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  • Venerdì 25 giugno 2021

Derek Chauvin è stato condannato a 22 anni e mezzo di carcere per la morte di George Floyd

L'ex agente di polizia statunitense era stato dichiarato colpevole di omicidio preterintenzionale lo scorso 20 aprile

(Stephen Maturen/Getty Images)
(Stephen Maturen/Getty Images)

L’ex agente di polizia Derek Chauvin è stato condannato a 22 anni e mezzo di carcere per la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso il 25 maggio del 2020 durante un arresto a Minneapolis, in Minnesota. La decisione è arrivata a circa due mesi di distanza dalla dichiarazione di colpevolezza per Chauvin, ritenuto responsabile di omicidio preterintenzionale, che prevede una pena massima di 40 anni di carcere, di omicidio di terzo grado (pena massima 25 anni) e di omicidio colposo (pena massima 10 anni). Il verdetto era stato comunicato dalla giuria il 20 aprile e il giudice aveva poi annunciato 8 settimane di attesa per stabilire la pena.

Le leggi del Minnesota prevedono che la condanna sia basata sulla dichiarazione di colpevolezza più grave, in questo caso l’omicidio preterintenzionale. Nello stato di norma un condannato trascorre circa due terzi della propria pena in carcere e il resto in libertà condizionale, nel caso in cui sia riconosciuta la buona condotta.

La nuova decisione era attesa, non solo per il completamento del processo, ma anche perché nell’ultimo anno la morte di Floyd aveva portato a manifestazioni in buona parte degli Stati Uniti, che soprattutto nei primi mesi erano diventate proteste sempre più ampie contro le violenze, gli abusi e le discriminazioni nei confronti delle persone nere.

Il processo contro Derek Chauvin, che ha 45 anni, era iniziato il 29 marzo e aveva compreso 45 testimoni. Floyd era stato arrestato con violenza il 25 maggio del 2020, benché fosse disarmato. Nei video dell’arresto girati dalle telecamere di sorveglianza e dai passanti si vedeva Chauvin premere con il ginocchio sul collo di Floyd per più di nove minuti: anche dopo che Floyd aveva perso coscienza, Chauvin e gli altri agenti che erano con lui non lo avevano soccorso. Floyd era morto poco dopo essere stato portato in ospedale.

L’autopsia aveva stabilito che la morte di Floyd fosse stata un omicidio e che il cuore e i polmoni dell’uomo avessero smesso di funzionare mentre veniva «tenuto fermo» dalla polizia. Il rapporto sull’autopsia aveva segnalato che Floyd aveva pregressi problemi cardiaci e aveva assunto metanfetamine e fentanyl prima della morte, e aveva indicato come causa della morte un «arresto cardiopolmonare avvenuto come complicazione del blocco, della sottomissione e della compressione del collo da parte delle forze dell’ordine».

L’avvocato di Chauvin aveva cercato di contestare il risultato dell’autopsia dei medici legali sostenendo che alla morte di Floyd avrebbero contribuito i farmaci oppiacei che l’uomo aveva assunto in precedenza, oltre che gli altri problemi di salute. Aveva cercato poi di convincere i giurati che il video della morte di Floyd non raccontasse l’intera storia e che dovesse essere inserito in un contesto più ampio di «resistenza attiva» nei confronti della polizia.

Il procuratore Steve Schleicher aveva invece detto che Floyd «non era una minaccia». «Non stava cercando di far del male a nessuno. Tutto ciò che chiedeva era un po’ di compassione. E non ne è stata mostrata alcuna, quel giorno». Schleicher aveva detto che Floyd aveva chiesto aiuto «con il suo ultimo respiro», ma il poliziotto non lo aveva aiutato e non aveva seguito le procedure. Schleicher aveva inoltre ricordato che Chauvin aveva mantenuto il ginocchio sul collo di Floyd anche dopo che i suoi colleghi gli avevano detto che non sentivano più il polso. «Agli scettici tra voi, come potete giustificare la continua applicazione della forza su quest’uomo anche quando non aveva più polso?», aveva detto Schleicher rivolgendosi alla giuria. «[Chauvin] ha continuato a bloccarlo, ha continuato a calcare e torcere e spingere giù [Floyd] finché non ha schiacciato via la vita dal suo corpo».

Gli altri agenti incriminati per la morte di Floyd sono Thomas Lane, J. Alexander Kueng e Tou Thao. Sono accusati di aver facilitato l’omicidio di Floyd. Lane e Kueng avevano aiutato Chauvin a tenere Floyd a terra per un certo periodo di tempo, mentre Thao aveva assistito senza fare niente. Il loro processo inizierà ad agosto.