Jason Sudeikis ha trovato il suo personaggio

L'attore americano sta diventando sempre più famoso e amato per “Ted Lasso”, la serie su un allenatore di calcio buono e affabile, un po' come lui

Sudeikis con una maglietta in solidarietà con i tre calciatori inglesi che avevano subito insulti razzisti dopo aver sbagliato i rigori nella finale degli Europei vinta dall'Italia. (Kevin Winter/Getty Images)
Sudeikis con una maglietta in solidarietà con i tre calciatori inglesi che avevano subito insulti razzisti dopo aver sbagliato i rigori nella finale degli Europei vinta dall'Italia. (Kevin Winter/Getty Images)

«Mentre parla fa molte digressioni, in certi casi è malinconico e propenso a lunghi aneddoti che talvolta sembrano vere e proprie parabole» ha scritto il giornalista di GQ che ha intervistato l’attore Jason Sudeikis: «in altre parole, somiglia più a Ted Lasso, l’allenatore di calcio gentile e filosofico che ha creato, che a tutti i personaggi tonti e presuntuosi per cui era conosciuto fino a qualche anno fa».

Ted Lasso è il protagonista dell’omonima serie pensata e interpretata da Sudeikis. Parla di un allenatore di football americano finito – per ragioni molto strane – ad allenare una squadra di calcio inglese senza sapere granché dell’Inghilterra e nemmeno del calcio. La prima stagione uscì nell’agosto 2020 e all’iniziò non si fece granché notare, ma poi si guadagnò (di certo negli Stati Uniti, forse un po’ meno in Italia) un buon numero di spettatori ed estimatori. La seconda stagione arriverà, sempre su Apple TV+, il 23 luglio.

I personaggi tonti e presuntuosi sono quelli che Sudeikis, che ha 45 anni, aveva spesso interpretato in televisione e al cinema. Nato in Virginia nel 1975, Sudeikis iniziò a esibirsi come improvvisatore comico, un po’ per indole e un po’ perché suo zio George Wendt era stato uno dei protagonisti della sitcom comica Cin cin: una cosa che, come ha detto lui a GQ, gli «fece sembrare verosimile l’idea di poter tentare una carriera artistica, nella recitazione ma anche facendo altro».

Lui voleva recitare, ma per alcuni anni finì per l’appunto a fare altro. Nel 2003 fu infatti assunto come autore dello storico programma comico Saturday Night Live, anche se prima non aveva mai fatto l’autore per sketch altrui: «fu come vincere una medaglia d’oro per una cosa per cui non ti sei mai allenato. Come se ti succedesse di vincere una medaglia d’oro al salto triplo, solo che quello che a te piace davvero è il salto in lungo», ha detto.


In un paio d’anni riuscì comunque a diventare anche membro del cast di attori del programma e interpretare George W. Bush, Joe Biden e Mitt Romney, e poi anche tanti altri personaggi e tipi umani che non erano persone famose. Fu lì che molti americani lo videro per la prima volta, e fu grazie a certi suoi personaggi strafottenti ma in genere scemi che ottenne alcuni simili ruoli nel cinema e nella televisione.

Per il cinema recitò in Ti presento Bill, Notte brava a Las Vegas, Il cacciatore di ex, Come ammazzare il capo… e vivere feliciCandidato a sorpresa. In tv recitò in una decina di episodi di 30 Rock. Come ha scritto GQ, «si abituò al fatto che ci fosse un certo divario tra quello che erano le sue intenzioni e come venivano percepiti i suoi personaggi»: perché quelli che lui ideava come in qualche modo profondi venivano percepiti come buffi e basta.

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Nel 2013 successero due cose, col senno di poi parecchio significative per la sua futura carriera: lasciò il Saturday Night Live, slegandosi un po’ (come poi avrebbe fatto in alcuni suoi film successivi) da un certo tipo di personaggi e comicità; e poi interpretò per la prima volta Ted Lasso.

Solo che era una pubblicità, non una serie. La pubblicità serviva al canale statunitense NBC per comunicare che aveva da poco acquisito i diritti della Premier League, il campionato inglese di calcio. Giocava tutto sul fatto che Lasso, in quel caso scelto come allenatore del Tottenham, non ne sapeva nulla dello sport, a partire dal fatto che non c’erano i playoff e che si poteva anche pareggiare le partite (negli sport americani di solito non succede).

Quel primo Lasso aveva però un approccio e un carattere diversi rispetto al protagonista della serie: più da spaccone che da filosofo, più sfacciato che sensibile.


La pubblicità piacque, ed ebbe anche un seguito. Nel frattempo – mentre recitava in SWOP: I sesso dipendenti, Race – Il colore della vittoria, Masterminds – I geni della truffa, Downsizing e Patto d’amore – Sudeikis si decise, a quanto pare spronato da Olivia Wilde (sua ex compagna e madre dei suoi due figli) a trasformare Ted Lasso nel protagonista di una serie.

Nel 2019 Sudeikis e altri ci lavorarono, ammorbidendo il personaggio di Lasso e rendendolo più saggio, affettuoso ed empatico, ma comunque a suo modo buffo e divertente. La grande differenza, secondo GQ, è che il nuovo Ted Lasso era «alle volte ancora ignorante, ma era diventato anche curioso».

La serie piacque a molti, specialmente per il protagonista: un tipo genuinamente buono, divertente, rispettoso, acuto, che trasmette agli altri personaggi, e anche agli spettatori, un senso di benessere e simpatia piuttosto rari, se confrontati con il tono cinico di molta televisione. Più di un critico scrisse che era proprio quello che ci voleva, vista l’aggressività dei social network degli ultimi anni, la polarizzazione del dibattito politico americano, la pandemia e tutto il suo contorno. «È come se Sudeikis e soci avessero visto in anticipo il caos e il terrore dell’estate del 2020 e avessero voluto dimostrare che gli Stati Uniti potevano ancora fare qualcosa di giusto» scrisse Mike Hale sul New York Times.


Grazie alla serie, nel febbraio 2021 Sudeikis ha anche vinto un Golden Globe come miglior attore in una serie comica. E si è fatto notare per uno strano e piuttosto disarticolato discorso di ringraziamento, fatto di fretta, da casa, in felpa.


Sudeikis non fece una grande impressione e ci fu chi pensò potesse essere ubriaco o comunque in uno stato un po’ preoccupante. Lui ha spiegato a GQ che era solo un po’ stanco visto che era in Europa, dove era notte inoltrata, e che non era «né fatto e nemmeno col cuore spezzato» (qualcuno aveva detto anche questo, in riferimento alla fine della sua relazione con Wilde). A proposito della felpa ha spiegato che aveva un elegante completo Tom Ford da indossare, ma che a metterselo per stare in casa, da solo, di notte, davanti a un computer, si era sentito ridicolo.


Un aspetto che è emerso dopo Ted Lasso è che Sudeikis assomiglia per molti versi al protagonista della serie. Lo ha raccontato di recente il giornalista di Uproxx Mike Ryan, premettendo che in genere lui per primo non ama questo tipo di elogi sperticati delle celebrità, spesso frutto di sapienti uffici stampa e nient’altro. Ma Ryan racconta che tre anni fa, ben prima di Ted Lasso, intervistò Sudeikis per un altro suo film che parlava del rapporto tra un figlio e il padre in fin di vita. Ryan aveva perso da poco il padre, e lo accennò a Sudeikis nell’intervista. Il giorno dopo ricevette una email piuttosto lunga e accorata, in cui l’attore lo consolava con parole piuttosto intelligenti e dimostrando una notevole empatia.

Ryan ha deciso di condividere la lettera perché ha deciso che, nonostante i possibili scetticismi, leggerla fa stare meglio. Ha chiesto il permesso a Sudeikis, che gli ha risposto che era la sua storia (di Ryan): se gli faceva piacere condividerla pubblicamente, allora stava bene anche a lui. Una risposta molto alla Ted Lasso, com’era alla Ted Lasso la maglietta con cui Sufeikis si è presentato alla prima della nuova stagione della serie: aveva stampati sopra i nomi di Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka, i calciatori neri inglesi che hanno sbagliato il rigore nella finale degli Europei, subendo per giorni insulti razzisti.