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  • Giovedì 11 febbraio 2021

Prime pagine nere e trasmissioni sospese

La protesta dei media indipendenti polacchi per contestare una proposta di legge che limiterebbe la libertà di stampa nel paese

La prima pagina della Gazeta Wyborcza, il 10 febbraio
La prima pagina della Gazeta Wyborcza, il 10 febbraio

Mercoledì in Polonia molti giornali, siti di news e televisioni private e indipendenti hanno scioperato per 24 ore per protestare contro una proposta di legge del governo che li penalizzerebbe fortemente. La proposta di legge prevede l’introduzione di una nuova tassa sugli introiti pubblicitari dei media privati polacchi – giornali, tv, radio e siti – che invece non colpirebbe i media di stato, molto più compiacenti con il governo. La nuova imposta è stata definita dal governo una tassa di “solidarietà” per aiutare l’economia del paese a risollevarsi dopo i danni causati dalla pandemia e per finanziare la sanità pubblica e il settore della cultura.

Secondo i media che hanno aderito allo sciopero, si tratterebbe però dell’ennesimo attacco alla libertà di stampa e di espressione da parte del governo polacco, guidato dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia (PiS), che da anni cerca di reprimere la libera informazione nel paese.

I media privati che hanno scioperato parlano inoltre di una tassa ingiusta, visto che il settore dell’informazione già da anni è in grosse difficoltà economiche – come anche nel resto del mondo – ed è stato duramente colpito dalla pandemia da coronavirus tanto quanto altri settori che il governo vuole aiutare.

Per questo motivo mercoledì diversi giornali sono usciti in edicola con una prima pagina completamente nera, alcune radio e tv hanno sospeso le trasmissioni e su alcuni siti di news appariva solo una pagina nera. L’edizione cartacea della Gazeta Wyborcza, uno dei giornali più importanti del paese e notoriamente critico nei confronti del governo, aveva una prima pagina tutta nera con la scritta “Media Bez Wyboru” (“Media senza scelta”), mentre sull’homepage del suo sito c’era solo la scritta: «Dovreste poter leggere il contenuto di questa pagina. Se il piano del governo dovesse riuscire, forse un giorno non potrete più per davvero».

Lo stesso hanno fatto il tabloid Fakt, di proprietà tedesca, e la televisione TVN, di proprietà della statunitense Discovery Inc. Chi si è collegato mercoledì al suo canale all news, TVN24, ha potuto vedere solo uno schermo nero con la scritta: «Il vostro programma preferito avrebbe dovuto essere qui».

I rappresentanti di circa 40 media privati hanno scritto una lettera di protesta indirizzata al governo polacco in cui hanno detto che la nuova tassa indebolirebbe diversi media e costringerebbe alcuni a chiudere, limitando di fatto l’informazione dei cittadini. Mercoledì sera circa 200 persone si sono ritrovate davanti alla sede della tv pubblica polacca TVP, a Varsavia, per protestare contro la legge, esponendo cartelli e intonando cori per la libertà di informazione nel paese.

Proteste davanti alla sede della tv pubblica polacca TVP (AP Photo/Czarek Sokolowski)

La legge è ancora in discussione al Parlamento, ma il governo ha una maggioranza tale che dovrebbe passare con facilità. Nei piani del primo ministro Mateusz Morawiecki almeno il 50 per cento dei ricavi ottenuti tassando i media privati andrà a sostenere la sanità pubblica. La tassa servirebbe inoltre a livellare le differenze tra le piccole e le grandi società, in particolare tra quelle nazionali e quelle straniere.

Della questione della libertà di stampa in Polonia si parla da tempo, a causa dello stretto controllo che il governo esercita sui media di stato e in particolare sulla tv nazionale TVP, diventata di fatto un megafono del partito Diritto e Giustizia. Se da un lato infatti il governo cerca di tagliare i fondi ai media privati, dall’altro fa di tutto per sostenere quelli pubblici.

Nel 2016 il governo aveva approvato una contestatissima legge sui mezzi di informazione che prevedeva che fosse il ministero del Tesoro, quindi il governo, a nominare direttamente i dirigenti della tv pubblica e della radio pubblica, che prima erano scelti invece da un organo diverso. Qualche giorno dopo l’approvazione della legge, i dirigenti di alcuni mezzi pubblici di informazione avevano dato le dimissioni, alcune radio avevano sospeso le trasmissioni e mandato in onda ininterrottamente l’inno europeo e l’inno polacco.

Lo scorso anno, inoltre, il governo ha aumentato il budget della tv e delle radio di stato di circa 400 milioni di euro, in vista delle elezioni presidenziali di giugno poi vinte, come previsto, da Andrzej Duda del partito Diritto e Giustizia. Lo scorso dicembre, inoltre, aveva fatto molto discutere la notizia che il gruppo Polska Press, di proprietà tedesca e che gestisce 20 giornali regionali e centinaia di magazine e siti internet, sarà acquistato dalla società petrolifera PKN Orlen, di proprietà dello stato.

La tassa sui media privati è solo l’ultima delle controverse iniziative del governo polacco, che si sta dimostrando sempre più autoritario e lontano dai principi liberali che sono alla base dell’Unione Europea, in cui il paese è entrato nel 2004. Di recente hanno fatto molto discutere una proposta per proteggere chi diffonde notizie false e contenuti discriminatori e la contestata legge sull’aborto che vieta l’interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione del feto.