Il magazzino di Amazon in mezzo a una baraccopoli messicana

Le sue foto sono circolate molto per come rappresentano le diseguaglianze nei paesi in via di sviluppo, e dietro c'è una storia che ha che fare con i dazi sui prodotti cinesi


(Omar Martinez/Twitter)
(Omar Martinez/Twitter)

Negli ultimi giorni è circolata ed è stata estesamente commentata online una foto di un nuovo centro logistico di Amazon costruito a Tijuana, in Messico, a ridosso di una baraccopoli. Nella foto, pubblicata su Twitter dal fotografo messicano Omar Martinez, risalta il netto contrasto tra il nuovo magazzino di una delle più grandi multinazionali al mondo e la povertà delle abitazioni fatiscenti nella periferia di Tijuana, una delle più grandi del Messico. La foto è stata descritta da molti come paradossale, o come rappresentazione evidente delle disuguaglianze economiche dovute al modello capitalista occidentale, ma dietro alla recente costruzione del magazzino ci sono anche altre storie, che hanno a che fare con gli interessi di Amazon nell’aggirare i dazi sui prodotti importati dalla Cina.

 

Quello di Tijuana è il sesto centro logistico di Amazon in Messico, ma la sua particolarità è di essere il primo costruito in una città al confine con gli Stati Uniti. Tijuana si trova infatti a circa 20 km da San Diego, in California, ed è molto nota per il muro che gli Stati Uniti costruirono negli anni Novanta lungo il suo confine per impedire l’entrata nel paese di migranti irregolari. Il motivo per cui Amazon ha deciso di costruire un centro logistico proprio a Tijuana è stato spiegato su Twitter da Charmaine Chua, insegnante di Studi globali presso l’Università della California.

Secondo Chua, per capire l’importanza del centro di Tijuana bisogna innanzitutto conoscere quella dell’area industriale del cosiddetto Inland Empire, un enorme territorio nel sud della California divenuto negli anni uno dei più importanti poli della logistica degli Stati Uniti, grazie ai prezzi vantaggiosi dei molti terreni liberi e della posizione strategica per i trasporti. Qui hanno sede i magazzini di molte delle più grandi aziende statunitensi e mondiali, e ovviamente anche di Amazon.

La centralità nei commerci dell’Inland Empire è cambiata però nel corso degli ultimi anni, a causa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e dell’imposizione dei dazi sui prodotti cinesi decisa dall’amministrazione dell’ex presidente statunitense Donald Trump. Importare prodotti cinesi negli Stati Uniti è diventato svantaggioso per le aziende – nonostante la “tregua” raggiunta nel gennaio 2020 – e Amazon ha quindi deciso di aprire un nuovo centro logistico in Messico, proprio al confine con gli Stati Uniti, in modo da aggirare i problemi derivati dai dazi.

Il centro di Tijuana non serve a rifornire il mercato messicano, come gli altri centri logistici del paese, ma direttamente gli Stati Uniti. Contemporaneamente a quello di Tijuana è stato infatti aperto un altro grande centro logistico a Otay Mesa, una zona a sud di San Diego, che si trova ad appena 24 minuti di macchina di distanza dal primo.

I prodotti arrivano quindi dalla Cina a Tijuana, e poi da lì vengono mandati oltre il confine senza dover pagare imposte doganali, assenti per le merci di un valore inferiore agli 800 dollari. Il trasporto di beni attraverso il confine è stato ulteriormente semplificato dall’accordo di libero scambio firmato tra Canada, Messico e Stati Uniti d’America nel 2019 (USMCA), che ha eliminato l’obbligo di ispezioni sui prodotti alla dogana.

Un altro aspetto critico del centro logistico di Tijuana sono le condizioni dei lavoratori. Secondo un’indagine di Reuters, infatti, nei centri logistici messicani Amazon i lavoratori, spesso dipendenti di imprese in appalto, sarebbero spesso costretti a turni di lavoro straordinari e in alcuni casi licenziati senza ricevere alcuna liquidazione.

Rispondendo alle critiche al nuovo centro logistico di Tijuana, Marisa Vano, portavoce di Amazon, ha detto al sito Vice che dal suo arrivo in Messico Amazon ha creato più di 15mila posti di lavoro in tutto il paese e che il nuovo centro creerà 250 nuovi posti di lavoro per la comunità locale. «Tijuana è una delle città più importanti del Messico settentrionale e la nostra presenza ci consentirà di generare centinaia di posti di lavoro, a beneficio sia della comunità locale che dei nostri clienti nella regione. […] Investimenti come questo aiutano queste aree a crescere e a costruire un futuro migliore».