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  • Mercoledì 23 giugno 2021

Per le primarie dei Democratici a New York sarà ancora lunga

È in vantaggio il candidato sindaco Eric Adams, ma in base al nuovo sistema di voto i risultati definitivi arriveranno a metà luglio

(Spencer Platt/Getty Images)
(Spencer Platt/Getty Images)
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Martedì 22 giugno si sono svolte le primarie del Partito Democratico per la scelta del candidato sindaco alle elezioni di novembre a New York, la città più popolosa degli Stati Uniti. Con l’82 per cento dei voti scrutinati, Eric Adams, ex poliziotto e presidente del distretto di Brooklyn, è in vantaggio con il 31,6% delle preferenze. Dietro di lui sono arrivati l’attivista per i diritti civili Maya Wiley con il 22,3% e l’ex responsabile dell’azienda municipalizzata dei rifiuti, Kathryn Garcia, con 19,7%. L’ex candidato alle primarie presidenziali Democratiche, Andrew Yang, ha ottenuto invece solo l’11,7% delle preferenze.

Queste primarie erano considerate da tutti le vere elezioni di New York, poiché il candidato Democratico è quasi certo di venire eletto sindaco alle elezioni di novembre. Negli ultimi anni l’elettorato Democratico della città è infatti aumentato talmente a dismisura che alle primarie Repubblicane partecipano solo politici minori, certi di perdere a novembre. Il candidato Repubblicano sarà Curtis Sliwa, fondatore dei Guardian Angels, organizzazione nata nel 1979 per contrastare la violenza in città.

In base al nuovo sistema elettorale utilizzato per queste primarie, dato che Adams non ha ottenuto almeno il 50 per cento delle preferenze, la sua vittoria non può però essere ancora data per certa. Quest’anno infatti si è votato col sistema del ranked-choice-voting, già utilizzato negli anni scorsi in diverse città statunitensi e nel mondo soprattutto in Australia. Agli elettori è stato chiesto di stilare una classifica dei cinque candidati preferiti, dal più apprezzato al meno apprezzato.

Durante la prima fase dello spoglio si è tenuto conto solo del voto al candidato più apprezzato in assoluto. Alla fine del conteggio verrà eliminato il candidato che ha ottenuto meno voti. A quel punto i voti degli elettori che hanno messo al primo posto il candidato eliminato verranno trasferiti ai secondi classificati, si rifarà il conteggio e si eliminerà di nuovo l’ultimo arrivato, e così via finché rimane un solo candidato, il vincitore.

Per sapere chi sarà ufficialmente il candidato dei Democratici si dovranno attendere alcune settimane: ai circa 799mila voti espressi di persona martedì dagli elettori andranno infatti aggiunti oltre 200mila voti inviati via posta, che non sono stati ancora contati. La commissione elettorale della città di New York comunicherà i primi risultati del riconteggio il 29 giugno, senza includere i voti via posta, e poi di nuovo il 6 luglio, includendoli. A quel punto i voti verranno ricontati una volta a settimana, ogni martedì, finché non si avrà un risultato certo sul vincitore. L’ipotesi più probabile è che il risultato ufficiale si saprà a metà luglio.

Adams, che ha 60 anni e prima di entrare in politica ha avuto una lunga carriera nella polizia locale, era dato per favorito da settimane: ha ottenuto la maggioranza delle preferenze in ogni distretto della città tranne che a Manhattan, dove invece è risultata in vantaggio Garcia.

È stato invece piuttosto deludente il risultato di Andrew Yang, che ha ammesso da subito la sconfitta. Yang è piuttosto conosciuto, soprattutto per la sua partecipazione alle primarie presidenziali del 2020, e nelle prime fasi della campagna elettorale era stato a tratti in testa ai sondaggi: ma dopo alcune uscite un po’ goffe e le accuse di essere andato via dalla città durante la pandemia, come hanno fatto molti dei suoi abitanti più ricchi, le sue possibilità erano molto diminuite.

Yang negli ultimi giorni di campagna elettorale aveva invitato a votare Garcia come seconda scelta, per cercare di indebolire il favorito Adams ed evitare che parte dell’elettorato lo indicasse come seconda scelta. Adams aveva criticato duramente quest’alleanza, sostenendo che fosse stata fatta solo per impedire a un nero di diventare sindaco.

Si è confermata invece la forte crescita di Maya Wiley, sostenuta dall’ala più radicale dei Democratici (e soprattutto da Alexandria Ocasio-Cortez, popolarissima in città). Wiley non ha esperienze amministrative ma è una brillante avvocata da tempo vicina ai Democratici, ed ex collaboratrice del sindaco uscente Bill de Blasio.

In campagna elettorale ci si è concentrati sui problemi più concreti che riguardano le metropoli americane: il livello poco uniforme delle scuole pubbliche, i prezzi esorbitanti delle case, e il problema della sicurezza relativo all’aumento dei senza fissa dimora. Nel corso dell’ultimo dei tre dibattiti televisivi, i principali candidati si erano detti d’accordo su una cosa in particolare: nessuno di loro offrirebbe un posto nella nuova amministrazione al sindaco de Blasio, accusato da più parti di avere lasciato intatti i principali problemi della città.

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