Martedì ci sono stati disordini attorno all’impianto di trattamento di petrolio e gas di Eni a Mellitah, in Libia

L'impianto di Mellitah, in Libia, nel 2013. (Hamza Turkia/ Xinhua/ ZUMAPRESS.com via ANSA)
L'impianto di Mellitah, in Libia, nel 2013. (Hamza Turkia/ Xinhua/ ZUMAPRESS.com via ANSA)

Martedì l’importante impianto di trattamento di petrolio e gas di Mellitah, nella parte occidentale della Libia, è stato preso temporaneamente d’assalto da un gruppo armato di miliziani dell’area di Zuwara, città costiera che si trova lì vicino. L’impianto si trova un’ottantina di chilometri a ovest di Tripoli ed è gestito da ENI e dall’azienda nazionale libica, la National Oil Corporation. Dal complesso industriale parte il gasdotto Greenstream, che collega l’Africa alla Sicilia.

ENI ha fatto sapere che l’azione della milizia è durata circa un’ora e che poi la situazione è tornata quasi alla normalità, nonostante ci siano state tensioni anche il giorno seguente. Secondo un comunicato citato da Repubblica e diffuso dai sindacati dell’impianto, e smentito da un portavoce di ENI, i miliziani sarebbero invece arrivati a bloccare l’entrata e l’uscita dei dipendenti, mettendo in pericolo la loro sicurezza.

L’azione della milizia era iniziata dopo che il responsabile della sicurezza locale, Imad al-Din Masoud, era stato arrestato su mandato della Procura generale libica con l’accusa di traffici illeciti. I miliziani avevano ritenuto l’arresto di al-Din Masoud un «rapimento».

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