Draghi ha presentato il suo governo

Di Maio, Lamorgese e Speranza sono stati riconfermati, all'Economia ci sarà Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo economico

(ANSA/POOL/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/POOL/ALESSANDRO DI MEO)

Venerdì sera Mario Draghi ha sciolto la riserva accettando l’incarico di presidente del Consiglio, e ha presentato la lista dei ministri: agli Esteri è stato riconfermato Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle, all’Interno Luciana Lamorgese, alla Salute Roberto Speranza. Il ministro dell’Economia sarà Daniele Franco, direttore generale della Banca D’Italia, mentre al Lavoro ci sarà Andrea Orlando del Partito Democratico e alla Giustizia la professoressa Marta Cartabia. Il leghista Giancarlo Giorgetti sarà ministro dello Sviluppo economico, mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio sarà Roberto Garofoli, magistrato e già capo Gabinetto del Ministero dell’economia nel governo Renzi.

Ministro degli Esteri: Luigi Di Maio (M5S)
Ministra dell’Interno: Luciana Lamorgese
Ministra della Giustizia: Marta Cartabia
Ministro della Difesa: Lorenzo Guerini (PD)
Ministro dell’Economia e delle finanze: Daniele Franco
Ministro dello Sviluppo economico: Giancarlo Giorgetti (Lega)
Ministro delle Politiche agricole: Stefano Patuanelli (M5S)
Ministro della Transizione ecologica (ex ministero dell’Ambiente): Roberto Cingolani
Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture: Enrico Giovannini
Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali: Andrea Orlando (PD)
Ministro dell’Istruzione: Patrizio Bianchi
Ministra dell’Università e della ricerca: Cristina Messa
Ministro della Cultura: Dario Franceschini (PD)
Ministro della Salute: Roberto Speranza (LeU)
Ministro del Turismo (con portafoglio): Massimo Garavaglia (Lega)

Ministro dei Rapporti con il Parlamento: Federico D’Incà (M5S)
Ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale: Vittorio Colao
Ministro della Pubblica amministrazione: Renato Brunetta (Forza Italia)
Ministra degli Affari regionali: Mariastella Gelmini (Forza Italia)
Ministra del Sud: Mara Carfagna (Forza Italia)
Ministra delle Politiche giovanili: Fabiana Dadone (M5S)
Ministra della Famiglia e Pari Opportunità: Elena Bonetti (Italia Viva)
Ministra per le Disabilità: Erika Stefani (Lega)

Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Roberto Garofoli

I ministri sono 23, di cui 8 donne. Quindici sono politici, otto tecnici. Il M5S esprime quattro ministri (due con portafoglio e due senza, cioè senza una struttura ministeriale alle spalle), il Partito Democratico tre (con portafoglio), Forza Italia tre (senza portafoglio), la Lega tre (due con portafoglio, uno senza), Liberi e Uguali uno (con portafoglio) e Italia Viva uno (senza portafoglio).

È un governo con più politici rispetto alle previsioni, e che ha diversi ministri riconfermati rispetto al secondo governo Conte: sette con lo stesso incarico (Di Maio, Lamorgese, Guerini, Franceschini, Speranza, D’Incà, Bonetti) e due con incarico differente (Patuanelli e Dadone). Altri sette erano già stati ministri (Giovannini, Giorgetti, Orlando, Brunetta, Gelmini, Carfagna, Stefani) mentre uno era stato sottosegretario e vice ministro (Garavaglia).

Tra le altre cose, Draghi ha detto che quello del Turismo sarà un ministero con portafoglio, e che il ministero dell’Ambiente assumerà la denominazione di ministero per la Transizione ecologica «assorbendo le competenze in maniera energetica allo stato attribuite ad altri ministeri» e presiedendo un «comitato interministeriale per il coordinamento delle attività concernenti la transizione ecologica». L’altra novità è che il ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo è stato scorporato, ed entrambi – ora denominati Cultura e Turismo – avranno il portafoglio.

Contrariamente a quanto accade di solito in questi casi, nei giorni scorsi i cronisti politici non avevano avuto praticamente anticipazioni e retroscena sui nomi scelti da Draghi, che li aveva tenuti perlopiù nascosti anche ai leader dei partiti che appoggeranno il governo. Draghi aveva soltanto fatto sapere ufficiosamente che avrebbe interpretato alla lettera l’articolo della Costituzione che regola questa fase, il 92: «il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». La solitamente prolifica produzione dei “totoministri” sui giornali, per questo, era stata particolarmente scarna.