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  • Mercoledì 31 marzo 2021

I molti vaccini di Cuba

I ricercatori cubani sono al lavoro su cinque vaccini sperimentali, che il governo spera di poter esportare ma che per ora sono guardati con qualche scetticismo

Un'infermiera e un paziente volontario a cui è stato somministrato il vaccino Soberana 2, all'Avana, Cuba. (Ramon Espinosa/Pool Photo via AP)
Un'infermiera e un paziente volontario a cui è stato somministrato il vaccino Soberana 2, all'Avana, Cuba. (Ramon Espinosa/Pool Photo via AP)

Cuba potrebbe diventare uno dei più piccoli paesi al mondo ad avere sviluppato più vaccini contro il coronavirus. I ricercatori cubani sono al lavoro su cinque diversi vaccini sperimentali: due di questi sono nella fase finale dei test clinici e, se i dati su efficacia e sicurezza dovessero essere confermati, potrebbero essere impiegati già a partire dal prossimo maggio.

Il governo cubano ha investito molto sui vaccini con due obiettivi: rilanciare il prima possibile il turismo, una delle principali fonti di ricavo per il paese, e diventare il fornitore dei vaccini per paesi come Iran e Venezuela, che a causa delle sanzioni economiche non possono intrattenere affari con gli Stati Uniti e con diverse altre nazioni.

I vaccini Soberana 2 e Abdala sono nella loro ultima fase sperimentale e secondo le autorità sanitarie cubane offrono un alto livello di protezione, anche se non ci sono ancora dati chiari e definitivi. I ricercatori sono al lavoro per raccogliere i dati e analizzarli, con l’obiettivo di pubblicare i risultati dei test clinici nelle prossime settimane sulle riviste scientifiche. I due vaccini saranno poi sottoposti all’Organizzazione Mondiale della Sanità per una valutazione sulle loro caratteristiche, importante per ottenere l’autorizzazione da parte delle autorità di controllo di altri paesi.

Il piano del governo cubano su Soberana 2 e Abdala è piuttosto ambizioso, e ha raccolto critiche e qualche perplessità da parte di esperti e osservatori fuori da Cuba. Se i test della fase 3 saranno positivi, le autorità sanitarie procederanno con la vaccinazione dei circa 1,7 milioni di abitanti nella zona dell’Avana, la capitale, per poi proseguire con il resto della popolazione. L’obiettivo è di vaccinare il 60 per cento della popolazione entro agosto, e il resto dopo l’estate.

Volontari a cui è stato somministrato il vaccino Soberana 2, in un centro vaccinale all’Avana, Cuba (Ramon Espinosa/Pool Photo via AP)

Lo scetticismo degli osservatori intorno all’operazione non è dovuto solamente ai tempi molto stretti per vaccinare così tanti individui, ma anche alla mancanza di conferme sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini. Ai più critici, l’iniziativa sembra pensata per sperimentare di fatto Soberana 2 e Abdala sulla popolazione cubana il più velocemente possibile, con l’obiettivo di poter poi vendere i vaccini altrove e incentivare intanto il ritorno del turismo. Molte persone potrebbero arrivare dall’estero con l’idea di unire a una breve vacanza la vaccinazione, evitando le liste di attesa nei loro paesi.

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Cuba ha comunque registrato nelle ultime settimane un aumento significativo dei nuovi casi positivi, quindi la disponibilità di più vaccini potrebbe contribuire a mantenere la situazione sotto controllo. Negli anni il governo cubano ha del resto investito nell’istituzione di centri di ricerca sulle malattie contagiose, favorendo la creazione di nuove aziende di biotecnologie sotto il controllo dello stato. Le società attive nel settore della ricerca medica sono una trentina, senza contare le oltre 60 aziende del settore che danno lavoro a circa 20mila persone.

Soberana 2 e Abdala richiedono da due a tre dosi a seconda dei dosaggi e dei tempi di somministrazione, sui quali si stanno effettuando approfondimenti grazie ai test clinici. All’inizio dell’anno, il governo cubano aveva annunciato insieme a quello iraniano di avere stretto un accordo per effettuare test clinici in Iran, coinvolgendo 55mila volontari. L’accordo prevedeva, tra le altre cose, la condivisione di conoscenze e tecnologie per la produzione delle dosi. Le stime sono ancora parziali, ma secondo i due governi l’accordo potrebbe portare alla produzione di almeno 40 milioni di dosi.

Più in generale nelle scorse settimane il governo cubano aveva annunciato iniziative per fornire i propri vaccini gratuitamente, o al costo di produzione, per i paesi più poveri. Per le economie sviluppate eventualmente interessate al vaccino è invece prevista l’applicazione di una maggiorazione sul prezzo di produzione, in modo da rientrare di parte delle spese.

Il governo cubano ritiene che un successo nello sviluppo e nell’impiego di più vaccini potrebbe dare lustro sul piano internazionale al paese, soprattutto nella cosiddetta “diplomazia dei vaccini”. Non è però chiaro quale capacità produttiva potrebbe raggiungere Cuba, considerate soprattutto le difficoltà nell’ottenere le materie prime necessarie per produrre i vaccini. Le autorità cubane sostengono di potere produrre 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno, e che parte di queste potrebbero essere esportate nei paesi che eventualmente autorizzeranno i vaccini cubani. La stima sembra essere piuttosto ottimistica, anche per le difficoltà logistiche nella distribuzione.

Un rilancio del turismo viene visto dal governo cubano come un’importante opportunità per uscire dalle profonde difficoltà economiche degli ultimi anni, aggravate dalle sanzioni imposte durante la presidenza di Donald Trump. Il nuovo presidente statunitense, Joe Biden, ha fatto intendere che potrebbe esserci un nuovo periodo di distensione dei rapporti con Cuba, come del resto era avvenuto durante l’amministrazione di Barack Obama, di cui Biden era il vicepresidente.

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