L’ex senatore del centrodestra Antonio D’Alì è stato condannato in appello a sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Mercoledì Antonio D’Alì, ex senatore del centrodestra nonché ex presidente della provincia di Trapani, è stato condannato in appello a sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Tribunale di Palermo ha detto che D’Alì nella sua attività politica ha agito nell’interesse di capi storici di Cosa Nostra, come il latitante Matteo Messina Denaro e Totò Riina, «mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato» per aiutarli nelle loro azioni criminali. D’Alì, ha detto il tribunale, ha inoltre avuto un ruolo centrale nella gestione illegale degli appalti per importanti opere pubbliche.

D’Alì, che ha 70 anni, è stato senatore per sei legislature, dal 1994 al 2018, con Forza Italia, Popolo della Libertà e infine con il Nuovo Centrodestra, ed è stato sottosegretario del ministero dell’Interno durante il secondo governo Berlusconi. Nei suoi confronti si era svolto un primo processo che si era concluso con l’assoluzione in appello nel 2016. Nel 2018 la Corte di Cassazione aveva però annullato l’assoluzione e chiesto un nuovo processo di appello, conclusosi con la sentenza di mercoledì. Il Tribunale di Palermo lo ha anche condannato a risarcire le associazioni antimafia che si erano costituite parte civile e lo ha dichiarato interdetto dai pubblici uffici per tre anni.