La Corte suprema del Brasile ha stabilito che il giudice che condannò l’ex presidente Lula non era imparziale

L'ex presidente brasiliano Lula (AP Photo/Andre Penner)
L'ex presidente brasiliano Lula (AP Photo/Andre Penner)

Martedì la Corte suprema del Brasile ha stabilito che il giudice che condannò l’ex presidente Lula nel 2017 per corruzione non era imparziale. La sentenza potrebbe avere conseguenze rilevanti per il futuro politico di Lula, scrivono i giornali brasiliani, perché rafforza l’ipotesi di una sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2022.

Il giudice che aveva condannato Lula è Sergio Moro; un anno dopo la sentenza, nel 2018, Moro era stato nominato ministro della Giustizia dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro, avversario politico di Lula, e poi nell’aprile 2020 aveva dato le sue dimissioni. Nel 2019 alcune intercettazioni avevano mostrato come Moro avesse cercato di indirizzare i pubblici ministeri a condannare Lula, inviando loro i contatti di un testimone e aiutandoli a cercare prove.

Lula era stato condannato per corruzione, per aver ricevuto un appartamento come tangente in circostanze legate al grande scandalo che negli ultimi anni ha coinvolto Petrobras, la grande azienda petrolifera pubblica del Brasile. Moro era stato il giudice nei processi dell’inchiesta, chiamata “Autolavaggio”, che avevano portato a diverse condanne nei confronti di più persone.

Lula ha 75 anni, è stato presidente del Brasile dal 2003 al 2011 e per molti anni leader del Partito dei lavoratori, il principale partito di sinistra brasiliano. Era entrato in carcere nel 2018 e non si era potuto candidare alle elezioni di quell’anno, in cui secondo molti osservatori avrebbe facilmente vinto contro Bolsonaro. Nel 2019 era poi stato scarcerato in attesa dei ricorsi giudiziari, ma aveva perso i suoi diritti politici, tra cui la possibilità di candidarsi alle presidenziali.

Qualche settimana fa la Corte suprema aveva già annullato le condanne a Lula, sostenendo che il tribunale federale della città di Curitiba, che lo aveva giudicato, non avesse la giurisdizione sul suo e su altri casi. La Corte aveva quindi deciso che i processi dovessero essere ripetuti nel tribunale della capitale Brasilia. La nuova decisione però potrebbe essere ancora più importante: definendo Moro non imparziale, molto probabilmente le prove raccolte nel precedente processo non verranno più considerate valide e la possibilità di tenere un nuovo processo a Brasilia si ridurrà notevolmente.