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  • Venerdì 29 gennaio 2021

I dati della settimana sul coronavirus in Italia

I contagi e i decessi sono stati poco meno di quelli dei sette giorni precedenti

Nell’ultima settimana in Italia sono stati registrati 87.286 casi di contagio da coronavirus, il 5 per cento in meno di quelli dei sette giorni precedenti, il dato più basso da fine ottobre.

I decessi legati alla COVID-19 negli ultimi sette giorni sono stati 3.179, il 5 per cento in meno rispetto alla settimana precedente, un dato in linea con l’ultimo mese. I decessi totali registrati ufficialmente sono stati 87.381, cioè almeno una persona su 691 che vivono in Italia è morta per cause legate al coronavirus.

L’Umbria è la regione in cui nell’ultima settimana sono stati registrati più nuovi ingressi nei reparti di terapia intensiva in rapporto alla popolazione: 34 ogni milione di abitanti. Dopo vengono Puglia (27,5), Friuli Venezia Giulia (25,5) e Valle d’Aosta (23,9).

Sono diverse le regioni in cui i reparti di terapia intensiva ospitano più pazienti rispetto a una settimana fa. A parte la Valle d’Aosta, dove sono passati da 2 a 4 raddoppiando, sono cresciuti più sensibilmente in Umbria (+17,4%) e Puglia (+14,6%). Chi ha più malati in rianimazione in rapporto alla popolazione è la provincia di Trento, con 6,3 ogni 100mila abitanti, seguita da Umbria (6,1), provincia di Bolzano (5,6) e Veneto (5,1).

In numeri assoluti è la Lombardia la regione che registra più casi, dopo il crollo dell’ultimo mese dei contagiati scoperti in Veneto. Seguono Emilia-Romagna, Lazio e Sicilia.

L’Umbria è la regione dove i nuovi casi scoperti aumentano più rapidamente, del 33% nell’ultima settimana; in Abruzzo sono aumentati del 18%, in Molise del 17% e in provincia di Bolzano del 14%. La provincia di Bolzano è anche quella con più casi scoperti in rapporto alla popolazione, 629 ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana, più del doppio di quelli scoperti nella seconda regione, il Friuli Venezia Giulia, con 285 ogni 100mila abitanti.

Come già nella settimana precedente, è il Friuli Venezia Giulia la regione che ha registrato più morti in rapporto alla popolazione negli ultimi sette giorni, 13,4 ogni 100mila abitanti, seguita da Veneto (9,1), Emilia Romagna (8) e Liguria (7,5).

Ora che nei dati quotidiani della Protezione Civile sono distinti i tamponi molecolari da quelli rapidi antigenici, che adesso concorrono in certi casi all’individuazione dei casi positivi, il tasso di positività dei tamponi complessivi non dice più molte cose, ed è preferibile distinguere quello dei tamponi molecolari da quelli rapidi. Il primo si è assestato sopra all’8% negli ultimi giorni, il secondo è un po’ in crescita, anche se è disponibile da troppo poco tempo per fare considerazioni.

I dati dell’Umbria sull’incidenza del coronavirus sulla popolazione e sull’andamento rispetto alla settimana scorsa la rendono una delle regioni nella posizione peggiore (in alto a destra) del grafico che aggrega i due indicatori. La provincia di Bolzano, con i suoi 629 casi per 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, è fuori scala ed è molto più a destra nel grafico, seppur con una crescita inferiore a molte altre regioni (14%). La Valle d’Aosta è invece nella posizione migliore, sempre limitatamente a incidenza e andamento dei casi.

La provincia di Bolzano rimane quella con l’incidenza superiore tra la popolazione, con 1.183 casi ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane, seguita dalla provincia di Pordenone (715) e di Udine (657), entrambe in calo rispetto a una settimana fa.

I dati sui tamponi sono sempre su un nuovo standard assai più alto di quello dei mesi scorsi, perché sono ora conteggiati sia quelli molecolari sia quelli antigenici. I soli tamponi molecolari questa settimana sono stati 961.100, quelli antigenici 758.337.

In totale, al momento della pubblicazione di questo articolo, sono state somministrate 1.713.362 dosi di vaccino contro il coronavirus, circa 420mila in più rispetto alla settimana scorsa. Nei sette giorni ancora precedenti ne erano state somministrate 100mila in meno: segno che dopo i rallentamenti nella campagna dovuti ai ritardi nelle consegne da parte della casa farmaceutica Pfizer, la situazione si sta riprendendo. In questi giorni comunque stiamo somministrando quasi esclusivamente seconde dosi, i richiami per chi era già stato vaccinato a inizio gennaio, per via della strategia scelta dalle regioni. La campagna, in questa fase, continua a coinvolgere in larghissima maggioranza il personale sanitario, e in secondo luogo quello amministrativo, degli ospedali.