Un antichissimo teschio e forse una nuova specie umana

Nuove ricerche ipotizzano che un fossile trovato in Cina appartenesse a "Uomo drago", una specie imparentata con la nostra e mai scoperta prima

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Un gruppo di ricercatori ritiene che il fossile di un cranio risalente ad almeno 140mila anni fa sarebbe appartenuto a una specie umana finora sconosciuta, che potrebbe portare a rivedere la storia evolutiva di Homo sapiens, la nostra specie. Il teschio era stato scoperto quasi 90 anni fa in Cina, ma è stato studiato e analizzato solo in tempi recenti. Apparteneva a un uomo adulto, con un cervello molto grande, arcate sopracciliari marcate e occhi incavati. I ricercatori che lo hanno esaminato ritengono appartenesse a una specie diversa da quelle già note, e l’hanno nominata Homo longi (“Uomo drago”), in ricordo del luogo del ritrovamento nei pressi del “Fiume del drago nero” (Amur) nel nord-est della Cina.

Il risultato delle analisi e le nuove ipotesi sull’albero genealogico del genere Homo sono stati esposti in tre ricerche scientifiche, pubblicate sulla rivista Innovation. Secondo i ricercatori, furono gli Homo longi e non i Neanderthal (Homo neanderthalensis) a essere la specie più vicina alla nostra prima della loro estinzione. Non tutti i paleoantropologi sono però convinti ed è probabile che il teschio rimarrà al centro di numerosi confronti e dispute nei prossimi anni.

In un pozzo
La storia recente del teschio è interessante quasi quanto quella risalente a centinaia di migliaia di anni fa. Fu scoperto per caso nel 1933 da un operaio che stava lavorando nel cantiere di un ponte nei pressi della città di Harbin. Incuriosito dalle sue caratteristiche, capì che potesse avere un certo valore scientifico, ma preferì non lasciarlo alle autorità giapponesi che all’epoca occupavano la Cina nord-orientale. L’operaio nascose il teschio in un pozzo e non ne parlò con nessuno per decenni, forse perché provava vergogna per avere lavorato per i giapponesi.

Prima di morire nel 2018, l’operaio decise infine di raccontare la storia del fossile ai propri familiari, dando loro indicazioni sulla collocazione del pozzo in cui lo aveva nascosto. In seguito la famiglia donò il teschio a un’università della città di Shijiazhuang, nella provincia dell’Hebei. I ricercatori rimasero da subito colpiti dall’ottimo stato di conservazione e si misero al lavoro per capire quale fosse la sua storia.

Homo longi
Nelle ricerche pubblicate questa settimana, gli autori sostengono che il loro esemplare di Homo longi fosse alto e con diverse fattezze del viso paragonabili a quelle della nostra specie. Il cervello aveva un volume del 7 per cento più grande rispetto alla media dell’encefalo degli attuali esseri umani.

Gli attuali parenti in vita più prossimi agli H. sapiens sono gli scimpanzé e i bonobo, con i quali condividemmo un antenato comune nella nostra storia evolutiva. Secondo le ipotesi più affermate e condivise, questo antenato comune (del quale non abbiamo mai trovato tracce) portò all’evoluzione di specie diverse di primati, compresi gli ominini, una sottofamiglia che comprende oltre all’uomo le specie che gli sono più vicine (gorilla, bonobo e scimpanzé).

Nei loro tre studi, i ricercatori scrivono che il teschio ritrovato in Cina apparteneva a una specie ancora sconosciuta di ominini. Un’analisi ha permesso di datarlo tra i 146mila e i 309mila anni fa, in un periodo in cui coesistevano diversi tipi di ominini, compresi Homo erectus, Homo naledi nel Sudafrica, Homo luzonensis nelle Filippine e Homo floresiensis in Indonesia. Allo stesso periodo risalgono i fossili più antichi finora ritrovati di H. sapiens. Anche i Neanderthal popolavano nel medesimo periodo un’ampia area del pianeta tra l’Europa e l’Asia centrale.

Il cranio di Homo lungi ritrovato vicino a Harbin (Qianh Ji et al., The innovation)

Negli ultimi tempi i paleoantropologi hanno inoltre identificato un’ulteriore possibile specie, quella dei misteriosi denisoviani (Homo denisova). La scoperta è stata resa possibile dall’analisi di alcuni resti, come denti e frammenti di ossa, insufficienti per stabilire con certezza quali fossero le caratteristiche di questi umani. Un fossile di denisoviano ritrovato in Tibet ha permesso un paio di anni fa di avere qualche informazione in più, facendo ipotizzare che l’antenato comune di H. sapiens, Neanderthal e denisoviani fosse vissuto almeno 600mila anni fa.

I ricercatori ritengono che i Neanderthal e i denisoviani fossero i nostri parenti più stretti prima della loro estinzione. Diverse ricerche hanno evidenziato come nel periodo di convivenza con H. sapiens ci furono diversi incroci, tanto che parte del materiale genetico degli umani moderni risale ai Neanderthal.

Ci sono però ancora diverse cose da chiarire, soprattutto su che cosa accadde alle varie specie umane nell’Asia orientale. Le ricerche condotte negli ultimi decenni hanno permesso di ritrovare una grande quantità di fossili: alcuni ricordano quelli della nostra specie, mentre altri sembrano appartenere ad altre. E mettere ordine nell’articolato albero genealogico dell’umanità non è semplice, soprattutto se questo lavoro deve essere svolto a centinaia di migliaia di anni di distanza.

Somiglianze
H. longi potrebbe offrire qualche nuovo spunto. I ricercatori hanno messo a confronto il suo cranio con le caratteristiche anatomiche di decine di altri fossili di ominini ritrovati nel corso degli anni. Hanno trovato similitudini con il fossile di denisoviano ritrovato in Tibet, ma anche con un altro teschio che circa 40 anni fa era stato scoperto nella contea cinese di Dali, risalente ad almeno 200mila anni fa e sul quale è ancora in corso un confronto tra chi ritiene che appartenesse alla nostra specie e chi pensa fosse di una specie diversa, ancora ignota.

Nelle nuove ricerche si legge che i tre fossili potrebbero appartenere a una stessa linea evolutiva, la più vicina a quella di H. sapiens. Ciò significherebbe che H. longi era più strettamente imparentato con la nostra specie rispetto ai Neanderthal. Non tutti sono però convinti da queste conclusioni, considerato che non ci sono altri reperti riconducibili a esemplari di H. longi per rendere più solida l’ipotesi dei ricercatori cinesi. C’è inoltre una tendenza a nominare nuove specie non appena si scoprono fossili, pratica che negli anni ha portato a una certa confusione nel nostro albero genealogico.

Se invece H. longi si rivelasse un denisoviano, i ricercatori dovrebbero fare i conti con altre stranezze. Le analisi genetiche hanno finora mostrato che i parenti più stretti dei denisoviani furono i Neanderthal; le nuove ricerche basate sulle caratteristiche anatomiche dei fossili suggeriscono invece che H. longi e H. sapiens fossero più strettamente imparentati rispetto ai Neanderthal. I ricercatori confidano di ottenere qualche risposta in più dall’analisi del DNA del fossile di H. longi, anche se non sempre si riescono a ottenere dati affidabili da reperti antichi quanto la storia dell’umanità.