In Sudafrica l’esercito è intervenuto per contenere le proteste iniziate dopo l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma

(AP Photo/Themba Hadebe)
(AP Photo/Themba Hadebe)

I vertici militari sudafricani hanno deciso di usare l’esercito per reprimere le proteste e gli scontri iniziati dopo che l’ex presidente Jacob Zuma era stato portato in carcere, dove dovrà scontare una pena di 15 mesi per oltraggio alla corte, reato a cui è stato condannato dopo che non si era presentato alle udienze di un processo a suo carico per corruzione.

Gli scontri, durante i quali almeno sei persone sono morte e alcune altre centinaia sono state arrestate, sono in corso da giorni ma si sono fatti più intensi nelle ultime ore, dopo che Zuma, che già l’8 luglio si era consegnato alla polizia, ha parlato alla Corte Costituzionale e si è detto innocente. Gli scontri più duri sono stati nella provincia di Gauteng (quella di Johannesburg) e nella provincia di KwaZulu-Natal, di cui è originario Zuma. Oltre agli scontri, in diverse aree delle due province ci sono stati saccheggi e rivolte che hanno bloccato certe strade e quartieri. In certi casi sono state costruite barricate improvvisate e sono state usate armi da fuoco contro la polizia.

Zuma ha 79 anni ed è stato presidente dal 2009 al 2018. Il processo per corruzione nei suoi confronti – al quale si era sempre rifiutato di testimoniare – riguarda l’acquisto di una partita di armi dell’azienda francese Thales da parte del governo sudafricano nel 1999, quando era vicepresidente. Zuma è accusato di avere accettato delle tangenti da Thales attraverso il suo ex consigliere finanziario Schabir Shaik, condannato per truffa e corruzione nel 2005.