Le condanne in appello per l’omicidio di Stefano Cucchi

Hanno confermato la sentenza di primo grado, con due carabinieri condannati per omicidio preterintenzionale e pene più severe

Ilaria Cucchi e il suo avvocato Fabio Anselmo, fuori dalla Corte di appello di Roma 
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Ilaria Cucchi e il suo avvocato Fabio Anselmo, fuori dalla Corte di appello di Roma (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

La Corte d’Assise d’appello di Roma ha condannato a 13 anni di carcere per omicidio preterintenzionale i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro nel processo bis per la morte di Stefano Cucchi, il ragazzo romano trovato morto il 22 ottobre del 2009 in una stanza del reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni dopo essere stato arrestato. In primo grado la Corte d’Assise li aveva condannati a 12 anni di carcere.

Il maresciallo Roberto Mandolini, che nel 2009 era capo della stazione Appia, è stato condannato a 4 anni di carcere per aver falsificato il verbale d’arresto di Cucchi (in primo grado era stato condannato a 3 anni e 8 mesi). Per lo stesso reato è stata confermata la condanna a 2 anni e 6 mesi per il carabiniere Francesco Tedesco, che in primo grado era stato scagionato dall’accusa di omicidio preterintenzionale.

Un primo processo era finito nel 2013 con l’assoluzione di tre agenti di polizia penitenziaria, ma nel nuovo processo erano state presentate nuove prove che avevano confermato il pestaggio di Cucchi: Francesco Tedesco aveva ammesso di aver assistito al pestaggio e raccontato che avvenne la notte del 15 ottobre 2009, dopo che Cucchi era stato fermato dai carabinieri e portato nella caserma Appia di Roma, e che iniziò quando Cucchi si rifiutò di farsi prendere le impronte digitali.

C’è poi un altro processo ancora in corso che riguarda i depistaggi sulla morte di Cucchi: in questo caso ci sono otto carabinieri accusati a vario titolo di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia, per avere insabbiato il pestaggio ai danni di Cucchi: Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Massimiliano Colombo Labriola, Francesco Di Sano, Lorenzo Sabatino, Tiziano Testarmata e Luca De Cianni. Nel processo si sono costituiti parte civile il ministero della Difesa e l’Arma dei carabinieri