Conte ha criticato i “decreti sicurezza” del governo Conte

In un'intervista al Corriere ha ammesso per la prima volta che hanno lasciato per strada decine di migliaia di persone, attribuendoli però solo a Salvini

Conte e Salvini alla presentazione dei "decreti sicurezza, 24 settembre 2018 (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Conte e Salvini alla presentazione dei "decreti sicurezza, 24 settembre 2018 (Fabio Cimaglia / LaPresse)

In un’intervista al Corriere della Sera l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha criticato i cosiddetti “decreti sicurezza” approvati nel 2018 dal suo primo governo, sostenuto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, e fortemente voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Da giorni Salvini sta portando avanti una battaglia politica contro l’attuale ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, difesa invece dalla coalizione di centrosinistra e dal M5S. Dice Conte:

«I decreti sicurezza hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne. L’eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili. Insomma, Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto».

Conte ha ragione: secondo diversi esperti di immigrazione e accoglienza, i cosiddetti “decreti sicurezza” del suo primo governo lasciarono per strada decine di migliaia di persone fra l’eliminazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e la restrizione del sistema di seconda accoglienza a chi aveva già ottenuto una forma di protezione (mentre in precedenza, così come oggi, viene utilizzato anche dai richiedenti asilo).

Nel successivo governo, guidato sempre da Conte e sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, i cosiddetti “decreti sicurezza” vennero parzialmente smantellati. È la prima volta, però, che Conte li critica così esplicitamente. Fino a qualche mese fa ribadiva di «non avere cambiato idea» sul tema della sicurezza, rivendicando implicitamente anche quei decreti.