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  • Mercoledì 9 giugno 2021

Una nazionale a cui affezionarsi agli Europei

Per arrivare a giocare il suo primo torneo in oltre un secolo, la Finlandia ha pensato a modo suo, con l'aiuto di un ex maestro elementare

Un tifoso finlandese esulta per un gol segnato all'Estonia in Nations League (AP Photo/Marko Mumm)
Un tifoso finlandese esulta per un gol segnato all'Estonia in Nations League (AP Photo/Marko Mumm)
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Fra le 24 nazionali che partecipano agli Europei di calcio, Finlandia e Macedonia del Nord sono le uniche due esordienti. Nella loro storia non hanno mai partecipato a un grande torneo, ma se la Macedonia del Nord è un paese giovane, nato negli anni Novanta dalla disgregazione della Jugoslavia, la Finlandia è indipendente da oltre un secolo e la sua federazione calcistica è ancora più vecchia.

Ha più o meno gli stessi abitanti di Danimarca e Norvegia, ed è fra gli stati europei con l’indice di PIL pro capite più alto, un dato che solitamente favorisce o perlomeno indica lo sviluppo dei movimenti sportivi nazionali. Eppure in Finlandia il calcio è sempre venuto dopo gli altri sport invernali, e per popolarità anche dopo gli sport motoristici. Nel linguaggio comune, il calcio amatoriale ha anche un nome tutto suo: potkupallo, che vuol dire più o meno “calciare la palla senza scopo”.

Il timido interesse dei finlandesi nei confronti del calcio ha tenuto lontana la sua nazionale maschile da tutti i tornei disputati nell’ultimo secolo. Soltanto nel 1997 arrivò a sfiorare l’accesso ai Mondiali in Francia, e per dodici volte ha provato a qualificarsi alla fase finale degli Europei senza mai riuscirci. Gli avvenimenti più importanti della sua storia sarebbero secondari in ogni altro paese europeo, come la partita contro il Belgio del 2007, che venne interrotta perché un gufo reale si posò sopra una traversa: da allora i giocatori finlandesi sono soprannominati i “gufi reali”.

Le cose sono però cambiate negli ultimi quindici anni, e il 15 novembre del 2019 la Finlandia si è qualificata agli Europei da seconda classificata nel gruppo vinto dall’Italia. Da allora il paese parla di sukupolvien unelma, “il sogno di generazioni”, che è anche il titolo della canzone che accompagnerà la squadra agli Europei itineranti.


Come gli altri paesi nordici, per alzare il livello del suo movimento calcistico la Finlandia ha avuto bisogno di qualcosa in più del semplice interesse. Le basse temperature e le poche ore di luce durante l’anno, soprattutto in inverno, complicano un po’ tutto e infatti hanno richiesto metodo e investimenti precisi. Così la federazione locale ha iniziato a ristrutturare il movimento partendo dalle scuole calcio, preparando meglio i suoi allenatori, fornendo loro dati e tecnologie che prima non avevano.

L’investimento economico più importante ha riguardato le infrastrutture. Un po’ come in Islanda, il paese che fu la sorpresa agli ultimi Europei, nel corso degli ultimi quindici anni la federazione finlandese ha costruito campi di allenamento al coperto, e così hanno iniziato a fare anche i club professionistici, che non si appoggiano più a strutture pubbliche ma ne costruiscono di proprie, coperte, in modo da potersi allenare tutto l’anno.

Gli investimenti sono stati accompagnati da una metodologia di allenamento comune che, seguendo un certo stile scandinavo, esorta i giocatori a prendere delle decisioni individualmente fin da bambini tramite il dialogo con gli allenatori. Secondo Daniel Ursin, preparatore delle giovanili del HJK di Helsinki, c’è stato anche bisogno di un cambio di mentalità: «Siamo troppo umili e gentili. Chiaramente fra le cose che insegniamo c’è il rispetto dei valori e degli avversari, ma in campo dobbiamo imparare a essere più aggressivi di come siamo fuori».

Non è un caso che l’allenatore che ha risollevato la nazionale sia stato un maestro elementare. Markku Kanerva fu un giocatore professionista tra gli anni Ottanta e Novanta, gran parte dei quali trascorsi giocando con l’HJK di Helsinki. Per la media finlandese dell’epoca fu tutto sommato un buon giocatore, e accompagnò parte della sua carriera al lavoro da insegnante di matematica ed educazione fisica, iniziato negli anni Novanta dopo una laurea in Scienze dell’educazione con specializzazione in matematica.

– Leggi anche: Il maestro che sta facendo rinascere il calcio finlandese

Nel 2003 decise di dedicarsi esclusivamente al calcio: ottenne un incarico in un piccolo club di prima divisione, poi divenne allenatore della Finlandia Under-21, da lì venne promosso assistente in quella maggiore e nel gennaio del 2018 nominato capo allenatore. In un’intervista al giornale dell’Università di Helsinki descrisse così il suo approccio: «Dove possiamo essere i migliori? Nello spirito di gruppo e nel dinamismo che questo può creare. L’Islanda ha ottenuto grandi risultati in condizioni simili alle nostre e uno dei suoi punti di forza è uno spirito di gruppo eccezionale. Il mio obiettivo è creare quindi un ambiente in cui ci sia fiducia reciproca».

I giocatori lo chiamano per forza di cose il “professore” o con il suo soprannome, Rive, dal quale è nato anche un termine usato per indicare il momento della squadra: Rivelution. Prima e dopo le partite Kanerva fa analizzare le prestazioni ai suoi giocatori, aiutandoli a capire gli aspetti più importanti del gioco in una riunione collettiva. Durante i ritiri crea dei gruppi di discussione circoscritti su determinati temi, e fa lavorare spesso in coppia i giocatori anche fuori dal campo, in modo da creare connessioni più forti.

Markku Kanerva con Marcus Forss dopo la vittoria contro la Francia (AP Photo/Michel Euler)

In passato la Finlandia ha avuto alcuni grandi calciatori, come Jari Litmanen e Sami Hyypiä, ma il livello medio di tutti gli altri giocatori era sempre troppo distante dal loro. Per Petri Pasanen, altro grande ex calciatore finlandese, il fatto che ora la Finlandia non abbia grandi nomi, ma una squadra omogenea, è la ragione del suo successo: «Quando giocavo io c’erano grandi campioni come Litmanen e Hyypiä, e poco altro. Ora c’è una squadra di ragazzi tutto sommato normali che ha dimostrato come l’unione possa portare a grandi risultati, e in cui la Finlandia si riconosce».

Il modo ragionato in cui la Finlandia ha costruito la sua idea di calcio trova riscontro anche nelle carriere dei giocatori con cui si presenta agli Europei, annunciati con questo video. Lukaš Hradecky è uno dei portieri più apprezzati in Bundesliga. Tim Sparv, il capitano che sta per terminare la carriera, è stato il giocatore simbolo del Midtjylland, la squadra che ha rotto il campionato danese, e a tempo perso scrive per il Guardian. Marcus Forss ha contribuito a portare in Premier League il Brentford, che condivide la proprietà con il Midtjylland ed è stata una della società pionieristiche nell’uso di dati statistici nel calcio. Joel Pohjanpalo è invece l’attaccante dell’Union Berlino, la squadra tedesca di proprietà dei tifosi che quest’anno è riuscita a qualificarsi alle coppe europee. E infine c’è Teemu Pukki, il miglior marcatore, a cui mancano solamente due gol per raggiungere il record dei 32 gol segnati con la Finlandia da Litmanen.

Agli Europei i finlandesi si presentano senza nulla da perdere, sperando di essere una delle sorprese del torneo. Sono nel gruppo B con Danimarca, Belgio e Russia, e giocheranno le loro partite tra Copenhagen e San Pietroburgo. Nel loro girone sono sfavoriti e le ultime amichevoli non sono andate bene: lo scorso novembre, però, hanno fatto vedere come possono sorprendere, battendo a Parigi i campioni del mondo della Francia.