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  • Martedì 8 giugno 2021

La fossa comune di bambini indigeni scoperta in Canada

Sono stati trovati i resti di 215 corpi vicino a un ex collegio, parte di un sistema di educazione definito “genocidio culturale”

Una croce vicino a dove c'era il collegio di Kamloops, in ricordo dei bambini morti (Darryl Dyck/The Canadian Press via AP)
Una croce vicino a dove c'era il collegio di Kamloops, in ricordo dei bambini morti (Darryl Dyck/The Canadian Press via AP)

Lo scorso mese alla Indian Residential School di Kamloops, nella provincia canadese della British Columbia, sono stati trovati i resti sepolti di 215 bambini indigeni. Le campagne per promuovere le indagini nei dintorni della scuola – che era sostanzialmente un collegio cattolico frequentato solo da bambini indigeni – erano iniziate circa vent’anni fa, spinte da inquietanti racconti che circolavano da tempo in Canada e che riportavano storie di violenze fisiche e psicologiche, commesse peraltro in un contesto caratterizzato da pessime condizioni igieniche.

La scoperta è stata fatta da un gruppo indigeno locale, Tk’emlúps te Secwépemc First Nation (TteS), utilizzando un georadar, uno strumento che permette di indagare il sottosuolo attraverso l’analisi delle onde elettromagnetiche, senza fare scavi. Secondo Rosanne Casimir, della TteS, uno dei bambini morti aveva 3 anni. Casimir ha anche aggiunto di aspettarsi di trovare altri resti di bambini, dato che i rilevamenti continueranno prossimamente.

Il collegio di Kamloops fu gestito dalla Chiesa tra il 1890 e il 1969 e per un certo periodo fu il più grande del Canada. Poi, quando il sistema scolastico passò completamente sotto la gestione del governo, venne chiuso. I rapporti dell'epoca, eseguiti da personale medico, riportano la presenza di bambini con grossi problemi di malnutrizione, e ci sono racconti simili che riguardano anche gli altri collegi canadesi riservati agli indigeni, in gran parte attivi a partire dalla fine dell'Ottocento.

In quegli anni i discendenti dei coloni canadesi avevano costretto i popoli indigeni a vivere in qualcosa di molto simile alle riserve indiane degli Stati Uniti. Il New York Times scrive che spesso usarono come scusa alcuni accordi dal valore legale dubbio, con i quali si appropriarono della terra dei nativi. Contestualmente, il governo avviò un sistema per assimilarli culturalmente, mandando i figli e le figlie degli indigeni in collegi come quello di Kamloops. I bambini venivano spesso prelevati con la forza dalle famiglie e costretti a perdere gli usi e la lingua del loro popolo, che al collegio venivano vietati.

Una commemorazione all'ex collegio per indigeni di Kamloops, in ricordo dei 215 bambini morti (Darryl Dyck/The Canadian Press via AP)

Il governo canadese da anni sta cercando almeno di far riemergere le storie delle sofferenze di molte persone indigene sopravvissute ai collegi. Una commissione istituita dal governo e dalle comunità indigene come TteS ha impiegato sei anni per raccogliere le testimonianze di 6.750 persone, e nel 2015 ha stilato un rapporto concludendo che il sistema dei collegi per indigeni fu una forma di «genocidio culturale». Adesso la commissione è diventata un centro permanente, il National Centre for Truth and Reconciliation.

Alcuni ex studenti dei collegi hanno ricordato episodi sistematici di abusi e violenza sessuale da parte dei preti responsabili dei collegi, che in certi casi portarono a gravidanze indesiderate tra le studentesse.

Non è noto con precisione quanti bambini e bambine siano morti nei collegi per indigeni. Il rapporto del 2015 parla di almeno 4.100 tra morti e scomparsi, ma l'ex giudice Murray Sinclair, che ha guidato la commissione, ha detto al New York Times che molto probabilmente sono stati «più di diecimila». Molti di loro morivano per incidenti o nel tentativo di scappare, ma la gran parte a causa di malattie e infezioni. Quando succedeva, i responsabili del collegio fornivano spiegazioni vaghe ai genitori, e di solito i corpi venivano seppelliti a scuola e non consegnati alle famiglie per risparmiare i costi del viaggio.

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