Secondo la procura di Milano, Uber Eats, Glovo, Deliveroo e Just Eat devono regolarizzare 60mila rider con contratti di collaborazione

(Thiago Prudencio/DAX via ZUMA Wire/Ansa)
(Thiago Prudencio/DAX via ZUMA Wire/Ansa)

Mercoledì la procura di Milano ha detto in una conferenza stampa che Uber Eats, Glovo-Foodinho, Deliveroo e Just Eat – quattro grandi società che si occupano di consegna a domicilio di cibo – devono regolarizzare 60mila rider con contratto di collaborazione, e ha quantificato violazioni in materia di sicurezza sul lavoro per 733 milioni di euro complessivi di ammende nei confronti delle aziende.

Al momento la maggior parte dei rider è legata a queste società da contratti di lavoro autonomo occasionale. Secondo la procura il lavoro dei rider è invece nei fatti equiparabile a quello di un lavoratore dipendente: sono pienamente inseriti nell’organizzazione quotidiana del lavoro e vengono coordinati a distanza. Inoltre, attraverso un ranking collegato alla loro performance, che valuta tra le altre cose la rapidità della consegna e l’accettazione degli ordini, i rider vengono molto penalizzati se non lavorano in alcuni giorni e in alcune fasce orarie, e il loro lavoro risulta quindi più continuativo che indipendente, senza però che abbiano le tutele di un lavoro dipendente.

La procura ha condotto un’indagine per mezzo di un gruppo interforze (Sezione di polizia giudiziaria della Procura, ATS Milano, Polizia Locale, Ispettorato del Lavoro di Milano e INPS) intervistando oltre mille rider, prima a Milano e poi in tutta Italia. Sulla base degli accertamenti, ha detto che per evitare un processo davanti al giudice del lavoro le quattro società dovrebbero riqualificare il rapporto di lavoro con i rider, sostituendo i contratti di collaborazione occasionale almeno con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (quello che viene spesso chiamato co.co.co), che garantirebbe ai rider tutele in materia di sicurezza del lavoro, il diritto a periodi di ferie e di malattia, e il versamento dei contributi.

Per quanto riguarda le violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che derivano dal nuovo inquadramento dei rider, la procura ha quantificato ammende per complessivi 733 milioni di euro, da pagare in caso di ottemperanza alle prescrizioni impartite. Non è affatto detto che le società decidano di adeguarsi: se non lo faranno, la questione andrà a processo, sia per le violazioni penali che per quelle in materia di diritto del lavoro.