Una canzone di Maximilian Hecker

«Seriamente, vogliamo ascoltare un tedesco che canta con vocetta lagnosa e ansimante delle cose che sembrano uscite dagli anni Ottanta con carico sdolcinato di pianoforte e tastiere elettroniche?»

(Olivier Bourgi)
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Solo per Elvis Costello e pochi altri segnalerei l’uscita di un disco così molesto e privo di senso, come questo suo nuovo di versioni in francese del suo già brutto ultimo disco, con dentro Iggy Pop e Isabelle Adjani tra gli altri: su Spotify.
Pezzo strano ma niente male, che gode di ampia copertura anche per il titolo e il tema di masturbazione femminile: Sex is good (but have you tried). Lei si chiama Donna Missal, ha fatto già due dischi, è del New Jersey.
Moby pubblica a fine maggio una raccolta di suoi vecchi pezzi rifatti con un’orchestra e la casa discografica Deutsche Grammophon, di fama imbattibile nella musica classica.

I am falling now
L’unica altra volta che avevamo avuto qualcuno di tedesco, qui, erano stati i Liquido.
Maximilian Hecker, 43 anni e 15 dischi, è una specie di guilty pleasure, una di quelle cose che il tuo cervello ritiene un po’ imbarazzanti, e imbarazzante ammettere che ti piacciano; ma al tuo qualcos’altro piacciono.

Quindi diamo queste quattro righe al cervello (prima di obbedire per una sera alla raccomandazione di Alessandro Baricco di far prevalere il “respiro del mondo” sulla razionalità):
«Seriamente, vogliamo ascoltare un tedesco che canta con vocetta lagnosa e ansimante delle cose che sembrano uscite dagli anni Ottanta con carico sdolcinato di pianoforte e tastiere elettroniche? Una via di mezzo tra Dreams are my reality, gli Alphaville e i Roxette?».

Ok, vero tutto. Eppure quando una cosa così assurdamente melensa la fai nel Duemila, e la fai solo tu, c’è del fegato e c’è qualcosa, e c’è del cuore: che come si sa è scemo, e si beve di tutto. Al cuore non si comanda, ma neanche si perdona. Si abbozza, con sguardo severo.
Guilty pleasure. Maximilian Hecker.


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