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  • Mercoledì 15 settembre 2021

Il nonno materno di Eitan Biran è agli arresti domiciliari

È accusato di avere rapito il bambino, unico sopravvissuto dell'incidente della funivia del Mottarone, e di averlo portato in Israele

 La zia paterna di Eitan Biran, Aya Biran, parla ai giornalisti davanti alla sua casa nel pavese (ANSA/ PAOLO TORRES)
La zia paterna di Eitan Biran, Aya Biran, parla ai giornalisti davanti alla sua casa nel pavese (ANSA/ PAOLO TORRES)

Martedì la polizia israeliana ha disposto gli arresti domiciliari fino a venerdì per Shmuel Peleg, il nonno materno di Eitan Biran, il bambino di sei anni unico sopravvissuto dell’incidente della funivia del Mottarone. Peleg era stato accusato di aver rapito il nipote e di averlo portato in Israele. Il provvedimento degli arresti domiciliari è stato deciso in seguito all’istanza presentata dalla famiglia paterna a un tribunale israeliano con lo scopo di far rientrare il bambino in Italia.

Dopo l’incidente della funivia del Mottarone, nel quale erano morti entrambi i genitori di Eitan, due bisnonni e il fratello minore, Eitan era andato a vivere in provincia di Pavia con la zia paterna Aya Biran, che era stata indicata dal tribunale come sua tutrice legale. Secondo quanto raccontato dalla donna ai giornali, sabato 11 settembre Shmuel Peleg aveva detto che sarebbe andato a comprare dei giocattoli con Eitan e poi non aveva dato notizie fino alle 18.30. A quel punto sul telefono cellulare di Aya era arrivato un messaggio da parte della zia materna Gali Peleg con scritto «Eitan è a casa».

Shmuel Peleg avrebbe prima portato il bambino in auto fino in Svizzera e poi con un volo privato da Lugano a Tel Aviv. Gadi Solomon, portavoce della famiglia Peleg, ha detto che il nonno del bambino ha collaborato con gli investigatori e ha risposto a tutte le domande, e ha sostenuto che il trasferimento di Eitan in Israele sia avvenuto «in maniera legale e dopo una consultazione con esperti di diritto».

– Leggi anche: Cosa sappiamo del rapimento di Eitan Biran, portato in Israele

Martedì, oltre agli arresti domiciliari, la polizia ha anche trattenuto il passaporto di Peleg. La decisione è stata presa in seguito alla richiesta presentata in Israele dal fratello di Aya Biran (la zia paterna) di far rientrare il bambino in Italia, secondo quanto prevede la convenzione dell’Aia in materia di tutela dei minori.

Non sono state però prese decisioni sull’affidamento del bambino, che al momento quindi è ancora con la famiglia materna. La famiglia Biran sostiene di non avere notizie di Eitan e di non sapere dove si trovi attualmente. In un’intervista all’emittente israeliana N12, Or Nirko, marito di Aya Biran, ha accusato la famiglia Peleg di nascondere Eitan «in qualche buco […] come vengono detenuti i soldati israeliani nelle prigioni di Hamas».

Eitan ancora oggi si muove con l’aiuto di un girello a causa dei traumi subiti alle gambe durante l’incidente. Secondo quanto detto dalla zia materna, Gali Peleg, dopo essere arrivato in Israele sarebbe stato portato all’ospedale Tel HaShomer di Tel Aviv per un controllo medico. Nell’intervista data a N12, Nirko ha sostenuto però che il fratello di sua moglie, che abita in Israele, sarebbe andato nell’ospedale e non lo avrebbe trovato.

Shmuel Moran, l’avvocato che che sta seguendo la vicenda in Israele per conto di Aya Biran, ha detto a Repubblica di non avere informazioni né sullo stato di salute del bambino né sul luogo in cui si trova e di aver chiesto al tribunale «di ordinare alla famiglia Peleg di informarci su dove si trova il bambino e se questo non accade per loro iniziativa, allora ho richiesto l’intervento della polizia». Moran ha detto che una prima udienza sull’affidamento di Eitan dovrà essere convocata dal tribunale per le questioni familiari di Tel Aviv entro 7 giorni, ma che per via dei giorni festivi della settimana prossima (la festa di Sukkot, in corso dal 20 al 27 settembre), potrebbe slittare alla settimana successiva.

La convenzione dell’Aia stabilisce che in caso di sottrazione internazionale di minore si faccia ricorso ai giudici dello stato dove è stato condotto il bambino. In questo caso, se i giudici israeliani riscontrano una sottrazione illecita devono ordinare il rimpatrio del bambino nel paese di residenza. La convenzione impone di arrivare a una sentenza entro 6 settimane dalla data d’inizio del procedimento. A quel punto le decisioni spettano di nuovo ai tribunali italiani.

La famiglia Biran nel frattempo ha intentato anche una causa penale per sequestro di minore presso il tribunale di Pavia contro Shmuel Peleg e contro la nonna Esther “Etty” Cohen, ex moglie di Peleg. Secondo la procura di Pavia, Cohen sarebbe stata in Italia insieme all’ex marito nei giorni scorsi e lo avrebbe aiutato a rapire Eitan.