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  • Venerdì 29 gennaio 2021

Il video delle violenze nel carcere di San Gimignano

La vicenda era nota, ma nuove immagini mostrano un ragazzo tunisino pestato dagli agenti, che ora andranno a processo con l’accusa di tortura

Screenshot del servizio del Tg3
Screenshot del servizio del Tg3

Il 27 gennaio il Tg3 ha mandato in onda un servizio con immagini riprese oltre due anni fa nel carcere di San Gimignano, in provincia di Siena, che testimoniano le pesanti violenze subite da un detenuto di origine tunisina da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Le immagini, rese pubbliche per la prima volta, risalgono all’11 ottobre 2018, e già da più di un anno sono iniziate le indagini nei confronti dei presunti responsabili delle violenze.

Secondo il Tg3 il corridoio del carcere che viene ripreso è quello della sezione di isolamento, non ci sono detenuti fuori dalle celle. Un detenuto tunisino, che secondo la ricostruzione era in carcere per spaccio di lieve entità e furto, viene preso dalla sua cella da alcuni agenti della polizia penitenziaria, viene bruscamente portato fino a un angolo del corridoio e poi pestato mentre è per terra.

Il servizio spiega che il video originale dura circa 3 minuti e mezzo e termina prima che il ragazzo venga portato in un’altra cella dove non è possibile sapere cosa sia successo. Le violenze sono comunque molto evidenti: tre persone in particolare sono sopra il ragazzo mentre è sul pavimento, una di queste ha le mani intorno al suo collo e un’altra, sempre sul collo, gli fa pressione con il ginocchio. In tutto sono oltre 10 gli agenti penitenziari presenti e nessuno fa niente per opporsi a quello che sta succedendo. Quando viene fatto rialzare, si vede che il ragazzo – che secondo molte ricostruzioni soffriva di disagi psichici – è in mutande e non oppone resistenza, ma viene comunque strattonato.

L’associazione Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti e delle garanzie del sistema penitenziario, ha ricostruito la vicenda processuale che è seguita negli anni successivi, costituendosi parte civile nel processo. A seguito delle segnalazioni di altri detenuti, nel 2019 la Procura di Siena aveva aperto un’indagine che riguardava 15 agenti di polizia penitenziaria e le accuse a vario titolo nei loro confronti erano di minacce, lesioni aggravate, falso ideologico e tortura. Quest’ultimo è un reato che era stato introdotto nell’ordinamento italiano nel 2017 e finora non era mai successo che agenti penitenziari andassero a processo con questa accusa.

Il 26 novembre scorso sono stati rinviati a giudizio 5 agenti – un ispettore superiore, due ispettori capo e due assistenti capo coordinatori – e la prima udienza, per il reato di tortura, si terrà il 18 maggio. Il medico del carcere, che era tra gli imputati, aveva scelto il rito abbreviato: è stato condannato a 4 mesi di reclusione con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio, per non aver visitato il ragazzo vittima del pestaggio.