• Mondo
  • Lunedì 30 agosto 2021

La storia dell’omicidio dell’ambasciatore greco in Brasile, nel 2016

La moglie brasiliana lo organizzò insieme a un poliziotto con cui aveva una relazione: entrambi sono stati appena condannati

(AP Photo/Leo Correa)
(AP Photo/Leo Correa)

Nel 2016, un paio di giorni dopo Natale, fu denunciata la scomparsa di Kyriakos Amiridis, 59enne ambasciatore greco in Brasile. A segnalarlo era stata Françoise de Souza Oliveira, la sua 40enne moglie brasiliana, che aveva detto di avergli visto lasciare la casa in cui si trovavano vicino a Rio de Janeiro a bordo di un’auto presa a noleggio. Il giorno seguente i resti carbonizzati di Amiridis furono trovati nel bagagliaio di quell’auto, bruciata sotto un cavalcavia.

Ancor prima che il 2016 finisse, Oliveira fu arrestata per un presunto ruolo in quell’omicidio. E insieme a lei fu arrestato Sérgio Gomes Moreira, poliziotto di 29 anni e amante di Oliveira. Ora Oliveira è stata condannata a 31 anni di carcere e Moreira a 22.

Prima di diventare ambasciatore greco in Brasile, Amiridis – che era specializzato in diritto penale internazionale aveva studiato giurisprudenza alla Sorbona di Parigi – aveva lavorato ad Atene al ministero degli Esteri, e poi a Belgrado (quando ancora era la capitale della Jugoslavia) e poi ancora a Bruxelles nella delegazione greca presso l’Unione Europea. Tra il 2001 e il 2004 fu console generale in Brasile ed è in quel periodo che conobbe Oliveira, che divenne sua moglie e con la quale ebbe una figlia. Dopo il 2004 fu console generale nei Paesi Bassi e poi, tra le altre cose, ambasciatore in Libia, dove si fece apprezzare per il lavoro svolto durante e dopo la guerra civile che portò alla destituzione, alla cattura e all’uccisione di Muammar Gheddafi.

Amiridis era infine tornato in Brasile nel 2016, questa volta da ambasciatore. Per il Natale di quell’anno aveva lasciato la casa di Brasilia in cui viveva con la moglie ed era andato a Nova Iguacu, a nord di Rio de Janeiro, per passare le feste con la famiglia di lei.

Il giorno dopo la denuncia della sua scomparsa, l’auto – presa a noleggio a Rio de Janeiro – fu trovata bruciata e abbandonata, con i resti carbonizzati di Amiridis all’interno. Oliveira e Moreira furono arrestati il 29 dicembre e già l’indomani il New York Times scrisse che chi si stava occupando delle indagini aveva ottenuto immagini registrate da alcune videocamere di sorveglianza che mostravano quelli che si sospettava potessero essere i preparativi, fatti dai due amanti, per mettere nell’auto il corpo di Amiridis.

I successivi interrogatori, in cui Oliveira e Moreira finirono piuttosto presto col contraddirsi e accusarsi a vicenda, chiarirono meglio i fatti: d’accordo con Oliveira, Gomes – che ammise di avere una relazione con la donna – aveva ucciso Amiridis nella casa di Nova Iguacu, in cui la polizia trovò tra l’altro macchie di sangue su un divano. Dopo averlo ucciso, Moreira aveva portato il corpo verso l’auto, per poi guidarla fin sotto il cavalcavia in cui le aveva dato fuoco.

Sempre nel 2016, il New York Times scrisse che una rilevante svolta nelle indagini arrivò quando un uomo – il 24enne Eduardo Moreira de Melo, identificato come un cugino di Moreira – disse alla polizia che «Oliveira gli aveva offerto circa 25mila dollari per collaborare all’omicidio». Moreira de Melo, anche lui arrestato nel 2016 e già condannato a un anno di carcere per occultamento di cadavere, è stato invece assolto dall’accusa di omicidio.