C’è una novità sul caso di Voghera

Secondo fonti della procura citate dal Corriere, l'assessore Massimo Adriatici avrebbe pedinato Youns El Boussettaoui prima di ucciderlo

Piazza Meardi, Voghera (ANSA/PAOLO TORRES)
Piazza Meardi, Voghera (ANSA/PAOLO TORRES)

Negli ultimi giorni sono emerse alcune novità nell’inchiesta sulla morte di Youns El Boussettaoui, l’uomo di origine marocchina che la sera del 20 luglio era stato ucciso a Voghera (Pavia) da un colpo di pistola sparato dall’assessore alla sicurezza della città, Massimo Adriatici, che si era poi dimesso. Alcune di queste novità sono state raccontate dal Corriere della Sera, che citando fonti della procura di Pavia ha scritto delle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti vicino al luogo dell’omicidio, che avrebbero ripreso Adriatici pedinare El Boussettaoui prima che i due si scontrassero.

Secondo il Corriere, nei filmati si vedrebbe Adriatici che prima di arrivare davanti al Bar Ligure, all’incrocio tra piazza Meardi e corso XXVII marzo, seguiva a breve distanza l’uomo che di lì a pochi minuti sarebbe morto a causa di un colpo sparato dalla pistola calibro 22 millimetri dell’assessore. L’avvocato di Adriatici, Gabriele Pipicelli, ha comunque negato che il suo assistito abbia mai pedinato El Boussettaoui: «Massimo Adriatici ha incontrato la vittima in modo del tutto casuale quella sera e mentre era al telefono ha seguito per un tratto El Boussettaoui interrompendo la chiamata con un amico e chiamando immediatamente le forze dell’ordine, avendo riguardo al comportamento che questo stava tenendo».

Un’altra novità nell’inchiesta è che uno dei pubblici ministeri che stanno indagando, Roberto Valli, ha chiesto l’incidente probatorio per “cristallizzare” due delle tre testimonianze di persone che hanno assistito allo scontro tra Adriatici ed El Boussettaoui. “Cristallizzare”, nel gergo tecnico-giuridico, significa mettere agli atti una testimonianza, su carta o in video, in modo che diventi un punto fisso dell’indagine anche nel caso in cui il testimone ritratti oppure sparisca. Questa richiesta si deve al fatto che due dei testimoni sono stranieri e potrebbero lasciare Voghera oppure essere convinti ad andarsene.

Nei video acquisiti da subito dalla procura, e già ampiamente diffusi e commentati, si vedeva El Boussettaoui colpire con un pugno Massimo Adriatici, che cadeva a terra uscendo dall’inquadratura. Un testimone che ha detto di essere stato a sei o sette metri dalla scena ha raccontato di aver visto El Boussettaoui colpire Adriatici, che una volta a terra avrebbe estratto la pistola e sparato. A quel punto El Boussettaoui si sarebbe allontanato correndo, per poi cadere a terra.

Un altro video mostra Adriatici rivolgersi a uno dei testimoni che in quel momento stava parlando con i carabinieri. Nelle immagini Adriatici si avvicinava e diceva, senza che il carabiniere presente intervenisse: «Hai visto che ha fatto per darmi un calcio in testa? L’importante è quello, che hai visto che stava dandomi un calcio in testa».

Cosa sappiamo, finora
Secondo le indagini, il giorno prima della morte El Boussettaoui avrebbe infastidito i clienti di un locale dall’altra parte della piazza. Il titolare aveva quindi avvertito l’assessore Adriatici, che aveva l’abitudine di girare per Voghera a controllare e vigilare, interpretando in modo molto particolare il suo ruolo di assessore alla sicurezza. Sempre secondo fonti della procura riprese dai giornali, la sera del 20 luglio, girando per Voghera, al momento di incontrare El Bousettaoui, Adriatici avrebbe avuto il colpo in canna e la pistola sarebbe stata senza sicura.

Nel primo interrogatorio, secondo quanto scritto in base a fonti della procura, Adriatici avrebbe sostenuto di non ricordare con lucidità gli avvenimenti di quella sera e avrebbe detto che se avesse voluto uccidere avrebbe sparato più colpi in sequenza, così come era stato addestrato a fare quando faceva parte delle forze di polizia.

Ufficialmente l’accusa nei confronti di Adriatici, che in passato è stato sovrintendente di polizia, è di eccesso colposo di legittima difesa: in un primo momento i carabinieri che lo avevano arrestato in flagranza di reato lo avevano accusato di omicidio volontario, accusa che poi il pubblico ministro aveva modificato. Il giudice per le indagini preliminari (gip) che ha confermato gli arresti domiciliari per Adriatici – che non si trova a Voghera, ma in una località mantenuta segreta – ha scritto nell’ordinanza che l’assessore «non ha saputo saputo governare la concitazione e lo stress di una situazione critica».

Adriatici, secondo gli investigatori, avrebbe avuto anche l’abitudine di convocare dirigenti di polizia e ufficiali dei carabinieri per spiegare come si dovesse lavorare sulla sicurezza. Per questo motivo più di una volta i dirigenti di polizia avrebbero chiesto al Comune e alla sindaca Paola Garlaschelli di intervenire per invitare l’assessore a rinunciare alle sue ronde.