È iniziato il processo per “la più grande truffa della Silicon Valley”

È quello alla fondatrice di Theranos, Elizabeth Holmes, che promise un sistema rivoluzionario per le analisi del sangue che non ha mai funzionato

Elizabeth Holmes all'uscita del tribunale a San Jose, California, Stati Uniti (AP Photo/Nic Coury)
Elizabeth Holmes all'uscita del tribunale a San Jose, California, Stati Uniti (AP Photo/Nic Coury)

Mercoledì 8 settembre a San Jose, in California, è iniziato l’atteso processo a Elizabeth Holmes, la fondatrice di Theranos, una società che prometteva di poter rivoluzionare il settore delle analisi mediche, con un nuovo dispositivo da tenere in casa in grado di effettuare centinaia di test utilizzando una sola goccia di sangue. A partire dal 2003, Holmes riuscì a raccogliere centinaia di milioni di dollari da grandi e famosi investitori, facendo raggiungere a Theranos una valutazione di 9 miliardi di dollari in dieci anni. Ma le sue promesse non furono mai mantenute: Theranos fu infine liquidata nel 2018 e ora Holmes, che ha 37 anni, è a processo accusata di avere mentito e ingannato per anni a clienti e investitori in quella che è stata definita la più grande truffa della Silicon Valley.

Il procedimento è osservato con grande attenzione negli Stati Uniti, soprattutto da chi si occupa delle aziende della Silicon Valley e da tempo segnala come molte di queste ricevano investimenti e quotazioni miliardarie sulla base di semplici promesse, nonostante la mancanza di prodotti concreti da offrire ai loro clienti. Holmes era stata molto abile nel promuovere le attività e gli obiettivi di Theranos, ottenendo una grande copertura mediatica, che aveva poi favorito l’arrivo di denaro da parte di investitori di rilievo, come il miliardario australiano Rupert Murdoch, e di personaggi di spicco nel suo consiglio di amministrazione: i due ex segretari di Stato Henry Kissinger e George Shultz, l’ex segretario alla Difesa William Perry, l’avvocato vicino ai Democratici David Boies, gli ex senatori Sam Nunn e Bill Frist. Mancavano però medici, ingegneri o scienziati.

In un’aula di tribunale poco affollata per via delle limitazioni dovute alla pandemia, il procuratore Robert Leach ha esposto le accuse nei confronti di Holmes, sostenendo che la fondatrice di Theranos «decise di mentire» agli investitori, ai clienti e alla stampa «quando capì di avere finito tempo e soldi» per lo sviluppo delle tecnologie di analisi promesse. Nel corso di 45 minuti, Leach ha accusato Holmes di avere sempre saputo che i sistemi sviluppati da Theranos non potevano funzionare, ma di avere comunque fatto finta di nulla.

Secondo l’accusa, nel 2013 Theranos era in gravi difficoltà vista l’impossibilità di consegnare ai suoi due più grandi partner – le catene di negozi e farmacie Walgreens Botts Alliance e Safeway – i dispositivi che avrebbero dovuto effettuare i test del sangue per rilevare automaticamente oltre 200 malattie e problemi di salute. Safeway aveva iniziato l’allestimento di 800 punti di analisi nei propri supermercati, ma aveva poi deciso di annullare la collaborazione prima che i sistemi di test fossero distribuiti. Walgreens aveva iniziato a offrire i sistemi di Theranos in una quarantina di farmacie, ma aveva sospeso l’iniziativa in seguito alla pubblicazione di un’inchiesta nel 2015 sul Wall Street Journal che aveva messo in evidenza le inefficienze del sistema e dell’azienda di Holmes.

All’epoca Theranos era già in difficoltà economiche, ha spiegato sempre l’accusa rifacendosi a documenti ed email interne della società, che saranno portati come prova nel corso delle prossime udienze. Nel 2011 l’azienda aveva prodotto ricavi per mezzo milione di dollari, ma nei due anni seguenti non era riuscita a produrne altri. Nel 2013 la situazione sembrava essere ormai compromessa, con Theranos che perdeva mediamente 1-2 milioni di dollari ogni settimana e rischiava il fallimento.

Secondo l’accusa, a quel punto Holmes e il suo partner in affari, Ramesh “Sunny” Balwani, con il quale aveva anche una relazione sentimentale, chiesero di modificare macchinari già esistenti in commercio per i test del sangue, in modo che potessero funzionare con poche gocce diluite, da spacciare per sistemi di Theranos. Questo stratagemma avrebbe consentito ai due dirigenti di prendere tempo nella speranza di ottenere nuovi finanziamenti.

Holmes fu molto abile nell’attirare l’attenzione dei media, con dichiarazioni sulle grandi ambizioni della sua azienda e sui risultati raggiunti con i sistemi per l’analisi del sangue. Ottenne interviste televisive, copertine di riviste e una grande copertura mediatica. Diventò la prima miliardaria donna della Silicon Valley, e in molti la definirono la nuova Steve Jobs. Nel settembre del 2015 finì sulla copertina di Forbes nel numero dedicato alle 400 persone più ricche degli Stati Uniti – era l’unica miliardaria donna a non aver ereditato il proprio patrimonio – e nel novembre del 2015 fu insignita del “Women of the Year Award” della rivista Glamour, che ogni anno premia le donne che si sono distinte nel mondo dello spettacolo, della moda, della politica e del business.

Le cose cambiarono nell’ottobre dello stesso anno, quando il Wall Street Journal rivelò tutte le falsità che Holmes e l’ex direttore generale e operativo, Ramesh “Sunny” Balwani, avevano raccontato fino a quel momento: prima fra tutte l’assoluta inefficacia dei dispositivi per i test e l’inattendibilità delle analisi e delle dimostrazioni fatte fino a quel momento.

Durante l’arringa iniziale, Leach è stato piuttosto diretto: «Questo è un caso di frode, riguarda menzogne e inganni per ottenere soldi». Ha promesso di dimostrarlo con email e altri documenti, anche se l’accusa potrebbe avere problemi nel fornire i dettagli più salienti perché il principale archivio di dati sui test del sangue eseguiti da Theranos è andato perso.

Nelle sue dichiarazioni iniziali, la difesa guidata da Lance Wade ha cercato di mostrare la vicenda sotto un’ottica diversa: «Fallire non è un reato. Fare del tuo meglio e non dimostrarsi all’altezza non è un crimine». Wade ha detto che Holmes aveva dedicato 15 anni della propria vita a Theranos per provare a rendere realtà un dispositivo universale per gli esami del sangue, credendo fermamente in questa possibilità al punto di non avere mai venduto una sola azione dell’azienda in proprio possesso.

Wade ha poi detto che Holmes avrebbe agito sotto la cattiva influenza di Balwani, con il quale aveva una relazione sentimentale difficile e spesso violenta. Queste circostanze avrebbero condizionato le scelte aziendali, ma la difesa non ha approfondito più di tanto, anche perché Balwani sarà processato separatamente.

Secondo la difesa, inoltre, Holmes non sapeva che i test sviluppati da Theranos non fossero precisi a sufficienza, perché le competenze tecniche e scientifiche erano delegate a chi si occupava materialmente dello sviluppo del dispositivo. Wade ha poi respinto le accuse secondo cui Holmes avrebbe ingannato gli investitori, ricordando che questi erano pienamente consapevoli circa i rischi d’impresa legati a una startup da poco fondata e con una CEO molto giovane, alla sua prima esperienza.

Per ottenere la condanna di Holmes, l’accusa dovrà convincere una giuria di 12 persone (cinque donne e sette uomini) sul fatto che l’imputata avesse volontariamente agito per truffare gli investitori e i clienti. La difesa cercherà invece di dimostrare che l’azienda avesse problemi finanziari, come tante altre, e che questi portarono infine alla necessità di liquidarla.

Holmes si è dichiarata innocente per tutti i dieci capi d’accusa nei suoi confronti e rischia una condanna a più di 20 anni di carcere. Il processo proseguirà per almeno tre mesi prima di arrivare a un verdetto della giuria.