in cui spiega di avere preso la decisione «per questioni famigliari», smentendo che c’entri un «problema politico».

Le dimissioni di Morisi confermano però che Salvini sta passando un periodo politicamente molto delicato, fra tensioni e divisioni interne al partito, con la difficoltà a conciliare la presenza nel governo e l’apparente volontà di comportarsi come partito d’opposizione, il calo di consensi a favore di Fratelli d’Italia e le molte polemiche attirate dai candidati scelti dalla Lega per le imminenti elezioni amministrative.

Morisi ha 48 anni e seguiva Salvini dal 2013. In precedenza aveva lavorato come consulente per la comunicazione online e il marketing. A Morisi vengono attribuite molte delle trovate che hanno consentito a Salvini di diventare un politico di rilevanza nazionale, tra cui quella di espandere l’orizzonte politico della Lega al Centro e al Sud, e di aumentare la propria presenza sui social network e in televisione. Sarebbe stato proprio Morisi, fra l’altro, a soprannominare Salvini “il capitano”, come viene affettuosamente chiamato dai suoi sostenitori.

Sui social network, la strategia di Morisi prevedeva sia un approccio meno ingessato sulla comunicazione da parte dei leader – da qui le centinaia di foto di momenti della sua vita privata postate da Salvini su Facebook – sia la promozione sistematica di notizie false e spesso discriminatorie nei confronti degli stranieri. Negli anni la strategia di Morisi ha consentito a Salvini di intercettare un pubblico molto più ampio e di diventare per un po’ il politico italiano con la presenza più attiva ed efficace sui social, grazie a un sistema di gestione dei social e di analisi dei dati che sui giornali era soprannominato “la Bestia”. A volte Morisi aveva fatto notizia anche per alcune sue prese di posizione: come quando durante la campagna elettorale delle elezioni europee del 2019 postò una foto di Salvini armato di mitra, avvertendo i suoi oppositori politici che «noi siamo armati e dotati di elmetto».

Da molti Morisi era indicato come vicinissimo a Salvini, tanto che un anno fa venne inserito nella nuova segreteria della Lega. Le ragioni delle sue dimissioni non sono ancora chiarissime: una fonte interna alla Lega ha detto a Repubblica che Morisi «da tempo si era allontanato anche come presenza fisica»: «essendo una persona estremamente intelligente e sensibile Morisi ha capito che un ciclo era finito. E ne ha tratto le conseguenze».

Sulla Stampa invece le dimissioni di Morisi sono collegate al diffuso malcontento tra i dirigenti della Lega più moderati – che fanno riferimento al ministro Giancarlo Giorgetti e ai presidenti di Regione – per le posizioni assunte negli ultimi mesi da Salvini, che ha mantenuto una posizione ambigua sui vaccini e sul Green Pass, votando i provvedimenti del governo ma allo stesso tempo criticandoli e organizzando degli inconcludenti ma simbolici voti contrari. Secondo la Stampa alcuni di questi dirigenti, in particolar modo il presidente del Veneto Luca Zaia, si sarebbero lamentati per come era consigliato Salvini, ritenendo ormai superata questa strategia aggressiva e agguerrita sui social network, in una fase in cui la Lega è una forza di governo.

Nei giorni scorsi aveva lasciato la Lega anche l’eurodeputata Francesca Donato, che da mesi era molto visibile per una campagna contro i vaccini e il Green Pass condotta sulle tv. Anche se di per sé Donato non aveva un ruolo particolarmente rilevante nella Lega, la sua decisione era stata ampiamente commentata e usata come esempio della sempre più evidente divisione nella Lega, tra l’ala più moderata e favorevole all’estensione dell’utilizzo del Green Pass e quella più radicale. «Il segretario si trova in una posizione delicata. Rappresenta un partito con diverse anime, ma c’è una prevalenza della linea dei presidenti di Regione e dei ministri, capeggiati da Giorgetti, a favore delle scelte del governo Draghi» aveva detto Donato.